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La camminata della pace: intervista a Kojima

Hideo Kojima giocherella con un cordone ombelicale.
Hideo Kojima giocherella con un cordone ombelicale.

Intro: Konami ha messo a disposizione del mondo un’intervista fatta da uno schiavetto a caso a Sua Macchinosità Kojima-san. L’ho tradotta altrettanto caso, commentando roba che comunque era chiaramente nel sottotesto (?).

Tizio Caio: scommetto proprio che un sacco di gente si aspettava l’annuncio di Metal Gear Solid 5 all’E3. Invece un par di balle. Quando hai cominciato a lavorare a questo nuovo ed entusiasmante progetto?
Hideo Kojima: in realtà ci penso da un bel po’, fin da quando ero al lavoro su MPO(1). Ai tempi supponevo addirittura di lasciare tutto nelle mani della prossima generazione di “creatori” qui in Kojima Productions. Poi mi son reso conto che la società ha il mio nome, che gli altri sono delle mezze pippe e che tanto avevo già sparato ‘sta cosa del “è l’ultimo, giuro!” sedici volte e non mi avete mai preso per il culo, quindi me ne sono sbattuto altamente e, pur avendolo fatto fare ad altri, ora dico in giro che è roba mia. Alla fine mi danno anche il bonus produzione.
Comunque il gioco è un gioco comparabile per portata e qualità a un ipotetico MGS5. Io ho fatto da supervisore, designer, producer, director, editor, responsabile del catering, sprimacciamento cuscini e ultimazione dida del manuale. Gran figo.

TC: hai sempre sostenuto che il tema portante della saga di MGS è l’avversione per la guerra e verso la corsa all’armamento nucleare. Rimarrà vero anche in occasione di Peace Walker?
HK: assolutamente sì. [Segue spippardone degno di un tema di prima superiore sul mondo crudele che usa i missili e invece bisognerebbe volersi bene, parlare, scambiarsi i sachetti delle Haribo. Evito. ndt]

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