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In evidenza: Game Pro, una storia vera #1

Game Pro: come ti invento una rivista.
Game Pro: come ti invento una rivista.

Attenzione! Clicca qui per raggiungere la seconda puntata di Game Pro: una storia vera, con il video del Video Game History di Monza.

Game Pro era una rivista di videogiochi edita da Sprea Editori. Qualcuno la definiva l’erede morale di Videogiochi, ma mai termine potrebbe essere meno adeguato, dato che proprio moralmente era la vergogna che qui andremo a svelare. E’ un segreto di Pulcinella, o forse no.
Sta di fatto che Game Pro, negli ultimi mesi di vita, veniva realizzata con circa 3200 Euro di “budget”. Soldi con cui coprire: pagamenti ai collaboratori, pagamenti ai grafici, pagamenti ai coordinatori. Fate i vostri calcoli, capirete bene che con 3200 Euro non si può pagare nemmeno metà di quella gente. Come si fa quindi? Semplice, non si paga chi non si vuole pagare, ovvero i collaboratori, quelli che fanno la stragrande maggioranza del lavoro. E come si fa a non pagarli? Primo: arruolare solo ragazzi alla loro prima vera esperienza nel settore, secondo… Be’, leggete quanto segue: è la descrizione particolareggiata di uno di quei ragazzi. Pubblico (con il suo permesso) l’e-mail di Alessandro Mucchi, ex collaboratore di Idra Editing. Buona lettura…

Game Pro: ha chiuso 27 numeri dopo il necessario.
Game Pro: ha chiuso 27 numeri dopo il necessario.

Partendo da lontano… Quando sono stato reclutato ogni volta che toccavo l’argomento cash questo veniva superato abilmente spostando il discorso solo che io ero piccino picciò e non me ne accorgevo. Me ne sono accorto dopo aver scritto le prime cose visto che nessuno mi diceva quanto sarei stato pagato. Ho chiesto io ed era una cifra ridicola intorno ai 7,50 Euro a facciata di 3000 caratteri (pagati ovviamente a 3 mesi).

Nota di Zave: quando ho cominciato a scrivere di videogiochi era il 1996 e per una pagina (poco meno di 3000 caratteri) venivo pagato 60.000 lire. Circa 30 Euro. Ripeto: era il 1996. Future Media Italy ha pagato 77 Euro lordi a pagina (tranne accordi differenti e/o specificati dalle singole riviste) fino a quando ha potuto. Ovvero fino a quando non è stata svenduta a Sprea Editori. Con “3 mesi” si intende che il pagamento avviene 3 mesi dopo la pubblicazione dell’articolo.

A me andava più o meno bene perché non avevo molto tempo per scrivere e alla fine mi divertivo pure ad andare agli eventi, però mi sembrava strano che mi fosse stato detto di non parlarne mai.

Nota di Zave: ho chiesto a svariati collaboratori o ex-collaboratori di Game Pro quanto venissero pagati, tutti scappavano come se posti di fronte a un commando armato pronto a linciarli. Con una vera e propria politica dell’intortamento e del terrore, si può fare anche questo.

Idra Editing: come far schifo.
Idra Editing: il logo.

Più avanti col tempo ho scoperto che generalmente i collaboratori di Idraediting non sanno neanche quanto prendono le altre persone che collaborano, praticamente Marco crea un clima di mistero che serve a coprire i diversi trattamenti che riserva ai suoi minions. So di gente pagata 200 Euro al mese per uno stage di 8 ore al giorno d’ufficio, ovviamente poi se non resti dopo le 8 ore non credi al progetto e allora manca la fiducia… (occhio che non sono sicuro dei 200 Euro, magari erano 100, magari 300, comunque una cifra che quando mi è stata detta mi ha raggelato pensando alle 8 ore d’ufficio).
Lipsia08: albergo a mezza stella, pasti a carico dei collaboratori. Ha cercato di farci pagare la prima notte in albergo, ma visto che nessuno se lo aspettava ha dovuto pagare lui. Poi quando c’era da divertirsi ha pure offerto, non è che sia stato tutto un disastro.
Ah, ovviamente ogni spesa che ho avuto per i vari eventi esteri non mi è stata rimborsata, dicevano: “è una grande occasione per te, noi ti diamo la possibilità di andare tu ti paghi la roba”.
Ha cercato più volte di farmi scrivere per Wings Of Magic, ma quando mi ha detto “per ora non genera soldi, ma vedrai in futuro!” ho rifiutato. Tutte le partecipazioni alle fiere italiane che ho fatto per Idraediting le ho fatte aggratis, compresa la prima IVDC. A malapena pagava i panini. La frase che mi sentivo ripetere è sempre quella tra virgolette poche righe sopra.
L’ultima fiera che ho fatto è stata la goccia: era una fiera del fumetto a Milano, forse il Cartoomics 09 o qualcosa del genere. C’era lo stand di AIOMI e io sono stato cooptato per starci. Ha cercato di farmi tesserare ad AIOMI, ma quando mi ha chiesto i famosi 10 Euro io gli ho detto che prima di mettermi addirittura a pagare io, avrei voluto vedere dei risultati. Dopo qualche giorno mi chiama una collaboratrice da Milano dicendo che è stata spedita su per curare la rubrica che facevo io e per seguire gli eventi e tutte le robe di Idra, mi dice anche che posso rimanere a lavorare, se mi piace un gioco lo dico e vado a vederlo. Io le rido in faccia, poi sento Marco Accordi che mi dice che da parte mia non sente più l’entusiasmo, che lui ha fatto tanto per me, che sto facendo un errore, che la fiducia è fondamentale… Vabbè, “mi licenzio” e vado a lavorare con gente seria.
Ah, riguardo ad AIOMI: alla succitata fiera del fumetto contava circa 50 iscritti (comunque tutti nomi già visti di amici&parenti&adepti). Durante i tre giorni di fiera ne saranno stati fatti una decina.

Marco Accordi Rickards.
Marco Accordi Rickards

Nulla da aggiungere. Quando, circa un mese fa, mi è stato comunicato che Game Pro avrebbe chiuso, mi si è stampato in faccia un bel sorriso. Perché certa gente merita di essere presa a calci tutto il giorno. Oh, metaforicamente parlando, è ovvio! Forse.

Postilla di un certo peso: due giorni fa ho chiesto a Marco Accordi di spiegarmi personalmente come funzionassero le collaborazioni a Game Pro. Ha preferito trincerarsi dietro roba tipo “non sono un ragazzino” e via andando. Giusto per chiarire.

1.211 risposte su “In evidenza: Game Pro, una storia vera #1”

Ah, del vero giornalismo investigativo. Peccato tu non capisca un granché di musica (ma ne sai, quanto ne sai). Comunque tre hiphiphurra.

A volte preferirei rimanere ignorante. La mia dannata curiosità mi ucciderà. Almeno rassicuratemi su Game Power o mi metto a piangere.

Sticazzi, che livelli di pezzenza questa gente! Ma nelle altre riviste Sprea dedicate ai videogiochi la situazione è migliore, o anche lì è andato tutto a donne di facili costumi?

Sebbene ci sia stato un netto peggioramento dai tempi di Future, la situazione nelle altre riviste di videogiochi di Sprea è migliore.

Con “migliore” intendo che le pagine sono ancora pagate degnamente. Del tipo che ci paghi la bolletta del gas a fine bimestre, cosa che con “la soddisfazione di scrivere per le riviste” non sono ancora riuscito a fare.

Per quanto tempo il gas continuerà a confluire nella mia magione dio solo lo sa. Quello che so io, invece, è che le aste al ribasso e il lavoro regalato producono mostri.

Anzi no, merda.

Oddio, avrei preferito non sapere questa cosa. Cioe’… GamePro non e’ certo la mia rivista preferita – comprai il primo numero, e poi piu’ nulla fino agli utlimi due – ma certi comportamenti sono IMHO ingiustificabili.

E la cosa mi dispiace ancor di piu’ se si pensa che per un certo periodo sono stato abbonato a ben tre riviste Sprea (XMU, la *tua* NRU – nel senso che andato via tu non ho piu’ rinnovato – e Videogiochi) e quindi nutrivo una certa fiducia in quel Gruppo editoriale.

