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Tethered: appesi al filo del futuro (senza nausee)

Spoiler: questo articolo fa parte di una collana dedicata ai giochi della generazione che va morendosi.

L’obiettivo è unicamente presentare i giochi che ho provato a fondo e che mi sono piaciuti in maniera particolare, per svariati motivi. Al gentile pubblico sia noto che non si vuole qui e ora selezionare quelle che ritenga essere, in senso assoluto, le migliori uscite della generazione PS4/XB1 (e Wii U/Switch).

Quanto è bella la realtà virtuale, che fugge tuttavia e pare non riuscire davvero ad attecchire come dovrebbe. Eppure ci provano ancora, per nostra fortuna, con investimenti vagamente degni di nota, se inseriti in un contesto di depressione caustica.

All’arrivo di PlayStation VR mi sono preso alcune settimane per provare, poco per volta, tutto quello che fosse possibile provare. Il primo impatto con la realtà virtuale moderna, qualche anno prima, era stato troppo stordente per non innamorarmene all’istante. Tra i giochi provati e apprezzati, mi fa piacere ricordare Tethered, un’esperienza gestionale che segnalava chiaramente come la VR potesse andare ben al di là di una generale glorificazione della visuale in prima persona.

O meglio, anche Tethered mette il giocatore… nei suoi panni. Anche Tethered illude chi indossa l’headset di Sony, di vedere con i suoi occhi il mondo di gioco, ma per poi concedere interazioni ben differenti da quelle di un tradizionale gioco d’azione in prima persona. Tethered è gestione divina, attraverso un’accezione piuttosto letterale: si è una divinità che osserva un mondo e con le sue lunghe e onnipotenti leve, fa un po’ quello che vuole.

Un sistema di controllo calibrato tanto sul visore, quanto sui PlayStation Move, concedeva un accesso semplice ed efficace a uno schema di gioco mai davvero sorprendente, ma ben concepito, curioso quanto bastava e più elegante del previsto. Lontani dai pericolosi movimenti che potevano rimettere in discussione il panino alla lonza del pranzo, la semi-stabilità di Tethered rendeva il gioco in VR un momento privo di ogni potenziale stress e, invece, apprezzabilmente ingolfato di stupore e tinte color pastello.

Ancora oggi può essere comprato e goduto: se volete saperne di più, qui c’è la mia recensione completa, pubblicata da IGN Italia.

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