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1 Song a Day: Dashboard (Modest Mouse)

Modest Mouse We Were Dead...

Una canzone al giorno leva il medico di torno. Se è quella sbagliata, nel posto sbagliato, all’orario sbagliato, ti leva di torno pure il contratto a tempo determinato o d’affitto. Un bel chissenefrega è comunque sempre auspicabile. Clicca qui per scoprire le altre canzoni del giorno.

La legge non dovrebbe permettere di parlare di “We Were Dead Before the Ship Even Sank” al di fuori dei mesi primaverili ed estivi. Nella storia recente ci sono pochi dischi che riescano a interpretare meglio la ciondolata in auto sotto a un sole convinto ma benevolo, con il finestrino giù, il gomito fuori e tutto il tamarro dentro. “Dashboard” è la seconda traccia e si apre con un marchio di fabbrica d’antologia, solo che la fabbrica è un’altra, quella dei riff di Johnny Marr. The Smiths, insomma. Però “Dashboard” è tutta bella, a partire da Mr. Marr, passando attraverso l’interpretazione come sempre inequivocabile e affascinante come pochi altri della voce di Isaac Brock. In un continuo crescere, fermarsi, riprendere, sospendersi di nuovo, “Dashboard” fa tutto quello che deve fare una gran bella canzoncina scema e divertita, oltre che divertente. Incluso un passaggio a base di tastiera. Ora manca solo lei, la primavera.

Dashboard

Modest Mouse DashboardDi: Modest Mouse
Durata: 4′:08”
Dal disco: We Were Dead Before the Ship Even Sank
Anno: 2007
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Cose su questo blog: N.D.

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1 Song a Day: Jenny was a friend of mine (The Killers)

The Killers Jenny Was a Friend of Mine

Una canzone al giorno leva il medico di torno. Se è quella sbagliata, nel posto sbagliato, all’orario sbagliato, ti leva di torno pure il contratto a tempo determinato o d’affitto. Un bel chissenefrega è comunque sempre auspicabile. Clicca qui per scoprire le altre canzoni del giorno.

Prendete una canzone dei Killers a caso. No ma potete davvero farlo, tanto son pressoché tutte una… com’è che si dice? Ah sì: una figata spaziale. Ecco, ma se per sbaglio capitate sulla prima, quella con cui si sono formalmente presentati al mondo, ovvero “Jenny was a friend of mine” (pezzo d’apertura del primo album, “Hot Fuss”), magari cascate pure meglio. Perché col senno di poi, soprattutto con quello, è facile capire che tutta quella roba non fosse un’insalata paracula di stili e cliché. Ma amore vero, oltre che amorosissima abilità e indiscutibile faccia da schiaffi. C’è un giro di basso che non lascia spazio a discussioni, la voce ancora non utilizzata con tutto il fascino retrò-scemo di “Day & Age”, ma di cui si intuiscono le potenzialità, il giro di chitarra facilotto e super radio-amico. Soprattutto ci sono delle tastiere atrocemente bellissime. Che lo sai che non dovrebbero piacerti così tanto, invece alla fine sì. E poi lo capisci coi dischi successivi perché ti piacciono: perché non sono tamarre, ma solo un filo kitsch. Ma di quello bello. E con questo chiudo, dicendo che da giorni penso a una bella “Fenomenologia dei Killers“, solo che mi servirebbe una settimana di vacanza per battere sulla tastiera tutta la roba che ho in testa (e non riesco a dirla).

Jenny Was a Friend of Mine

Di: The Killers
Durata: 4′:05”
Dal disco: Hot Fuss
Anno: 2004
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Cose su questo blog: grandi progetti per il futuro

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1 Song a Day: Move Out (Mudhoney)

Every Good Boy Deserves Fudge

Una canzone al giorno leva il medico di torno. Se è quella sbagliata, nel posto sbagliato, all’orario sbagliato, ti leva di torno pure il contratto a tempo determinato o d’affitto. Un bel chissenefrega è comunque sempre auspicabile. Clicca qui per scoprire le altre canzoni del giorno.

Avete mai visto Mark Arm? Se siete della generazione che cercava risposta alle domande sulla vita e sulle femmine nei primi anni ’90, allora lo avete visto. Ha la faccia da idiota, e non è che si muova o tiri fuori espressioni molto più sensate. Può permetterselo però, perché assieme ai suoi amici di banda ha dato alle stampe cose come “Every Good Boy Deserves Fudge”, un album che è un bel pezzo della storia di Seattle che poi sarebbe esplosa a minuti. Ecco, io quel disco mica ce l’avevo, ma ora incredibilmente c’è, offerto dai banconi di una FNAC capace di far riscoccare la scintilla. Che poi il 33 giri è pure arancino-pescato, un bello che neanche sto qui a dirlo. “Move Out” è uno dei pezzi più strapazzosi dell’intero album, per quanto sia dura trovarne uno sul rilassante. Ma non stiamo neanche qui a discuterne, guardatela/sentitevela e tutti a casa, ancora una volta a rimuginare a quel simpatico 1991.