Bah, prima di prendere Edge Italia forse ci pensero’ un paio di volte…

Ne so qualcosa anche io di queste cose….però per fortuna ho annusato la bufala e non ho accettato. Mamma mia che tristezza, ora mi chiedo mi rimborseranno mai l’abbonamento annuale alla rivista???? Ti dicono “ci vuol passione” io dico “ci vuol la faccia di bronzo” !!! Shame on you!

Mi dispiace leggere queste cose soprattutto perché ho sempre provato grande ammirazione per te e per la tua enorme professionalità come redattore storico e il mio sogno personale di appassionata e lettrice di riviste sarebbe un ambiente in cui tutti possano convivere serenamente e senza rancori, che onestamente a me fanno star male. Posto che ti ringrazio sentitamente per i complimenti che mi hai fatto su Games Village (ironici o meno che fossero 😀 ), e posto che non sono proprio all’altezza per inserirmi in una diatriba tra capisaldi del settore, su una cosa non riesco a tacere: l’affermazione che ai collaboratori di Game Pro fosse delegato il grosso del lavoro. Ti posso assicurare, e la mia gastrite è qui a testimoniarlo, che il 99% della rivista era gestito internamente e che spesso sono stata sollecitata dai collaboratori stessi affinché assegnassi loro dei pezzi. Giurin giuretta, che mi caschino gli occhi se non è vero. Poi se questo vada a mio/nostro favore o sfavore non lo so, proprio perché è un dato di fatto.

Tutto qui, in totale sincerità e tranquillità, senza alcuna vena polemica. Ho amato Game Pro e mi piange il cuore a vederla trattare così dopo il dispiacere della chiusura.
Scusate se sono intervenuta. Mi defilo.
Virginia

Ciao Virginia, i miei complimenti erano sinceri.
Ora, però, oltre alla questione basilare sollevata da Gorman, che è imprescindibile, ti vorrei chiedere: quanto vieni pagata? E quanto vengono pagate le altre persone che realizza(va)no Game Pro internamente? Da qualche parte quel poveraccio dell’asino deve pur cadere, se si parte dal borderò citato.
Questo non toglie che pagare 7.50 Euro e intimare di stare zitti sia una bella ammissione di schifo. Cosa peraltro qui confermata da un altro ex collaboratore e da un altro che ho in mail ma non ho ancora pubblicato.

Ciao Virginia. Se partecipi alla discussione penso sarà utile e interessante. Se Mattia dice che i tuoi pezzi sono buoni, sono certo sia vero.

Detto questo, quanto scrivi non toglie minimamente di mezzo alcunché. Restano questi teorici compensi azzerati o quasi per chi svolgeva in ogni caso un lavoro. E i casi sono tre:

1) Alessandro Mucchi non ha mai lavorato per Game Pro.

2) Alessandro Mucchi ha lavorato per Game Pro ed è stato pagato in misura ragionevole. Dovrebbe essere facile verificarlo.

3) Alessandro Mucchi ha lavorato per Game Pro e quanto racconta corrisponde al vero.

Posso solo augurarti di essere inquadrata correttamente e pagata per quello che vali. Perché il mondo che si profila sotto i nostri occhi è un mondo in cui questo è sempre meno scontato, purtroppo.

Caro Andrea,
sono davvero onorata del tuo interessamento, dico sul serio. Guarda, posso solo dirti che se ho sentito il bisogno di venire a difendere il mio/nostro operato in territorio ostile ci sarà un motivo, ed è proprio che resto male a veder tanto fango buttato senza ragione.
Sulla questione che sollevi, io penso e anzi mi risulta che Alessandro sia sempre stato consapevole di tutto quello che comportava il suo incarico e che abbia scelto di conseguenza, ma non entro nel dettaglio proprio perché più di questo non so, odio sparare a caso in ambiti che non conosco e che non sono di mia competenza e la mia paranoia sulla possibilità di sbagliarmi è sempre dietro l’angolo. Preferisco sembrare reticente che buttare lì dati non veri solo “pour parler”.

Per il resto, da n00b della scena mi auguro davvero che il clima in questo settore diventi un po’ più rilassato e proprio a tal fine preferisco evitare di alimentare ulteriormente quest’accanimento, di cui veramente non riesco a comprendere le ragioni e che, scusate se mi permetto, non mi sembra molto costruttivo né che possa portare da chissà quale parte. Ma sarò tarda io ^^
Bye!
Virginia

Non vedo come da esterno potrei conoscere le dinamiche interne a un service col quale mi sono interfacciato per pochi mesi e che peraltro sta anche geograficamente a 600km di distanza da casa mia (neanche da dire che una volta sono passato lì a salutarli, per fare un esempio).

L’unica cosa che posso dire con sicurezza, in quanto basata sulla mia diretta esperienza, è che nei pochi mesi che è durato il rapporto lavorativo mi è sempre stato consegnato un prodotto ben realizzato e puntuale, e che Virginia è una macchina da guerra che chiunque mandi avanti una rivista dovrebbe avere al proprio fianco. 🙂

Di più davvero non ti so dire…

Ottimo, non voglio che qua si metta in piedi una lapidazione. Chiunque ha modo di rispondere e quindi “grazie” a Stefano. Ho chiesto anche a Marco Accordi dettagli in merito a quanto scritto, prima della pubblicazione, ma non è arrivata alcuna risposta e quindi…

Virginia, il problema è semplicissimo. Se quanto menzionato dal collaboratore corrisponde al vero, capirai anche tu che si realizza una condizione banale sul mercato: le riviste possono uscire con quei costi (quasi zero). Gli editori cosa credi che facciano? Dico quelli medi, che ci ritroviamo noi. Gli editori si fregano le mani e pensano che, tutto sommato, si possa fare così ogni rivista.

Figata.

Nel giro di dieci anni si sputtana un settore.

Se io, Paglianti, Mattia, Claudio Tradardi, Silvestri, Carlo Barone, Andrea Babich, Ugo Laviano, Max Rovati, il ToSo, Ualone e tutti gli altri… se noi avessimo cominciato a lavorare in quel modo, cosa sarebbe stato del nostro percorso professionale? Rispondimi tu, che conosci le tue condizioni (io non ne so nulla, ribadisco l’auspicio che siano decorose, anche vista la qualità che ti si riconosce da più parti).

Pensare che uno dei miei sogni bagnati è collaborare per una rivista di videogiochi… se l’ambiente è questo, holy shit!
Bè ma c’era da immaginarselo dopotutto… va così in tutti gli ambiti, l’editoria videoludica non si tira certo indietro.

Sì, ecco, come ha già detto Gorman: non vorrei che passasse l’ida che “è sempre stato così”. Proprio no. Purtroppo vedo che è il risultato a cui molti giungono dopo aver letto queste righe. Non che sia colpa di chi legge, ovvio.

A questo appunto aspetto la seconda parte per farmi un’idea completa della situazione (anche se già con questa prima parte si potrebbero dire molte cose, eh!) e poter scrivere seriamente.
Statemi bene, vado a vedermi District 9… mi aggiornerò domani.

Aggiungo solo un ultimo, doveroso tassello prima di levare le tende definitivamente. Dal numero dei commenti vedo che la discussione è andata avanti nel frattempo, ma risponderò senza leggere nulla e senza quindi sapere se il discorso si sia evoluto né come lo abbia fatto.
L’ultimo messaggio che ho letto prima di staccare di fretta era quello di Zave (grazie ancora per i complimenti, allora) che mi chiedeva lumi sulla mia paga e a cui dico che mi dispiace, ma non mi sembra corretto divulgare dati del genere che sicuramente da qualcuno, chiunque esso sia, verrebbero strumentalizzati.

Ho ragione di credere che nessuno di noi navighi nell’oro, nemmeno Marco, che non ne ha mai fatto mistero e che non capisco assolutamente perché debba essere additato fra le radici di tutti i mali dell’editoria. E so che tutti noi lavoriamo e agiamo nella piena consapevolezza di ciò che questo comporta senza essere costretti da chicchessia e potendo tranquillamente cambiare idea in qualunque momento, senza veleni né rancori di sorta.
Peraltro Marco è il primo a spaccarsi la schiena e a lavorare più di tutti, non è certo quello che mentre gli altri sgobbano se ne sta sdraiato sul lettino sorseggiando limonata mentre uno schiavo gli fa aria. Ma proprio no.

