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ATM: powered by AMSA

Ohé, gente, diamoci una bella lavata!
Ohé, gente, diamoci una bella lavata!

La celebre livella di Totò non è più la morte, per quanto chi l’ha sostituita può vantare più di un legame con la simpatica mietitrice: trattasi del tanfo da metropolitana. Ciò che non riuscì a Marx, Che Guevara, Rage Against the Machine e Rifondazione Comunista, è realtà nelle metropolitane milanesi: non esiste differenza alcuna tra classi sociali, tutti sono potenzialmente gli affumicatori letali delle carrozze meneghine.
Il serioso manager brizzolato o la casalinga di successo al pari degli studenti universitari. Ci vorrebbe un bell’esercito di Borghezi, meglio se prima istruiti sulla faccenda. Perché no, egiziani, marocchini e senegalesi non riescono di certo a fare meglio (nel senso di peggio) di chi professa la sua appartenenza ultra-generazionale alla purissima razza tricolore.
E allora la posizione sociale occupata per scelta dalle Legnosissime FiloBionde MangiaUomini o dalle studentesse impegnate a ripercorrere le tappe di Paris Hilton perlomeno porta con sé qualcosa di buono: loro, a differenza di buona parte del resto della popolazione, paiono ancora tenerci alla doccia mattutina.

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Ufficio lamentele ATM

Questo è un post invisibile, passate oltre.
Questo è un post invisibile, passate oltre.

C’è un treno ristorante, da qualche parte nel mondo immaginario di ATM. Azienda Trasporti de’ Milan. Che Milan l’è semper un gran Milan, nonostante Kaka non sia più all’aperitivo sul naviglio delle sette e qualcosa. Comunque c’è, pochi scherzi: all’800.80.81.81 ne sono sicuri, tanto che è la seconda opzione consigliata dal donnino virtuale. Ecco, santi tutti, qualsiasi sia la selezione, il risultato non si fa mai aspettare: linea occupata. A un numero verde.
Esattamondo mondo pizza cowabunga: questo è un messaggio in cui ci si lamenta che “oh-ma-in-Italia-fa-tutto-schifo”. Però a me mi: hanno mangiato la tessera elettronica della metropolitana ormai un mese fa. Una cassa automatica dalla faccia scura e la parlantina scurrile. A Cologno Monzese, naturalmente, quindi nulla di nuovo. L’omino sovra pagato per un lavoro sottoignobile ha deciso che il tesserina andava riportato in Piazza Duomo all’ATM Point. Che, visitato con malcelato scazzo sabato mattina, ha rivelato di non potermi aiutare: “deve rivolgersi all’ufficio là in fondo, quello chiuso, aperto solo negli orari di ufficio durante i giorni feriali”. Il problema degli orari di ufficio è che sono, occhio eh, orari di ufficio. Quelli che faccio anche io.
Sono stato come sempre ingeneroso, mica vero che sono i miei stessi orari: loro chiudono alle 16.30, io stacco alle 18. Tutto torna. Il problema è dove va a finire, una volta tornato. Quindi non so, possibile che si finisca con la solita sparatoria e tutti a dire “sembrava così un bravo ragazzo ex-giovanotto”.
Achievement! Se qualcuno ha dei racconti bellissimi sul mondo ATM (va bene anche Atac dai), li condivida qua. Se succederà, inizierò davvero a credere che qualcuno legga questo blog. Se succederà, magari ci scrivo (CTRL+C / CTRL+V) un libro, faccio i soldi e compro Kutuzov dal Bari.

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Social Network della Madunina

Il messaggio è chiaro: "con ATM si scopa!".
Il messaggio è chiaro: "con ATM si scopa!".

Sono un ragazzo fortunato, perché mi hanno regalato un sogno: incontrare gente a Milano senza dovermi accampare ai Navigli. Dopo un mese e passa di vita pubblica (sui mezzi pubblici) è ora di fare un po’ il resoconto. Ogni giorno vivo appieno nella straordinaria intelaiatura di uno strepitoso social network: attraverso tre portali accetto una valanga di richieste d’amicizia, tranne poi doverle tramutare in minacce di odio sempiterno appena mi ricordo di essere un sociopatico. Ascolto anche un botto di musica, ma purtroppo non pubblico alcun link sulla bacheca considerata la natura “chiusa e iperchiusa” delle cuffie arrivate proprio all’inizio del mese.
E spesso c’è da ridire con chi dovrebbe mantenere in buono stato il servizio, che oltretutto pago, a differenza del finto mondo digitale tutto chiacchiere e distintivo. Andiamo con ordine.

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