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The Fixer + Supersonic (Pearl Jam)
The Fixer + Supersonic (Pearl Jam)

Alle tre di mattina la casella della posta può avere qualcosa da sussurrarti all’orecchio. E non è solo un: “ehi, ohi, ma quelli del servizio Ore Sette ti han già portato il Corriere!”. La bella notizia è l’arrivo del primo singolo di “Backspacer” direttamente dal fan club, in tre settimane e un pezzetto, meglio del solito insomma. La semplice idea che arrivi proprio il giorno dopo la discesa digitale dell’intero disco è ancora più morbidosa. Un 45 giri con il suo bel vinilino bianco latte che chiede solo di essere abbracciato e voluto bene.

Quindi due minuti sull’idea di “The Fixer” come facciata A e di “Supersonic” per la B: di “The Fixer” avevo già scritto epperò, con l’intero album sotto mano e dritto nelle orecchie, le cose cambiano. Quella che è una canzoncina molto ben fatta e caruccetta, se presa a sé stante, nel disegno più generale del disco, trova un differente spazio e un senso più definito. La scelta di “The Fixer” quale singolo apripista non è stupida: è veloce e secca come gli episodi più ruggenti di “Backspacer”, ma si appoggia anche a una certa melodia pop e regala sorrisi e voglia di vivere come si ritrovano nei momenti più rilassati, contenti e solari dell’album. Insomma, rappresenta bene entrambe le anime del nono figlioletto dei Pearl Jam. Supersonic, allo stesso modo, è l’essenza di divertimento surfistico, tappeti anni ’70 e voglia di qualcosa à la Ramones firmata Pearl Jam. Due scelte ottime, indiscutibili. Per il secondo, se esisterà, la mia idea finirebbe attorno a un lato A simil-epico (“Unthought Known” o “Force of Nature”), accompagnato da un rigiro tutto devoto alla dimensione live-in-studio, una a caso tra “Gonna see My Friend” e “Got Some”.

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