Bye-bye sul serio!
Virginia

Virginia, ti rendi comunque conto che anche quanto scrivi ora può essere strumentalizzato, vero?
Questo perché gli scenari possibili non sono tanti…
Tralasciamo quello più improbabile ovvero quello in cui tu e i collaboratori venite pagati il giusto. In questo caso non ci sarebbe alcunché da strumentalizzare e Mattia non avrebbe scritto questo post.
Quelli che rimangono sono:
– tu predi più del giusto (seee, impossibile!), ma i collaboratori no;
– tu prendi il giusto, ma i collaboratori no;
– tu prendi poco (ma la cosa ti va bene perché il lavoro ti piace), come i collaboratori.
La domanda che ti è stata rivolta non implica dubbi su quanto ha scritto Mattia su chi collabora, ma solo su come sei posizionata tu sullo scacchiere: sei sfruttata anche tu o sei retribuita il giusto?

Ciao
Samuele

Eh boh… capisco Virginia, capisco tu non voglia parlarne… ed è probabile che questo ti faccia in ogni caso onore, almeno sotto un certo punto di vista. È però molto difficile quantificare quel “nessuno di noi navighi nell’oro”, nel momento in cui non abbiamo metri di confronto su cosa tu intenda.

Per intenderci, un collaboratore di PSM potrebbe sostenere “non si naviga nell’oro” ma di fronte allo scenario che emerge qua… sarebbe Paperon De Paperoni!

In bocca al lupo per tutto comunque. Ciao!

Virginia, il fatto è che per quanto difficili siano le condizioni non si può non pagare la gente o darle una miseria. Ti ricordo che noi tutti siamo già in condizioni ridicole: basta un controllo dell’ordine dei giornalisti e tutti ci prendiamo una denuncia (è successo in vnu anni fa, ed è successo più recentemente a playmedia): vogliamo aggiungere anche la beffa di essere pagati una miseria? Il fatto che accordi si spacca il culo non migliora le cose. Ma lui ti ha mai parlato del fantomatico contributo da 800k euro? Tu eri li quando le telecamere di adnkronos hanno spacciato un service per uno sviluppatore di vg? Lo consideri giornalismo? Pape

Caro Mattia,

leggo questa ennesima aggressione a me e alle mie attività e non posso che rattristarmi. Già, rattristarmi. Un nome che ho apprezzato, una firma che ho letto per tanto tempo che mi lancia accuse gravi e mi diffama per un motivo che non riesco a comprendere.

Ti rispondo per cortesia verso i lettori e ti dico che:

– Non parlo pubblicamente di contratti privati tra società perché sarebbe una condotta scorretta e antiprofessionale nei confronti sia di Sprea Editori che di Idra Editing.

– La cifra cui ti riferisci è relativa agli ultimissimi numeri, da noi realizzati in perdita e solo per amore della rivista e dei lettori. Se avessimo dovuto campare con Game Pro, avremmo chiuso. La prova? Nessuno è stato mandato via o tagliato a causa della chiusura di Game Pro.

– Alessandro Mucchi è un collaboratore con cui ci siamo lasciati male e che ora, di conseguenza, nutre dell’astio nei nostri confronti. È normale, ci sono sempre. Io non dirò i fatti suoi né parlerò male di lui, invece: ha 20 anni e gli auguri di fare strada e inserirsi nel settore.
Perché non interpelli gli altri, piuttosto? Perché non parli, che so, con Virginia, che era colei che più di ogni altro seguiva Game Pro? O Vincenzo, Guglielmo, Eliana, Giovanna, Andrea, Stefano… sai, la lista è lunga, ed è tutta composta da persone che mi stimano e mi vogliono bene.

– Mentre tu mi diffami, io sto lavorando all’IVDC. Un evento completamente gratuito che porta oltre 40 relatori a Milano. Grandi nomi dei videogiochi. Il mio lavoro parla per me e vorrei un tuo parere al riguardo. Che ne pensi dell’IVDC? Aggiungo: perché non dedichi le tue energie, visto che sei bravo e competente, a fare qualcosa di buono per il settore e per la cultura dei videogiochi?

– Ti ho chiesto di chiamarmi per un pacato e civile chiarimento. Mi hai coperto di insulti. Mi hai scritto: “Hai rubato abbastanza”. Abbiamo un diverso concetto di civiltà ed educazione.

Ad ogni modo chiudo dicendoti (e l’invito si estende a ogni altro “critico del mio operato”) che sarò a Monza il 3 ottobre per la tavola rotonda della Video Game History. Sarò lieto di avere un contraddittorio con te o chiunque altro davanti a pubblico, registratori e telecamere. Sai, il tempo di scrivere decine di migliaia di caratteri di messaggi su forum e blog io non ce l’ho proprio. Scusami.

Cordiali saluti,
Marco

Vado per punti:
1) Bene, tranquillo che ne ho parlato io.
2) Sto ridendo, sarai contento: hai ottenuto quanto sperato. Ovviamente l’amore di Game Pro si misura in quanto Idra ha pagato i collaboratori o gli stagisti. Suppongo si trattasse di quello.
3) Quindi Alessandro Mucchi ha detto cazzate? E anche Lowfi? E anche un altro che ho in e-mail? Si sono strambamente inventati tutti la stessa versione? No dai, dimmi tu come funzionano le cose. Perché con quella cifra (o anche con quella precedente, vai tranquillo), una rivista non la porti a casa. A meno di non sfruttare giovani ingenui, ovviamente.
4) Basta cagate.
5) Il civile e pacato chiarimento l’ho chiesto per iscritto, verba volant. Hai risposto qualcosa tipo (faccio la parafrasi): “io non sono un ragazzetto come te, non ho tempo per queste cazzate”. Abbi la decenza di stare zitto.

Non hai tempo no, ci credo bene. Con tutta la merda che metti in piedi per portare a casa due euro, neanche io ce l’avrei. Hai mai pensato all’idea di trovarti un lavoro che non preveda sputare cazzate al prossimo per tirar su soldi?
In effetti non capisco dove trovi il tempo per scrivere seicento pagine per PSM ogni due giorni. No, aspetta, forse l’ho capito. Apriamo anche questo capitolo? No dai.

L’uscita (dal mondo) è quella là in fondo, goditela.

P.S.: ma non ti sei chiesto come mai tanta gente ha voglia di spalarti feccia in faccia? Non te la sei proprio fatta ‘sta domanda? No perché è curioso eh!
P.S. #2: Ah, naturalmente hai evitato di smentire che Mucchi, come altri, venisse pagato con delle noccioline scadute praticamente. Difficile negare di fronte alla gente che finalmente s’è rotta le palle e ti ha mandato a scaricare, immagino.

“Sai, il tempo di scrivere decine di migliaia di caratteri di messaggi su forum e blog io non ce l’ho proprio.”

Da quando?

Un bullo che vuole fare a botte non scrive, agisce. Quello che fa male sono ben altre cose. E diverse Mattia te le ha già dette.

Ce ne sarebbero altre, fra cui una in particolar modo: proporsi per realizzare una rivista, giocando sui costi, quando il direttore responsabile della stessa (che come normale ne ha selezionato il team redazionale) è assente per malattia, contribuendo a decretarne la chiusura da parte dell’editore.

Questa fa molto male. 9/6/3. Giocateli al superenalotto, magari vinci novemila euro e rilanci Videogiochi.

Non credo sia fattibile chiedergli di calmarsi, la pazienza non è infinita.
Gente come lui è raro trovarne. La questione farà più male a te se andrai avanti così. Un saluto ai miei amici. Secondo me tu avresti dovuto trovarti in questa situazione con me.
Aggiungo 47/88/22.

Marco, se mostri il progetto costato 800.000 euro ci vengo io. Così racconti davanti alle telecamere come mai cerchi di pubblicare certi IBAN sulla rivista. Alla faccia della deontologia.

