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Wip3out + Surrender

La calda estate del 1999 ripropone due campioni dell’elettronica: The Chemical Brothers e WipEout. E addio scuole superiori.

Ci sono stato a Liverpool, solo una volta e dieci anni dopo, ma ci sono stato. Nelle poche ore libere a disposizione mi sono fatto un giro nella zona pop del porto o qualcosa del genere, dopo essermi fatto offrire un Beatles-tour in formato ultra ridotto dal generoso tassista e aver speso il resto del tempo tra gli uffici della già traballante Bizarre Creations e un hotel in centro.

Nel 2009 Liverpool non ha nulla a che vedere con il parcheggio dell’Auchan di Vimodrone dell’estate del 1999. O forse sì, ma non quella che ho visto io e spero comunque di no, perché di bello, il parcheggio dell’Auchan di Vimodrone, non aveva nulla. Se non la musica gettata addosso dal lettore CD portatile e da Surrender, il disco di quell’estate, che avevo appena comprato. Dal centro commerciale a casa ci sarebbero voluti circa venti minuti, forse mezz’ora e rigorosamente a piedi: mai avuto un motorino e non volevano saperne di concedermi la patente (a quel punto avevo lasciato perdere e ci sarei tornato sopra anni dopo).

Hey Boy, Hey Girl è il primo singolo estratto da Surrender e arriva alla fine di maggio del 1999. Diventerà uno dei brani simbolo della carriera dei Chemical Brothers. L’album diventa uno degli LP simbolo dell’elettronica europea di fine secolo, con oltre un milione di copie vendute nel continente. Tutte le illustrazioni del disco e dei singoli sono curate da Kate Gibb, un lavoro spettacolare.

In quella mezz’ora il caldo estivo mi squaglia la maglietta, ma cammino rimbalzando al ritmo di Music: Response e immagino cosa fare di nuovo, cosa fare di altro, per PlayStation World. Stiamo lavorando al terzo numero e in copertina ci sarà Wip3out: non assegno il pezzo a nessun altro, per la prima volta ho modo di scrivere io di WipEout e non se ne discute. PlayStation World è cosa recentissima e per la prima volta sono io a coordinare l’intero gruppo “redazionale”, a nemmeno tre anni di distanza dal primo articolo pubblicato e pagato su/da una rivista/editore. Non è una cosa da enfant prodige, semplicemente il mercato che è al suo massimo, tanto da ingolfare le edicole con una quantità ridicola e insensata di mensili dedicati a PlayStation (saranno quasi trenta, nel momento di massima gloria e follia). Quindi una chance la si concede non tanto a chi bazzica lo Studio Vit da qualche stagione, ma più che altro a chi aveva messo in piedi una fanzine coi mezzi di fine anni novanta: un sito amatoriale, prima dell’epoca dei blog e dei LiveJournal e via andando.

Wip3out vede ancora Pysgnosis collaborare con Designer Republic per lo studio estetico e stilistico. Il risultato è meno sorprendente rispetto ai capitoli del 1995 e del 1996, ma non meno elegante. Sarà l’ultimo episodio della serie destinato all’originale PlayStation: con l’arrivo di PlayStation 2 nemmeno un anno più tardi, si perderà la perfetta sintonia d’intenti tra il mondo PlayStation e quello di WipEout.

Surrender parte con una copertina maestosa e immaginifica, proseguendo poi con lo strapotere dei Chemical Brothers che, nel 1999, sono divinità pagane dal cui mixer pendono le orecchie e le menti di una generazione. Dig Your Own Hole è stato il disco con cui li ho conosciuti, a partire dal video di Electrobank, ma Surrender è il loro primo album di cui seguo la genesi attraverso le pagine delle riviste, per cui conto le settimane che mancano all’uscita e che, poi, divoro appena possibile. Vive in perfetta sincronia con tutto quello che accade in quell’estate: il diploma, Wip3out e, appunto, PlayStation World che regala indizi sul lavoro che potrei fare per davvero, a prescindere dall’università che sarà (e che invece non sarà). Non ha l’impatto di Dig Your Own Hole, che è poi l’ora scarsa che mi ha fatto scoprire la musica elettronica al di là della dance di merda di Radio Deejay (l’adolescenza è fatta così), ma negli anni si conferma come l’LP dei Chemical Brothers su cui torno più frequentemente.

