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Giornate

Ce n’era una

La triste vicenda di un uccello abbandonato a se stesso.
La triste vicenda di un uccello abbandonato a se stesso.

Dieci secondi fa c’era una zanzara qua, proprio davanti alla tastiera. Non c’è più. Nonostante tutte le psicopompe sul karma, la zanzara va sterminata sul nascere. E se proprio non si stermina sul nascere, almeno sull’atterraggio in zona da sterminio. Il che, comunque, vuol dire che fa caldo. Il che, comunque, vuol dire che non è inverno. E se non è inverno, è probabile che sia primavera; e se è primavera ci sono discrete possibilità che ci sia da qualche parte la Pasqua. La qualche parte, quest’anno, è stata recitata da Camògli, e lì si che faceva caldo. Ma tipo caldo. Tipo al mare. Non per nulla la gente faceva il bagno e io mi lamentavo.

La bellezza di 25 ore di fuga dall’Urbe per ricordarsi che il destino baro e crudele mi ha piazzato in un punto del mondo in cui non posso sopravvivere a teglie di focaccia bisunta e odore di salsedine. Venticinque ore per godermi piacevoli sfottò dei genoani, evidentemente dimentichi delle legnate dell’andata e ciechi di fronte alle turbe da sdoppiamento della psiche dell’arbitro Rocchi. Un bel relax, ma per troppo poco. E ora la tesi della Svampita, l’organizzazione di Jack #2, il recupero delle faccende di GMC che non si affaccendano per nulla, nuove bestemmie su Bubble Bobble Plus, un altro week end e il primo press tour a base di principato (di Montecarlo) e treno (italo monegasco?). Le foto.

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