Sì, ma che mestizia.
Giurisprudenza sarà arida, ma almeno conservo solo il ricordo della redazione prima delle cavallette, delle rane e delle ulcere sul bestiame.

Ciao, Zave. Sì, ho un quarto di secolo, ma per inerzia pare sia anche il mio ultimo anno da studente. Trattasi di un periodo trash e decadentistico, come puoi ben immaginare.

Non so se ho capito bene tutta la faccenda, ma anni fa anche io collaborai con Sprea Editore per una pubblicazione e venni trattato altrettanto malamente; so per certo che, per la rivista a cui partecipai io, ‘lavoravano’ un fracco di ragazzini pescati sul web, praticamente tutto via email, che più che per i soldi lo facevano per la gloria di scrivere ‘su un giornale’. Risultato: costi zero, ma quando si parlava di soldi – puf – tutto diveniva nebuloso e passava dal campo delle cose tangibili a quello della metafisica trascendentale, tantè non era mai il momento di sganciare. Se interessa la faccenda, la mia mail è valida.
Ciao a tutti.

Scusate, ma tutto questo bordello perche ultimamente la rivista veniva fatta con 3k euro? dicono che era da poco che succedeva… prima con quanto la facevano? magari con quello quadra… metti che era un boato di più!
Comunque in tutti in casi dovremmo smerdare prima l’editore, e poi la redazione… magari erano condizioni imposte, da accettare pena ‘perdita di prodotto amato e che portava gloria’ e blabla…
se continuiamo a prendercela cosi con loro finira che domani cominceremo a aprire tread dedicati ai blog commerciali che danno un euro a post (lungo)! e io non ho tempo perche sono davvero tanti, non so se rendo 🙂
io in lire venivo pagato dodicimila lire a cartella (1800 battute) nel 2001… oggi, molto semplicemente, non trovo nemmeno più nessuno che di quelle cartelle abbia bisogno… e sinceramente 7,50 le accetterei. non è che vi puntino una pistola, eh, gente! 🙂
E infine… alla fine ci vai o non ci vai a Monza a parlarci? dai che si organizza un pullman 🙂

Complimenti. È grazie a gente come te che il mercato va in vacca. È più dignitoso dare via il culo che lavorare per quei 4 miseri spiccioli.

Il mercato editoriale va in vacca perché Internet regna, primo, non perché i soldi sono di meno (E LO SONO) e perche c’è un buco legislativo enorme sulle collaborazioni occasionali, che permette questa merda. La percentuale di ribasso del mercato dovuta a gente che accetta poco la puoi far valere se confronti muratori italiani e rumeni, in campo editoriale è meno che nulla, e vale la prima causa che ho elencato.
Inoltre se permetti lo decide il padrone del culo, cosa è più dignitoso fare con esso. Vi rode che non riuscite a trovare una cartella a più di tot, per colpa di questi maledetti disoccupati che si svendono invece di “dare via il culo” come suggerisce il vostro moralizzatore? Ok, ce l’avete con uno perche pagava poco. Ce l’avete con lui in dieci anche se uno solo di voi era la “vittima”… ma non era kunta kinte, eh! non era in una cantina chiuso, che non poteva muoversi, con le armi puntate… proprio perché prendeva poco (o nulla, non ho capito) poteva staccarsi quando voleva, poteva non accettare, poteva insistere per i suoi diritti… perche nessuno gli da dello stupido? perche nessuno di voi gli sta dicendo che era meglio che desse il culo e che non doveva perderci nemmeno il tempo che ci ha perso? state diventando ridicoli e perdete quel poco di ragione che potreste avere focalizzando il problema. E ancora non ho capito se si va a Monza o no! Anche voi avete problemi a rispondere sulle domande precise, vedo 🙂

HAHAHAHA,davvero, la prossima volta che Gorman o IlToso scriveranno su qualche forum “e non sapete/non si sa/non sappiamo/completamente come sono andate le cose”, beh, chiederò umilmente alla mia curiosità di aver rispetto per la mia ulcera.
E io che pensavo di avere visto lammerda (non l’utente, eh) in Square Enix. Non avevo visto nulla! E’ tutto un grande videogioco, oggi più che mai: un survival horror. Gorman si gira verso la panchina per prendere la bottiglietta ristoratrice e PAM, Pyramid Head gli fa un massaggino con lo spadone.
Zave, ti ringrazio per avermi dato la conferma definitva che, indipendentemente dal settore, se un datore di lavoro usa l’espressione “la passione è fondamentale in questo lavoro” sta cercando di far collidere un obelisco con la tua prostata.
Ah, comunque non sono d’accordo sul fatto che i giovani e giovanissimi che accettano compensi vaporosi e incoraggiano questo andazzo siano esenti da colpe. Questo dovrebbero insegnare in prima elementare: il lavoro retribuito deve essere retribuito. Non troppo, nemmeno tanto, ma almeno dignitosamente. Ma che cazzo di passione è una cosa che ti fa giocare col tempo e con i sogni altrui?

Rispondo a Marco solo per la parte che mi riguarda:

Amico, ma quale astio.
Si parlava col Mattia di rapporti di lavoro ed ho solo detto come stavano le cose in Idra Editing. Non ho mica gonfiato la realtà, sennò qualcuno mi avrebbe prontamente smentito.
Se non vuoi che in giro si dica che fai certe cose.. beh.. non farle sarebbe già il primo passo, credo.

Non è forse vero che siccome non ti ho dato i 10 Euro per AYOMI il mio rapporto con te sarebbe diventato: “se ti piace un gioco ce lo dici e puoi andare a vederlo” dopo che per un anno emmezzo ti ho fatto il PR praticamente aggratisse con la promessa di chissà quali meravigliose opportunità?
Sì, lo so, so’ pirla io, ma te con la storia della fiducia e del rapporto personale ci fai quello che vuoi con un ragazzo che fino a qualche mese prima ti leggeva con ammirazione sulle riviste.
Per fortuna che non sono tutti cosi, dove lavoro adesso prima ancora di ventilare una collaborazione è stato chiarito il lato economico del rapporto, ci vuol poco ad essere onesti.

E pensare che se non fosse per me tu al Video Game History neanche ci andresti dato che la loro e-mail sarebbe ancora nel tuo cestino..

Ah, e non mi piace niente quel “non dirò i fatti suoi”, cos’è, una minaccia? No perché puoi anche dirlo in giro che ero ubriaco fradicio al party di Crytek a Lipsia, ci sono pure le foto sul tuo blog! ^^

Un’ultima cosa: è curioso come nella lista dei tuoi testimoni ci siano solo i tuoi attuali collaboratori. Sai, chi non lavora più con te forse non ha più paura di perdere le “opportunità future” se dice le cose come stanno.

@La Rikkomba

Non esagerare.

Non credo siano da colpevolizzare i ragazzi che scrivono per passione.
Quello che asserisci non è totalmente sbagliato, certo, la cultura del lavoro ormai è svilita da ogni decenza, ma questo settore è molto diverso dalla muratura, eh.

In questo settore la passione è preponderante, non dimentichiamolo. Siamo stati tutti dei brufolosi bambini che scoprivano la posizione della pecorina grazie al tasto L2 con Tomb Raider, e ognuno di noi ha coltivato il sogno di poter scrivere su riviste videoludiche.

No, i ragazzi non sono da colpevolizzare, anche per una questione sociale.

Io stesso ho cercato di “sfondare”, e al massimo sono stato pagato con qualche titolo. Era la passione a muovermi, non i soldi

Ora sarebbe diverso, sicuramente, ma ripeto, non colpevolizziamo troppo i ragazzi, hanno ben poche colpe rispetto ad altri.