Move Out

Every good boy deserves fudgeDi: Mudhoney
Durata: 3′:32”
Dal disco: Every good Boy Deserves Fudge
Anno: 1991
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Cose su questo bloguna roba sola (svenduta a KW.it)

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1 Song a Day: Just (Radiohead)

radiohead

Una canzone al giorno leva il medico di torno. Se è quella sbagliata, nel posto sbagliato, all’orario sbagliato, ti leva di torno pure il contratto a tempo determinato o d’affitto. Un bel chissenefrega è comunque sempre auspicabile. Clicca qui per scoprire le altre canzoni del giorno.

Che ci volete fare? Alcune scelte sono obbligate, e per quanto “Just” non sia (più) la mia canzone dei Radiohead preferita, di sicuro è quella a cui devo la passione per i tizi di Oxford, a cui lego un tot di ricordi e storielle e che quindi è degna nuova figurante nell’elenco delle canzoni del giorno. Oltretutto, ai tempi in cui i video musicali ancora esistevano, “Just” era tra le canzoni più interessanti da vedere. Oltre che da ascoltare, e vabbé. In quest’ultimo caso semplicemente perché è l’ennesima dimostrazione dell’affiatamente “da band” del gruppo. Un suono preciso e caratteristico, al tempo stesso corale e ricco di amore individuale (dalla bella linea di basso, alle chitarre ululanti). Con gli anni la produzione inizia a risentirne un minimo, oggi come oggi probabilmente il suono sarebbe meno “freddo” e sia Selway (batteria) che Greenwood (chitarra) gigionerebbero di più, anche attorno al blues, come in “15 Step” (“In Rainbows“). Ma va benissimo così.
“Just”, dicevo, è la canzone con cui mi sono messo assieme ai Radiohead. C’era già “Creep” ok, ma “Pablo Honey” non era arrivato a casa. C’era “High & Dry”, sicuro, e difatti “The Bends” aveva ricevuto la benedizione della collezione di CD di mio fratello per quella… ma non era ancora amore vero per il sottoscritto. Fino a che, in un pomeriggio di primo sole primaverile, in un sabato piuttosto placido, mi sono regalato per il compleanno il mio primo modem (un Trust 28.8 pagato uno sproposito). Ero sul tram con un walkman e la cassetta di “The Bends”, e di fronte a Piazza Duca D’Aosta ho capito che volevo sposarli. Con “Just”. Dire che, solo qualche tempo prima (ancora lievemente scosso dal tizio che si era sparato), avevo accusato questi inglesotti di aver palesemente ladrato il riff iniziale a “Smells Like Teen Spirit”. Ah, gli errori di gioventù.

Just

Radiohead - JustDi: Radiohead
Durata: 3′:54”
Dal disco: The Bends
Anno: 1995
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Cose su questo blog: un po’ di faccenderia

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1 Song a Day: Diamond Hoo Ha Man (Supergrass)

Supergrass Diamond Hoo Ha

Una canzone al giorno leva il medico di torno. Se è quella sbagliata, nel posto sbagliato, all’orario sbagliato, ti leva di torno pure il contratto a tempo determinato o d’affitto. Un bel chissenefrega è comunque sempre auspicabile. Clicca qui per scoprire le altre canzoni del giorno.

Se ne sarebbero potute scegliere tante altre dei Supergrass, che dopotutto il gruppo inglese ha sfornato una quintalata di singoli degni di questo termine. E delle posizioni più sugose delle classifiche oltretutto. “Diamond Hoo Ha Man”, però, è quella che è saltata fuori oggi più o meno a caso e quella che dà il titolo al semi-ominimo album. Che apre grazie a un riff prevedibile quanto vuoi, ma che il suo bell’impatto smaliziato ce l’ha tutto. Aggiungere alla ricetta la solita voce da giovincello di Coombes e una batteria che, anche se un po’ nascosta, fa davvero un bel lavoro e il risultato è la canzone del giorno.

Diamond Hoo Ha Man

Supergrass - Diamond Hoo Ha ManDi: Supergrass
Durata: 3′:26”
Dal disco: Diamond Hoo Ha
Anno: 2008
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Cose su questo blog: mo’ iniziamo eh

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1 Song a Day: Debaser (Pixies)

Pixies Doolittle

Una canzone al giorno leva il medico di torno. Se è quella sbagliata, nel posto sbagliato, all’orario sbagliato, ti leva di torno pure il contratto a tempo determinato o d’affitto. Un bel chissenefrega è comunque sempre auspicabile. Clicca qui per scoprire le altre canzoni del giorno.