Anche perché Surrender continua a ricordarmi Wip3out e con il gioco di Psygnosis condivide un valore e una posizione nella storia della famiglia di appartenenza. Sono passati quasi tre anni da WipEout 2097, distante a sua volta solo dodici mesi dal genitore del 1995 (WipEout). Intanto il mondo dei videogiochi si è inchinato di fronte alla serie pop trendy dell’ex Psygnosis, ha fatto una giravolta e ha digerito la lezione. Non è riuscito a mandarla a memoria tanto da produrre risultati altrettanto eclatanti e pochi giochi (nessuno?) potranno dire di essere stati intrisi dello zeitgeist come quei primi due WipEout, ma intanto la cosa non è più una novità.

Il gioco tipografico del “3” piazzato come la “E” maiuscola, tipica della grafia della serie, ma rovesciata, è apprezzato da chi sa apprezzare certe cose. Quindi di sicuro dal sottoscritto e poi da una legione di gente che non vedeva l’ora di abbracciare il leet speech (ecco, io quello anche no).

Wip3out, come Surrender, deve dare conferme, conscio di non poter più sorprendere. Insomma, è la volta dell’età adulta o semi-adulta e se anche l’esito non piazza le due opere alla stessa altezza di chi le ha precedute (ma per Surrender tenderei a pormi dei dubbi), almeno lascia intendere che la mano, dietro, è ancora calda e la mente lucida. Wip3out tenta di trovare uno stile estetico simile a quello dei primi due giochi e in parte, ancora, ci riesce. Tutto quello che c’è dentro dimostra, poi, rigore e umile attenzione da parte di Psygnosis: in quei pochi anni il settore si è definitivamente allontanato e slegato dalle influenze arcade e ha scordato certi limiti. Wip3out non si rivoluziona, ma non scorda nemmeno di inserire tante nuove modalità e di mettere su chili. Ci sono ancora lampi di grande classe: Mega Mall e P-Mar Project sfoggiano un track design di talento puro. Il modello di guida si è fatto più preciso e profondo, perdendo ulteriormente le spigolature e le ruvidezze del 1995. E nella colonna sonora, tra i Propellerheads e gli Orbital, ci sono anche gli stessi Chemical Brothers con Under the Influence, uno spettacolo videolisergico.

Wip3out è stato l’ultimo capitolo della serie per cui abbia stravisto: WipEout Fusion, pochi anni dopo e una PlayStation più in là, falliva nel tentativo del rilancio (pur giocandosi bene qualche carta). Le due uscite su PSP e PS Vita sono di alta caratura, ma la sensazione è che WipEout si sia messo a parlare di WipEout, sia al centro di un vorticoso autocitazionismo, piuttosto che il profeta che interpreta e svela tutti i significati del mondo che ci circonda.

Out of Control è uno dei pezzi più riusciti di Surrender e si issa sulle voci di New Order (Bernard Sumner) e Primal Scream (Bobby Gillespie). Il video è altrettanto riuscito e non solo per Rosario Dawson. Il momento anticapitalista, sparato in mondovisione su MTV, piace sempre.

Surrender è scivolato in Come With Us (2003), altro disco eccellente. Poi, anche ai Chemical Brothers, è toccato il destino di non riuscire più a gestire il faro che illumina la scena, limitandosi a buone cose e a interventi di gran classe attorcigliati ad altri più divertiti e scanzonati, senza però ritrovare l’ambizione e l’importanza dei loro primi dieci anni (qui ci sta tranquillamente un “e grazie al cazzo”).

Here it is, this is what Liverpool makes

Nick Burcombe, Psygnosis (in riferimento all’originale WipEout)

L’estate del 1999 è stato l’inizio di tutto, la fine di molto altro e un secolo che scoppiava via, lasciandomi in un mulinello di promesse e promesse ben riassunte dal caldo e dalla complessia e tempestosa frenesia di Out of Control. Mentre sogno un record sulla pista a gravità zero, in attesa del verde all’incrocio pedonale della Strada Padana Superiore.

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