@Pape:
Il mercato editoriale va in vacca perché Internet regna, primo, non perché i soldi sono di meno (E LO SONO) e perche c’è un buco legislativo enorme sulle collaborazioni occasionali, che permette questa merda. La percentuale di ribasso del mercato dovuta a gente che accetta poco la puoi far valere se confronti muratori italiani e rumeni, in campo editoriale è meno che nulla, e vale la prima causa che ho elencato.
Inoltre se permetti lo decide il padrone del culo, cosa è più dignitoso fare con esso. Vi rode che non riuscite a trovare una cartella a più di tot, per colpa di questi maledetti disoccupati che si svendono invece di “dare via il culo” come suggerisce il vostro moralizzatore? Ok, ce l’avete con uno perche pagava poco. Ce l’avete con lui in dieci anche se uno solo di voi era la “vittima”… ma non era kunta kinte, eh! non era in una cantina chiuso, che non poteva muoversi, con le armi puntate… proprio perché prendeva poco (o nulla, non ho capito) poteva staccarsi quando voleva, poteva non accettare, poteva insistere per i suoi diritti… perche nessuno gli da dello stupido? perche nessuno di voi gli sta dicendo che era meglio che desse il culo e che non doveva perderci nemmeno il tempo che ci ha perso? state diventando ridicoli e perdete quel poco di ragione che potreste avere focalizzando il problema. E ancora non ho capito se si va a Monza o no! Anche voi avete problemi a rispondere sulle domande precise, vedo 🙂

Non ho capito, prima parli del buco legislativo che permette tutta la merda possibile tramite le collaborazioni occasionali e poi te la prendi con i ragazzini alle prime esperienze che non sono abbastanza sgamati da picchiare i pugni e andarsene subito, ma invece insistono per realizzare uno dei loro sogni e scrivere su una rivista di videogiochi (salvo poi andarsene comunque).
Eh no, se permetti io me la prendo con chi è grande e vaccinato e su ste cose ci marcia.
La domanda di lavoro sfruttata non sarà la causa del mercato in vacca… infatti forse è un sintomo.

Mi pare evidente che il discorso non sia circostanziato, ma generale.
La posizione del giovane lavoratore è per definizione debole, non si possono imputargli colpe per non aver fatto valere chissà cosa ed aver inseguito un sogno.
Che poi, stiamo parlando di una rivista come GamePro e gli unici motivi per non basare la propria proposta editoriale sul lavoro di giovani sottopagati sarebbe… che son cazzi loro?
Politica di qualità.

Più che altro non sarebbe certo la sede adatta, il Video Game History è un gran bell’evento fatto da gente appassionata e competente. Non è proprio il caso di andare lì ad intesirla.

Lammerda, il mondo editoriale va in vacca non perché c’è Internet, ma perché su Internet (e non solo) è pieno di pezzenti che sfruttano la passione per non pagare un cazzo o regalare il gioco al recensore. Ho sentito, su vari forum, gente che invidiava chi prendeva 20 euro per un articolo… 20 EURO PER UN ARTICOLO. Ma nemmeno la Gazzetta della Martesana paga così poco, per la miseria!!!! Ho parlato con colleghi in press tour che mi raccontavano che non gli venivano rimborsate nemmeno le spese: se c’era il PR bene, se non c’era il PR, si dovevano pagare di tasca propria taxi, pranzi, cene e qualsiasi necessità primaria. Per poi prendere 20 euro o poco più a pezzo. Ho anche notizia di siti Internet che, dipendendo interamente dalla pubblicità, chiudono un occhio su certi difetti: cosa succede se poi l’investitore si incazza per una recensione negativa e chiude il rubinetto? Nel mio caso, me ne sono sempre fottuto: le riviste per cui ho lavorato campano di lettori, per fortuna, e quando facevo incazzare un publisher, amen… tanto la pubblicità prima o poi la rimetteva.

Parli di leggi che mancano, ma sono stronzate. Le leggi ci sono, ma nessuno le rispetta. E non a caso, nella ex VNU si sono beccati tutti una denuncia per abuso di professione. è successo anche a PlayMedia… succederà anche ad altri, considerato che nessuno, nell’editoria videoludica, è un giornalista professionista. Ma nonostante tutto, ci sono realtà e realtà: in Future nessuno era giornalista professionista, ma gli stipendi sono sempre stati più che dignitosi, e nemmeno troppo lontani dai tariffari dell’OdG. Che si trattasse di persone assunte o che si trattasse di collaboratori esterni. Che fossero persone che scrivevano da 20 anni o ragazzini alle prime armi con tanta voglia di crescere. Il mercato attuale è desolante, e quello che mi infastidisce di più è che i colpevoli non sono (solamente) dei vecchi editori avidi e taccagni, stile Scrooge: i figli di puttana sono anche persone giovani, che sfruttano il lavoro di ragazzi ancor più giovani di loro. E no, non parlo solo di Metalmark.

Pape

Lammerda: il tuo tentativo di ribaltare la faccenda è davvero deprimente. Alessandro Mucchi era sicuramente un “ragazzino” quando ha cominciato a muovere i primi passi nel settore. Dove per “ragazzino” si intende una persona alle prime armi, che evidentemente non deve contare sulla retribuzione di una rivista per campare. Sfruttarne l’entusiasmo e la voglia di fare personalmente mi provoca un certo disgusto.

@Lammerda:

prima di tutto ciao, non ho afferrato il tuo nome però.
Ho 23 anni e ho collaborato con Idra Editing fino al maggio (o era giugno, boh) di quest’anno.
Come dice Zave quando ho cominciato in Idra avevo alle spalle solo qualche mese in un’altra realtà che certo non mi permetteva di farmi un’idea di come andassero le cose. Io non so chi sei, cosa fai nella vita e quanti anni hai, ma io vedevo il mondo dei videogiochi come qualcosa di fatato ed entrarci è stato incredibile, pensa che ho conosciuto Mattia a Tokyo: Giappone+Capoccia di NRU, mica male la combo.
Credo che se tu leggessi la mia e-mail a Zave ed il mio successivo intervento qui sopra avresti una visione chiara della faccenda. Ho già detto che sono stato pirla, ma cosa pretendere da un pischello pieno di passione? Tengo a sottolineare però che quando mi è stato chiesto addirittura di cacciare il grano per rimanere a collaborare non ci sono stato, quindi ho imparato relativamente in fretta no? ^^

Ora continuo a stare in questo mondo perché ci sono realtà professionali e appassionate ed una di queste mi paga per farlo, vorrei però che il dibattito non diventasse “quanto è un pirla Mucchi” perché quello me lo posso dire anche da solo.

Avevo sentito parlar male (molto male) di Idra, ma non avrei mai immaginato che potesse essere dipinto un quadro tanto fosco.
In questo caso, più di “male” (sempre che le testimonianze raccolte da Mattia siano vere, ma sarebbe da chiedersi perché non dovrebbero esserlo. E, soprattutto, in quali altri modi allora l’Accordi avrebbe potuto far incavolare così tanto alcune persone da spingerle a farle gioire al desiderio di sputtanarlo su internet inventando balle a più non posso) si dovrebbe parlare di “caporalato”, ma anche di “tumore”.
Chi agisce in questo modo, infatti, erode la qualità dal settore, risucchia ogni linfa vitale e si preoccupa unicamente del ritorno economico avuto a fronte del minor investimento. E’ il tumore del settore. Correggetemi se sbaglio.
Certo, anche la FIAT va a costruire in Cina perché là la mano d’opera costa meno e, se non ci fossero leggi che vietano il lavoro minorile, probabilmente resterebbe in Italia e aprirebbe impianti gestiti da bambini sottopagati. Quale imprenditore non lo farebbe? Però, grazie a Dio, le leggi ci sono e scempi simili non sono ammessi. Dunque è palese che chi tenta di portare in edicola una rivista con un budget tanto limitato stia facendo giochi piuttosto sporchi e se non sporchi comunque sospetti (da lì la legittima richiesta di Mattia di saperne di più, ma sul fronte economico ho notato che l’Accordi tiene la bocca cucita), sfruttando la passione dei più giovani, pronti ad ingoiare rospi e molto peggio pur di sfondare.
Magari sarà stato anche detto loro “non ti preoccupare, le gratificazioni arriveranno”, “non ti lamentare, la gavetta l’abbiamo fatta tutti”… e così la presa in giro è bella che completa. No?

@lammerda ma anche un po’ in generale

Non è che però si possa cancellare con un colpo di spugna il fatto che in casi del genere il datore di lavoro abbia comunque il coltello dalla parte del manico eh…

Non è la società che fa le porcate, sono le persone, solo le persone.
Non c’è bisogno di essere Kunta Kinte per essere contrattualmente deboli, basta molto meno. A volte per non sottostare ai ricatti si deve accettare di sacrificare quanto si è costruito in anni e anni di lavoro. Magari non ce la si fa, magari non ce la si può fare per mille motivi.

