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Mario Kart 8: nudi di fronte a

Spoiler: questo articolo fa parte di una collana dedicata ai giochi della generazione che va morendosi.

L’obiettivo è unicamente presentare i giochi che ho provato a fondo e che mi sono piaciuti in maniera particolare, per svariati motivi. Al gentile pubblico sia noto che non si vuole qui e ora selezionare quelle che ritenga essere, in senso assoluto, le migliori uscite della generazione PS4/XB1 (e Wii U/Switch).

Puoi essere un padre di famiglia con un onorevole lavoro impiegatizio o un quindicenne scosso dalle più lancinanti scariche ormonali, un fanatico di videogiochi all’ultimo stadio con una collezione di 8000 “pezzi” o la sua ragazza, ma la verità è solo una: di fronte a Mario Kart siamo tutti con l’anima a nudo. Cominciamo con le migliori intenzioni, quelle di divertirci e sfidarci in composta allegrezza di fronte al televisore, mentre sullo schermo scorrono le sequenze di scelta del personaggio, poi del veicolo, quindi del tracciato di Mario Kart 8. Uno sguardo compiaciuto e rilassato ai compagni di giochi, una mossa gentile ma decisa del fondoschiena per dare la giusta forma al cuscino del divano mentre la telecamera virtuale compie una generosa panoramica sui curvoni del Circuito Mario Kart e il countdown scandito da Lakitu si prepara a dare il via alle ostilità. Cominciamo sempre bene e finiamo sempre nello stesso modo, tutti, nessuno escluso: schiumando rabbia e incapaci d’ingoiare il risultato finale, con l’ennesima classifica sconquassata da quella che è, palesemente, la peggiore delle ingiustizie divine. Non può finire ancora così, non è giusto, ma proprio per nulla. Eravamo primi a due curve dall’arrivo, che diavolo vorrebbe dire “quinti”? Quinti? Ma almeno secondi! Quinti cosa? MA QUINTI COSA? MA NON VI FATE SCHIFO?

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