Sceglietene una a caso da “Doolittle”, tanto vanno tutte bene. “Debaser” è il pezzo di apertura del secondo album dei Pixies, che si è ormai messo alle spalle ventuno anni (era il 1989). Ed è tuttora un classico che vagli a dire a qualcosa: dal giro di basso, dalla chitarra e fino alle voci che si danno il cambio e si incastonano felici. Tra il melodioso e l’urlaticcio, con quella carica di lo-fi così splendidamente organizzata tanto dal gruppo, quanto dalla produzione efficace di Gil Norton. Poi, già che ci siete, prendete anche tutte le altre e riascoltatevelo. Chiudete sintonizzandovi sul perfido Ticketone, per acquistare i biglietti del concerto a Ferrara di giugno, in cui l’intero “Doolittle” sarà protagonista pronto a lanciare amore ad ampie secchiate.

Debaser

Pixies DoolittleDi: Pixies
Durata: 2′:53”
Dal disco: Doolittle
Anno: 1989
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Cose su questo blog: ancora nulla

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1 Song a Day: April come she will (Simon & Garfunkel)

Simon and Garfunkel

Una canzone al giorno leva il medico di torno. Se è quella sbagliata, nel posto sbagliato, all’orario sbagliato, ti leva di torno pure il contratto a tempo determinato o d’affitto. Un bel chissenefrega è comunque sempre auspicabile.

Tutto l’amore della disperazione rassegnata in un minuto e cinquantatre, in quella che non è la canzone più conosciuta del duo scoppiato da secoli (ma che suona ancora assieme, ogni tanto, qua e là). “April come she will” è comunque di un delicato e di un violento che metà ne basta. Posizionata strategicamente tra i toni classicissimi (per loro) di “A most peculiar man” e prima dell’esplosione groovosa di “We’ve got a groovy thing goin'” (che maremma, ascoltatela ieri se non l’avete mai ascoltata), “April come she will” è perfetta per qualsiasi giornata grigia e bigia. Ma con tanto sentimento dentro, dietro e tutto attorno.

April come she will

Di: Simon & Garfunkel
Durata: 1′:53”
Dal disco: Sounds of Silence
Anno: 1966
Guarda e ascolta: cliccando qui
Cose su questo blog: proprio nulla

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1 Song a Day: Widow Wake My Mind (The Smashing Pumpkins)

Widow Wake My Mind

Una canzone al giorno leva il medico di torno. Se è quella sbagliata, nel posto sbagliato, all’orario sbagliato, ti leva di torno pure il contratto a tempo determinato o d’affitto. Un bel chissenefrega è comunque sempre auspicabile.

 Rush and a leak and the song is ours: con dei mezzi da vero internet, quello che “leaka” le canzoni, è discesa sullo snobbissimo pubblico degli appassionati di Smashing Pumpkins la seconda canzone del bestiale-ma-che-tanto-non-finirà-mai “Teargarden by Kaleidyscope”. Come da previsione e annuncio trattasi di “Widow Wake My Mind”, che poi vai a sapere a che diavolo si riferisce. Ma occhio: magari vi interessa lontanamente la cosa ma siete di quelli che proprio ci prende l’itterizia di fronte alle canzoni allegrotte smushi-smushi del pelatone? Allora allontanatevi senza dare le spalle, lentamente. Perché altrimenti sono quattro minuti e mezzo di primavera della gioia divertita, con un bell’intermezzo e per il resto una valanga di saltelli del campo estivo dell’oratorio. Io? Io in mezzo al disco (o almeno a una decina di canzoni) me la godrò di più, per ora mi aiuta a gigioneggiare spavaldo dimenticando l’autobus che non è mai arrivato e i vigili che hanno creato dal nulla mezz’ora di coda. E’ amore anche questo e, secondo quanto appena deciso, è il nuovo pezzo dei Billy Pumpkins (quelli scemottini). A sua volta “A Song for a Son” era il nuovo pezzi degli Smashing Corgan (quelli più seriosi ed epici).
Vai donna nana, metti il tuo link a YouTube.

Widow Wake My Mind

Di: The Smashing Pumpkins
Durata: 4′:27”
Dal disco: Teargarden By Kaleidyscope
Anno: 2010
Guarda e ascolta: sopra!
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1 Song a Day: Hey Bulldog (The Beatles)

The Beatles Hey Bulldog

Una canzone al giorno leva il medico di torno. Se è quella sbagliata, nel posto sbagliato, all’orario sbagliato, ti leva di torno pure il contratto a tempo determinato o d’affitto. Un bel chissenefrega è comunque sempre auspicabile.

Come ti giri, rimbalzi contro un pezzo da sturbo dei Beatles. Vivere nel post-riedizione dell’intera discografia dei Fab Cosi di Liverpool è una splendida tortura. Ed “Hey Bulldog” è una splendida canzone, tra altre seimila alla sua altezza firmate dalla coppia che poi scoppia (Lennon/McCartney, bisognava proprio scriverlo?). Stupida e arrembante, ritmante e tribolante, “Hey Bulldog” ti mette dentro come un certo non so che di frizzantino che non si confa alla pioggia grigia bigia che oggi affusola Milano, ma d’altronde… “Sheepdog, standing in the rain!”.

Hey Bulldog

Di: The Beatles
Durata: 3′:14”
Dal disco: Yellow Submarine
Anno: 1969
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