Sono le persone a scegliere, non una nuvola senziente che si aggira fra di noi invisibile.

E per essere precisi sulla “domanda”, non ho intenzione di legittimare alcuna manifestazione organizzata da chi mi fa del male coscientemente. Di certo non con la mia presenza. Non oggi, non ora. Il giorno che cambio idea ve lo faccio sapere.

E’ questo è “solo” uno degli aspetti marci del mondo videoludico in Italia, questa storia non mi sorprende, semplicemente è una personale conferma di come funzioni il sistema.

Un appunto rapido: rileggendo gli articoli di Mucchi su Game Pro direi che non avrebbe meritato manco un euro. Ci sono ragazzini di 14 anni che scrivono su sitodimerda.tk e gli pisciano sonoramente in testa.

gg

P.S. E non ditemi che a Tokyo ce l’hanno mandato quelli di Game Pro perché allora il mondo è proprio infame.

Ma LOL!

Dubito che questo sia possibile dato che quando collaboravo io gli articoli non erano firmati e quindi nessuno può sapere chi abbia scritto cosa.. certo.. a meno che tu non stia in Idra, e questo darebbe tutto un altro sapore al tuo contributo. PWND!

Al limite puoi aver letto “Made In Italy” che ,essendo stata fondamentalmente una rubrica di comunicati stampa, ha ben poco del giornalistico e ben molto del copiaincolla.

Credo che tutto sia ormai stato detto su quanto sia immorale e meschino questo genere di sfruttamento, da un lato UMANO.

Ma io vorrei anche parlare della qualità del prodotto. No, perchè Game Pro si atteggiava a essere la “crema” dell’editoria videoludica, la rivista al top, quella non tanto destinata al fanboy quanto al pubblico un po’ più scafato, magari anche un po’ con la puzza sotto il naso (vado a intuito pur non avendone mai comprato un numero, visto che veniva spacciata come la versione italiana di Edge).

Ora, come cazzo si fa a pretendere di realizzare un prodotto editoriale del genere, che deve essere impeccabile, scritto in maniera non banale, capace di offrire quel “qualcosa in più”… quando poi ci si affida dei ragazzini alla loro prima esperienza e soggetti a pesante turnover? Voglio dire: io ho cominciato a scrivere come collaboratore per ZETA nel 1996 quando avevo 22 anni, e ho continuato poi dal 1998 per Il mio castello/Future per poi smettere definitivamente nel 2006. Non credo che sia un mistero che i miei primi articoli fossero magari vagamente divertenti, scorrevoli… ma che riletti dopo tutti quegli anni di esperienza facciano in realtà un po’ cagare rispetto al livello di quelli che, grazie all’esperienza maturata, scrivevo negli ultimi anni. Non credo di essere l’unico così: salvo qualche mostruoso talento naturale capace di scrivere come un maestro del giornalismo già alla sua prima esperienza, la bravura e la capacità si possono solo affinare con il tempo (nonostante agli inizi si cerchi di compensare con grandissime dosi di entusiasmo). E quindi, ripeto, come si fa a pretendere di realizzare un prodotto di qualità affidandosi in buona parte a mercenari sottopagati alle prime armi? Per poi rimpiazzarli velocemente con altri similmente inesperti quando i primi, se sono furbi, se ne vanno? La risposta è semplice: non si fa. E le riviste chiudono. E chiudono non solo “perchè non c’è mercato”, “perchè c’è Internet”, “perchè era un prodotto di nicchia”, o per sfighe editoriali (vedi ZETA… ottima rivista ma dalla gestione economica sfortunata). Ma probabilmente anche perchè i lettori non sono scemi.

Meritocrazia:
le qualità di Alessandro Mucchi non sono in discussione. Nel senso che proprio non hanno nulla a che vedere con la questione. Se chi era a capo della faccenda ha considerato sufficientemente valido Alessandro per scrivere sulla rivista, tanto basta. Non ha davvero nulla a che vedere con quanto stiamo discutendo.
El Gugliauser:
Per quanto il discorso sia fondamentalmente corretto, il tuo non aver mai letto nemmeno un numero di Game Pro non ti pone certo nella condizione migliore per discutere della supposta qualità (o mancanza di). Torniamo alla questione principale.

Sarebbe interessante svelare anche le meccaniche che portarono al passaggio Videogiochi > GamePro. Non è stata forse proprio la riduzione dei costi a convincerli?
Verissimo quanto detto dal Gugliauser poi, della rivista ho preso solo il primo numero e m’è sembrata francamente ridicola, nemmeno paragonabile alla dignitosa VG, con testi tradotti diciamo “creativamente” e mischiati / integrati male con “tesi” nostrane, per non parlare dell’impaginazione delle cose create ex-novo o del tono di posta o editoriali.
Il comportamento di Marco mi stupisce ben poco, ho avuto modo di scambiare qualche battuta forumistica con lui e già con quelle è stato capace di farmi capire la sua caratura.

Mi firmo con nome e cognome, anche se nessuno mi conosce per quelli.
Keep up the good work, leggere tutte queste storielle mi mette di buon umore.
Pensavo di essere l’unico che ovunque vada a lavorare ha sempre problemi finanziari, invece anche in realtà “affermate” come quella dell’editoria sembrano -e ripeto sembrano- esserci queste persone meschine. Ah, la crisi..

PS: Meritocrazia, mi sembra di avere già visto il tuo modo di scrivere.. dove? XD

El Gugliauser
(vado a intuito pur non avendone mai comprato un numero, visto che veniva spacciata come la versione italiana di Edge).

Già questo dovrebbe farti desistere nell’ esprimere un giudizio sulla qualità degli scritti.

Perchè se c’è una cosa sicura è che comunque, tra alti e bassi, i ragazzi che hanno scritto su GP sono da premiare. E parlo degli scritti poi firmati, verso la fine quindi.

Capisco il tuo punto di vista, il tuo “presumere” la bassa qualità dalla poca esperienza, ma non è di questo che si parla.

Ma infatti ho messo le mani avanti, per correttezza. Però lasciatemi dire che non ho sentito esattamente commenti entusiasti da chi la leggeva e comprava. Per lo meno non quanti ne sentivo invece per Videogiochi.

La cosa mi lascia davvero deluso, non che non lo sapessi, diciamo che non avevo mai cercato una vera e propria conferma perchè ci ho sempre creduto e sperato in questo mondo. Da molto tempo stavo spingendo per cercare di diventare un collaboratore di varie riviste (tra cui quelle Sprea) ma alla fine non se ne è mai fatto nulla. Quello che posso dire è che i pochi collaboratori che ho avuto modo di conoscere non prendono soldi, o se ne prendono sono cifre ridicole. In passato sono stato “sfruttato” anche io se devo essere sincero (non parlo di Sprea ma di altre realtà), la sfiga è che ero giovane, appassionato, “fesso” se vogliamo trovare un termine preciso. Come gran parte dei giovani ragazzi che tutt’ora perdono del tempo per la gloria. Con questo non voglio dire che loro sono coglioni anzi, agli inizi può anche essere una rampa di lancio per promuovere le proprie capacità, ma quando inizia a diventare una barzelletta forse è il momento di darsi una svegliata. Poi dopo che uno legge certe cose (e non parlo solo di questo post, basta leggersi GV o altri forum/blog per mettersi le mani nei capelli) è normale che gli passa la voglia, ed è un peccato perchè il futuro di questa editoria sono i giovani appassionati (come me del resto) che non hanno l’opportunità di esprimersi (io aggratis ho smesso di esprimermi sinceramente).

Cara Virginia, il suo intervento è stato interesante, educato e carino. Quello che vorrei chiederle, ma so che non risponderà, è perchè una giornalista partecipa ad una montatura video che propone lo spot falso di una realtà che non c’è, il tutto in casa Idra.

