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I’m only happy when it sbrills

C’è una data di avvio ufficiale dei lavori sull’adattamento di Mario + Rabbids: Sparks of Hope, ed è quella del 26 marzo 2021. L’abile squadriglia di Seamonkeys ha quindi avuto a che fare con il secondo crossover idrauliconiglioso per oltre un anno e mezzo. E ancora ce n’è da fare. Un errore di estrema ingenuità che ho fatto pure io, ai tempi di Mario + Rabbids Kingdom Battle, è che potesse nascere già in italiano, considerando che una parte consistente dello sviluppo avveniva proprio dalle nostre parti. Invece è una sciocchezza per un sacco di ottimi motivi… per fortuna. Il fatto che anche Sparks of Hope venga scritto, in ogni sua parte, prima in inglese e poi tradotto in una certa (smodata) quantità di lingue, ci/mi ha concesso di infilare il nome in mezzo a quello dei programmatori, dei game designer, dei musicisti, degli artisti di Ubisoft Milan, Ubisoft Paris e altri studi ancora.

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Giornate Lavoro

In una piscina di paperdollari, Win for Life!

Qualcuno ha un contratto a progetto e dei soldi ogni mese, evviva la vita! No, non sei tu Birbaz, ma vogliamo bene anche a te qui, dai.

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Tutti i numeri del buongiorno

Alba invernale

Il problema di essere viziati è che prima o poi, di solito, finisce. Prendete il sottoscritto: una vita fatta di alzate decenti, ma di una decenza vinta sul campo. Il tempo calcolato per svegliarsi all’ultimo secondo utile e raggiungere la scuola (da fuori Milano fino in zona Stazione Centrale per otto anni) era frutto di prove, errori, tentativi, speranze e infine abilità. Negli anni teoricamente universitari (e mai tali) si è vissuto di notte e dormito fino a mezzogiorno. Mica per le discoteche e le pasticche, ma per collaborare con 715 riviste. E delle tenebre i padroni erano Mirc e Winamp, poi sonno placido dalle 04am in avanti. Infine la vita da assunto: e qui arriva il vizio.
Pur rimanendo nel rispettabile, l’orario era sufficientemente elastico da permettere di impostare la sveglia fino alle 9 e qualcosa, con treno alle nove e mezza. Oppure alle nove e mezza, quando sopravvivevo direttamente a Milano.  Per chiudere, la fase “automunito”: si usciva di casa sempre tra le nove e le nove e mezza. Insomma, mattine tutto sommato rilassanti e nessuna reale alzataccia.
Ma dopo che il Diavolo c’ha messo il coda e il mondo è diventato più brutto, va anche benissimo doversi tirar su alle sei e mezza per raggiungere l’altra parte del mondo. Almeno fino a quando non fai un record difficile da battere. Oggi, sono, arrivato, alle, dieci. In auto.
Particolare da non sottovalutare: alle sette ero alla stazione del treno, ovviamente a piedi.

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Giornate Lavoro

Cento e non più cento

NRU 100 E’ una citazione, quella in apertura. Eventualmente qualcuno ne rivendicherà la paternità, ma per intanto… siamo ufficialmente al centesimo numero di NRU, per gli infedeli sarebbe Nintendo la Rivista Ufficiale. Per le mie e-mail sarebbe la Ringhiata, la Religione, la Raschiata, la Ramazza, la Rampetta e un’altra mezza valanga di parole che cominciano con la erre. Infilavo ‘ste idiozie nelle comunicazioni ai collaboratori, quelle di inizio lavorazione in cui “tu fai questo, se arriva / tu fai quell’altro, se funziona / tu fai quello che quell’altro proprio ha schifo a fare” e via di questo passo.
Santissima polenta quanto mi manca fare una rivista di giochini. E pure farla con tutti gli amichetti, che va bene che i social instant cosi messanger ti tengono più vicino, però non basta. Neanche l’omofobia riesce a tenermi lontano dal pensiero. Comunque si diceva: cento numeri. Qualcosa in meno di cento mesi (novantadue?), a ben vedere una valanga di roba e di tempo. E di giochi e di cose da raccontare e lagrime con la “g” da versare di nuovo. Ma per quello c’è la collana, che magari torna anche presto, forse che si, forse che no.
Però un bacio con la lingua tutta appallottolata a Ughetto e Babich, a Roberto e Davide, al Zanna e al Frarru e a tutti gli altri. Ad Anna ed Elisa no, che non si può dire, altrimenti mi ritrovo con un labrador nero cocainomane di 35 chili nell’appartamento.
Avrei voluto esserci io assieme a tutti quelli lì sopra, per i cento numeri. Se il mondo fosse un posto anche solo lontanamente meno vergognoso. Così invece no, non ci sarei voluto essere e difatti non ci sono. Però, per dirne una, lo speciale all’interno del numero dedicato alla storia della rivista è proprio ben fatto. Gli articoli di Barbichino sono sempre delle termocoperte di amore e il tocco romanazzo di Boba ci piace.
Sarebbe veramente troppo una roba spaziante riuscire a essere sinceramente entusiasti del traguardo raggiunto. Ma invece anche no. Tante cose sono cambiate dal 2002 a oggi. Tipo che prima la Juventus vinceva (il 5 maggio cazzo!) e oggi prende le sveglie. Tipo che prima era l’inizio e ora è già finito tutto da un pezzo. Tipo che sto ascoltando Tracy Chapman e so che non avrei dovuto farlo che è subito malinconia-canaglia-fine-anni ’80-infanzia-felice.
Auguri amici, auguri lettori. Muori SS.

