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Mario Kart 8: nudi di fronte a

Spoiler: questo articolo fa parte di una collana dedicata ai giochi della generazione che va morendosi.

L’obiettivo è unicamente presentare i giochi che ho provato a fondo e che mi sono piaciuti in maniera particolare, per svariati motivi. Al gentile pubblico sia noto che non si vuole qui e ora selezionare quelle che ritenga essere, in senso assoluto, le migliori uscite della generazione PS4/XB1 (e Wii U/Switch).

Puoi essere un padre di famiglia con un onorevole lavoro impiegatizio o un quindicenne scosso dalle più lancinanti scariche ormonali, un fanatico di videogiochi all’ultimo stadio con una collezione di 8000 “pezzi” o la sua ragazza, ma la verità è solo una: di fronte a Mario Kart siamo tutti con l’anima a nudo. Cominciamo con le migliori intenzioni, quelle di divertirci e sfidarci in composta allegrezza di fronte al televisore, mentre sullo schermo scorrono le sequenze di scelta del personaggio, poi del veicolo, quindi del tracciato di Mario Kart 8. Uno sguardo compiaciuto e rilassato ai compagni di giochi, una mossa gentile ma decisa del fondoschiena per dare la giusta forma al cuscino del divano mentre la telecamera virtuale compie una generosa panoramica sui curvoni del Circuito Mario Kart e il countdown scandito da Lakitu si prepara a dare il via alle ostilità. Cominciamo sempre bene e finiamo sempre nello stesso modo, tutti, nessuno escluso: schiumando rabbia e incapaci d’ingoiare il risultato finale, con l’ennesima classifica sconquassata da quella che è, palesemente, la peggiore delle ingiustizie divine. Non può finire ancora così, non è giusto, ma proprio per nulla. Eravamo primi a due curve dall’arrivo, che diavolo vorrebbe dire “quinti”? Quinti? Ma almeno secondi! Quinti cosa? MA QUINTI COSA? MA NON VI FATE SCHIFO?

Mario Kart 8 è un grande Mario Kart. Decontestualizzato e in senso assoluto, è probabilmente il miglior Mario Kart e, messa a registro la qualità media delle uscite dal 1992 a oggi, è una certificazione (?) che fa rumore. Un gioco talmente riuscito, che Nintendo ha deciso bene di venderlo due volte: la prima, raccattando quel che poteva, con un chioschetto di limonata amara e stantia, in fondo a una strada a bassissima frequentazione… la seconda, con un temporary shop tutto agghindato, nel nuovo centro commerciale in cui vanno tutti. Proprio al centro. E agli azionisti non bastano le uova sbattute per riprendersi.

Mario Kart 8 riassume un po’ tutto ciò che c’è stato di buono nello spin-off per eccellenza e, una volta messo in ghiaccio questo, trova finalmente il coraggio di intervenire in maniera semi-radicale sui tracciati. Le avvisaglie di Mario Kart 7, con i passaggi subacquei o in volo, si tramutano qua nella voglia di stravolgere con più convinzione le regole scritte della serie. Evviva i passaggi a testa in giù, i cacciaviti a gravità incasinata, le strizzate d’occhio a Mute City. Evviva lo sguardo assassino di Luigi. Si poteva fare di più, ma tante volte si è fatto molto di meno e allora, assieme a un assortimento convincente di power up e oggetti, di personaggi ed elementi per personalizzare i kart, di ambientazioni e modalità (nonostante un iniziale fraintendimento sul concetto di Battaglia Palloncini), Mario Kart 8 diventa uno dei miei giochi della generazione.

Il primo paragrafo di questo articolo è ripreso dalla mia recensione di Mario Kart 8 in edizione Wii U, pubblicata in origine su IGN Italia nel 2014.

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