La signorina inquadrata accanto a vincenzo lettera nel filmato in home aiomi è proprio la ottima Virginia.
Lei appare mentre si parla di “programmatori al lavoro” pur essendo intenta a lavorare su fogli word (come si confà ad un giornalista) come mostra il video.

Video che si conclude dando l’impressione di essere negli uffici del gruppo BSS mentre si è negli uffici Idra con la Signora Noto che dice di essere Sceneggiatrice di Videogames, e non l’amministratrice di Idra come tutti sappiamo.
Non che la Signora Noto non possa cimentarsi nel farlo, ma da li ad essere usata come “figura testimonial” il passo è più nella direzione della fiction che in quello del giornalismo.

Ora: prendendo un caso così eclatante di frode ai danni degli spettatori, come configura la sua posizione di giornalista?
Cosa ne pensa della strumentalizzazione della sua immagine dato che è un tema, quello della strumentalizzazione, che le sta molto a cuore?

Vede, se il suo sogno (e parlo da lettore) è quello di farsi strada nel giornalismo, il partecipare ad opere di fiction volte ad ingannare proprio i lettori non depone a favore della sua integrità.

Accordi, sa va san dir, si commenta da solo e da un po di tempo molte persone lo stanno aiutando a commentarsi più onestamente cosa che non farà bene alla sua immagine di giornalista (che ormai non esiste più) ma che sicuramente farà bene ai lettori che sapranno quali articoli saltare in base alla firma.

Per quanto riguarda il discorso dello sfruttamento il topic è forse sfuggito fuori focus: il problema non è il periodo di apprendistato di un giovane, ma le promesse future non mantenute e le imposizioni dall’alto pena la defenestrazione.

Un giovane appena formato difficilmente potrà imparare senza esperienza sul campo, e quell’esperienza non può essere remunerata quanto quella di un veterano.
Bene gli start-up in economia ma se dopo x mesi, comunicati in anticipo e con molta chiarezza, nn arriva lo scatto promesso al giovine ecco allora paventarsi la vera frode.
L’aspettativa delusa è l’arma del raggiratore provetto.

Lode a Mucchi per il suo entusiasmo, biasimo per le aspettative deluse dal suo datore di lavoro Accordi che, con il miraggio della passione, ha soltato estirpato fatica dal giovane Mucchi senza poi farlo arrivare alla terra promessa.

AIOMI conta 60 iscritti, io personalmente ho strappato la tessera mesi fa.
10 euro che potevano esser spese in un buon film al cinema.

Spiace molto quando persone che sembravano decenti, come la Petrarca, arrivino cariche di occhioni cerbiattoni gettando un manto di innocenza quando poi si rendono protagoniste di spot pubblicitari pagati al prezzo di un intervista finta ed una marchetta edulcorata.

Il problema dell’Italia non giace in Berlusconi o Franceschini, ma nei 50 milioni di accidiosi che vivono e prosperano sotto il suo fantastico sole mediterraneo.

Belle domande, ma dubito avranno una risposta da chi dovrebbe dare spiegazioni.
La “terra promessa” da Idraediting non ha niente di più della realtà offertami dal mio attuale datore di lavoro, vorrei che non passasse il pensiero che è tutto come negli uffici di Idra/AYOMI/BSS/Eve Interactive/IVDC, esistono situazioni lavorative dove, sì, la passione è fondamentale, ma questa viene valorizzata ed accompagnata dalla professionalità.

Mi è venuto in mente un altro esempio per mostrare la differenza di stile, per far capire come fosse diversa la situazione molti anni fa.

Quando nel 1996 cominciai a collaborare per ZETA, fu perchè quasi come per scherzo scrissi una recensione su un gioco non ancora trattato dalla rivista (“Quest for fame”, il gioco degli Aerosmith). La mandai a Paolo Paglianti, che conoscevo per averlo tormentato al telefono qualche ora sulla serie Ultima (vi ricordate quando al venerdì pomeriggio rispondeva alla linea S.O.S. di K?), e lui mi richiamò per dirmi che l’avrebbero pubblicata e che volevano che continuassi la collaborazione. Non si è parlato di soldi, se non ricordo male, almeno non subito. Fatto sta, e questo mostra che SIGNORI fossero quelli dello Studio Vit, che mi venne addirittura pagato quel mio primo articolo (non ricordo quanto, ma non erano comunque i miseri 7 euro e mezzo di cui sopra, ma ben di più) nonostante io l’avessi inviato alla redazione senza pretendere nulla, senza pensare a un compenso. Quando mi vidi arrivare l’assegno, ero senza parole. Altri tempi, altre persone…

OT Ma per la miseria, Mattia, perché non usi Blogger come tutta la gente normale? Le risposte sono tutte ad albero a seconda di come uno replica, e naturalmente non si capisce un cazzo ^_^

Pape

Il merda non smette di banfare
http://www.democratici-digitali.com/content/prospettive-opportunita-mercato-videoludico-opere-multimediali-interattive-marco-accordi-rickards

Mi piace quando dice: “dare la giusta riconoscibilità all’opera multimediale interattiva (videogioco) come mezzo di espressione artistica del pensiero e prodotto industriale tecnologico d’eccellenza,”

Qualcuno più intelligente di me mi spiega perché si devono usare questi paroloni privi di significato per nascondere il nulla assoluto?

Pape

Pape, però non ti sembra di esagerare negli epiteti?

Altrimenti la questione abbandona i binari della civiltà deragliando verso l’italianità.

Ho letto con attenzione il post e penso che Zave abbia fatto questo attacco a Marco Accordi Rickards per soddisfare un senso di giustizia per un comportamento che secondo lui era scorretto. A questo punto dico anche la mia opinione… (e non sarò influenzato dal fatto che Ravanelli abbia conosciuto di persona sua giocabilità Miyamoto, che col suo tocco lo avrà di certo illuminato e gli avrà indicato la via per la felicità -ovviamente scherzo – )

Premesso che ho acquistato tutti i numeri di Videogiochi e Game Pro e ho ritenuto interessanti entrambe le pubblicazioni, anche se GP nell’ultimo periodo cercava di venire troppo incontro al grande pubblico, ma essendo una rivista commerciale era normale lo facesse. Le riviste di videogiochi sono un appuntamento fisso per chi segue il mercato da anni, e prima dell’avvento di internet erano L’UNICA fonte disponibile per sapere le novità dal mondo ludico.

La chiusura di una rivista videoludica, un sito o anche un semplice blog è sempre una perdita.

Mi dispiace per i ragazzi sfruttati, se si sentono tali, ma penso che per dei ventenni con tanta voglia di fare ed apparire sia comunque una buona occasione, anche senza guadagnarci nulla, ovviamente Game Pro non è un sito amatoriale no profit, e avendo dei guadagni avrebbe dovuto dividerli con i suoi collaboratori, ma sono più che altro loro questioni personali. A me dispiace per la chiusura di una rivista di videogiochi, oltretutto una delle poche multiformato, anche scrivendo su un sito ritengo le riviste di critica videoludica una vera istituzione.

@Alessandro Mucchi

Sì, mi riferivo alla tua rubrica da due soldi. E no, con Idra non c’entro un cazzo e non ci avrò mai un cazzo a che fare, visto che ho già un lavoro fisso e ben pagato lontano da questo schifo. Evita di spammare pwnd alla cazzo, ragazzino.

gg

A parte il fatto che non c’entrano nulla con il merito del topic, questi attacchi sono un ridicolo squallore.

Qualcuno che mi sa dire chi è che ha raccontato la storia dell’IBAN a Eldacar, e quindi a una realtà concorrente, c’è?
Perché secondo me, sotto la merda, c’è dell’altra merda.

È stato paglianti? o silvestri? o altri della redazione?

Caro Sallustio,

prima una precisazione: inserire nello stesso messaggio la parola con la M e il signor Paolo Paglianti non è una buona idea. Soprattutto significa non avere la più pallida idea di ciò che si sta parlando.