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Chase H.Q.: tangenziale ovest

Burnout Paradise

Viva l’Italia, altro che quel pallume patinato degli Stati Uniti. Altro che la Sunset Boulevard e la freeway. Altro che Los Angeles… Rozzangeles! Come amano chiamarla da queste parti, Rozzano è la cittadella sperduta nel nebuloso nulla che regala, alla sua altezza, uno scorcio di vero T.J. Hooker, con tanti saluti a Poncharello e compagni. Altro che provincia americana, è qua che si corre e si infrange la legge senza paura di capottarsi al volo ed esplodere prima di toccare nuovamente terra.
Perché questa mattina, proprio una manciata di minuti addietro, ho assistito al mio primo inseguimento. Nessuno schermo al plasma, ma il parabrezza della ZaveMobile 2.0 e “My Elastic Eye” dei Chemical Brothers dalle sei casse, mentre una Punto grigia iniziava a destreggiarsi tra il traffico-a-30km-all’ora, inseguita agile da una gazzella. Ovviamente altrettanto agile. Ed è per sua fortuna che quando è entrata dalla corsia di emergenza, tagliandomi la strada da destra, non mi abbia toccato e palpeggiato il nero manto da panterona della 2.0. Ora ne avrebbe due alle calcagna. Ma corri Forrest, corri! Regalaci un sogno lungo come gli anni ’80!

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Putria la nutria? Scegli il nome alla mascotte!

Putria la Nutria

Non sai mai cosa possa riservarti l’anno nuovo. Questo 2010 è già stato ricco di doni di un certo peso, epperò quando ti capita tra capo e collo, senza alcun preavviso, un presente come quello di oggi… be’, ti chiedi propriamente come faccia qualcuno a non credere in divinità superiori. Per esempio: qua nell’ufficio assaghese (?) c’è carenza di mascotte. Quella ufficiale, pgcd, è in malattia semi-perenne e voci di corridoio (corroborate da registri medici) lasciano intendere che ormai sia irrecuperabile. Mai disperare però! Il signore dà, il signore toglie: toglie pgcd e aggiunge un bel blocchino pelosotto morbidosone compreso tra i cinque e i dieci chili. Con due baffi bianco-grigiastri da signore col cappello al parco, un voluminoso culo che è tutto un programma da giovenca e le zampette palmosette fatte del materiale dei sogni. Uomini, donne e felini abituali frequentatori del blog: la mascotte dell’ufficio assaghese è ufficialmente un myocastor coypus! O, come direbbe la casalinga di Voghera, una nutria di dimensioni importanti.

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Paul McCartney: New York ai suoi piedi

Due CD e due DVD per il "ciao" di Macca.
Due CD e due DVD per il "ciao" di Macca.

Premessa: Babich non leggere, grazie.

Se davvero, come ha recentemente minacciato, Paul McCartney abbandonerà il carrozzone rock’n roll che lo ha visto protagonista sui palchi di tutto il mondo per quasi cinquant’anni, allora ha scelto il modo migliore per salutare. Nessun fazzoletto bianco sventolato sommessamente, ma tre serate al Citi Field di New York, di fronte a un totale di 120 mila persone in estasi per il baronetto inglese.
Un evento nel senso più vero del termine, che chiude un cerchio idealmente aperto nel 1965 con il celeberrimo show dei Beatles a inaugurare lo Shea Stadium, dalle cui ceneri è nato proprio il Citi Field, battezzato musicalmente da McCartney tra il 17 e il 21 luglio scorsi. Tre notti che, dal prossimo 17 novembre, sarà possibile rivivere attraverso Good Evening, New York City: musica e immagini in tre differenti edizioni, per accontentare le esigenze di ogni fan, della prima e dell’ultima ora.

(Leggi tutto l’articolo su Kataweb)

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Game Pro: una storia vera #2 [video aggiornato!]

Attenzione! Nuovo video: più qualità, più 16:9, più scritte, più minuti!

Eccole le risposte, ecco quello che Marco Accordi ha detto sabato 3 ottobre a Monza in occasione della manifestazione Video Game History. Lo stesso Accordi ha promesso che quella sarebbe stata l’occasione per scoprire “tutta la verità”. Parole sue naturalmente. Dopo aver cancellato i messaggi che, sul suo blog, lettori di Game Pro (e non solo) gli rivolgevano, ha indirizzato tutti alla “roundtable” brianzola che, da lì a qualche giorno, avrebbe animato l’evento organizzato per ben altri motivi.

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Che cosa ne resta

Old kids on the crollato block
Old kids on the crollato block

Dopo dieci giorni, una non-conferenza, mille e passa commenti, la vicenda e le discussioni scatenate dal post in evidenza (questo, come al solito) sono andate ben al di là di ogni mia più rosea aspettativa. Arriverà la seconda puntata, semplicemente il video della barzelletta di sabato pomeriggio: mi manca solo un cavo e la voglia di farlo. La voglia, già.
Perché di bello c’è che in tanti forum, in tanti altri blog, ovunque nella internet-sfera italiana appassionata di videogiochi, leggo di gente con gli occhi strabuzzati. Non possono credere a quel che hanno “visto” e promettono di non dare più fiducia a certa gente. Bello, bellissimo: neanche in questo speravo. Invece è palese: c’è gente che merita molto più rispetto di “a 35 anni non ho tempo per quelle cazzate su internet”. Chissenefrega comunque.

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