Detto questo, ritieni davvero che un’azione tanto piccola e meschina non abbia fatto il giro di *tutte* le redazioni d’Italia? Ma per piacere…

Piccolo intervento da utente finale (che alla fine dovrebbe essere la figura principale) in mezzo a tanta aristocrazia:
Da un lato sono demoralizzato per aver perso una delle poche testate degne di lettura (anche se preferivo la traduzione integrale di Edge), ma dall’altro, e prevale questo sentimento,sono fiero di non devolvere più 6€ ad un personaggio che si è fatto un nome per tutto questo tempo grazie allo sfruttamento di giovani pieni di passione. Mi sarebbe piaciuto leggere i suoi commenti se Sprea l’avesse pagato con la stessa moneta…
Adesso con quale coraggio andrà da questi stessi giovani a pubblicizzare i vari corsi del suo socio Carbone e che credibilità pretenderà di avere?

saluti

p.s. dietro la chiusura di Videogiochi e la nascita di Gamepro a questo punto viene da pensare male (che si fa peccato ma non si sbaglia mai) e mi chiedo se non ci sia il nostro eroe…

Con dispiacere approdo su queste pagine, proprio in questo periodo in cui sono immerso nel pieno del Video Games History.
Mi spiace aver letto da zavettoni che lo definisce “baracconata”, perché per tirare insieme questa “baracca” abbiamo passato, e passiamo, tante ore di serio impegno e passione. Siamo in tanti dietro al progetto, anche se alle volte emerge solo la faccia di alcuni.
Legandomi al nostro evento, ringraziando l’amico Alessandro Mucchi per le belle parole e per il supporto dimostrato lo scorso anno, non posso che spendere le mie parole di supporto (anche se non ne ha bisogno) a Marco.
Io non posso che ringraziarlo per aver sempre aiutato le nostre iniziative, in un reciproco scambio di aiuti, supporto e soprattutto amicizia.
Esulando da quest’ultima, personalmente non posso che dire la mia, a fronte di chi dice la propria verità (che io non posso negare perché non conosco), posso dire la mia di esperienza professionale con Metalmark, confermando che ogni impegno economico e redazionale è sempre stato puntualmente rispettato nel puro spirito di collaborazione.
Mi spiace leggere tanti attacchi ad una persona che stimo e con la quale ho costruito un’importante amicizia. Io ho abbracciato gli impegni svolti come uno dei primi collaboratori di AIOMI e partecipando all’IVDC.
Ovviamente non posso entrare in tutte le dinamiche di cui parlate, facendo altro nella vita e relegando il Videogioco a quella che è probabilmente la mia passione più grande.
Passione che ogni anno mi vede smuovere “soci”, amici, collaboratori, appassionati per tentare di offrire qualcosa di diverso, appunto il VGH.
VGH che proprio grazie a Marco lo scorso anno ha offerto una tavola rotonda eccezionale che ha saputo coinvolgere tantissimi videogiocatori ed appassionati..e che spero quest’anno, grazie ad una imponente kermesse potrà offrire ancor di più!
Speriamo che la “baracca” insomma tiri avanti, anche perché noi la portiamo avanti con tanta passione. Passione che alle volte sembra proprio essere completamente assente in persone che ne dovrebbero avere più di altre.
Concludendo, spero di vedervi tutti al VGH carichi di voglia di divertirsi. Io non vedo l’ora, perché lo organizziamo proprio per questo!
Buona serata e domenica a tutti

Baracconata = la richiesta di partecipare a tavole rotonde davanti a telecamere e microfoni. Di Video Game History non so nulla e non commento.
Per inciso: il tuo intervento è fuori luogo tanto quanto quelli di chi ha attaccato la qualità di Game Pro o degli scritti di Alessandro Mucchi.

Fede, scusa se sei stato tirato in mezzo in questa spassosa arena, ma non sono stato certo io e non è stato neanche Zave. E’ stato chi voleva usare il tuo bell’evento.

Come sai bene io ho fatto quanto potevo per sostenerti e posso dire con malcelato orgoglio di esserci riuscito.

Non so se riuscirò a venire a trovarvi, come ben sai questo periodo di esami per giurisprudenza è delicato, ma in ogni caso ti rinnovo la stima per la fatica che fai e gli investimenti senza secondi fini.
Come dice Mattia (Zave) il punto però è un altro, del quale tu ovviamente non sai nulla e che probabilmente ti avrà lasciato sgomento leggendo queste pagine.

Continuate con il buon lavoro che voi, sì, siete veri appassionati. 🙂

@ andro

Su come siano andate le cose nel passaggio fra Videogiochi e Game Pro… io ho già scritto. E lo riporto qui sotto. Se qualcuno mi vuole smentire può provarci.

“proporsi per realizzare una rivista, giocando sui costi, quando il direttore responsabile della stessa (che come normale ne ha selezionato il team redazionale) è assente per malattia, contribuendo a decretarne la chiusura da parte dell’editore.”

Su questa pagina vedo tante voci appartenenti al “settore” (molte le conosco bene e di persona, altre le ho incrociate in questi anni di lavoro o comunque le conosco di fama) e allora ci metto anche la mia, anche se generalmente se ne sta per i fatti suoi perché preferisce non alimentare polemiche che prendono fuoco benissimo già da sole.

Specifichiamo: non scrivo queste parole per difendere Marco Accordi e non ho nessuna intenzione di lasciarmi coinvolgere dalla (a mio giudizio brutta) diatriba di cui è al centro in questi ultimi tempi. Non conosco i suoi metodi per quanto riguarda la realizzazione di Game Pro e soprattutto il suo modo di trattare i collaboratori, ma mi chiedo una cosa: di che ci stiamo stupendo? Se il budget di Game Pro era quello che viene citato da più parti (3200 euro… o ho letto male?), non credo che il fatto di non pagare i collaboratori sia nato dalle brame di ricchezza di Marco.

Il problema, semmai, coinvolge tutto il settore dell’editoria, e non solo dell’editoria videoludica, anche se qui ovviamente ci stiamo concentrando su di essa. L’editoria è in ginocchio a causa delle crisi economica (congiunturale) e sua propria (strutturale). E’ massacrata dai colpi di Internet che, oltre a fare una concorrenza spietata alla carta, ne mette a nudo anche i tanti mezzucci. I mezzucci… quelli ci sono da sempre e hanno proliferato per un certo numero di anni, vivacchiato per un tot di altri e ora stanno prendendo i cavoli marci in faccia, perché nessuno scampa al passaparola di Facebook & co., e i panni sporchi non è più possibile lavarli in casa, per nessuno.

Così, le riviste perdono di credibilità (non tutte… o sì?), anche perché riuscire a realizzarle in modo credibile con quei due spiccioli di budget assegnati dagli editori è difficile, se non impossibile. Internet, dal canto suo, distrugge ma non costruisce molto, in termini di economia e di lavoro: ditemi un sito che paga 50 euro a cartella (cifre che si possono guadagnare sul cartaceo, anche se non nel settore videogiochi, non più) e mi ci fiondo. Di ragazzi che, legittimamente, sognano la professione giornalistica e sognano di avviarla proprio parlando della loro passione ce ne sono molti… fate 2+2. Quello che è successo in Play Media, del resto, si sa: tabula rasa di un intero corpo redazionale (gente che lavorava da 10 anni, sposata e con il mutuo sulle spalle), benvenuto a tanti ragazzi nuovi (tutti a casa a scrivere sulla propria tastiera… pagati chissà come e chissà quando) e minuetti grotteschi per cercare di non farlo capire al pubblico, che altrimenti perde la “passione”.

Quindi, chi prende il polso all’editoria videoludica italiana? Di chi è la colpa della sua febbre alta? Dei “ragazzini” che scrivono con tanta passione da farlo gratis? Non credo. Del pubblico che non premia la qualità? In parte. Degli editori che in molti casi non sanno investire e rinnovarsi? Sicuramente. Solo, smettiamola di tirarci torte di fango tra di noi, perché, secondo me, non ci facciamo una bella figura.

P.S.: Quando io ho cominciato a scrivere, nel 1999, anche Play Media (all’epoca Play Press) era diversa. Quando il piatto comincia a piangere, fatalmente, tutti mostrano il lato peggiore di loro stessi.

P.P.S.: sono 3300 caratteri spazi inclusi, quanto facciamo a cartella?:D

Non c’è più un singolo editore decente (per quanto mi è dato sapere) che lavori nell’ambito delle riviste dedicate ai videogiochi. Siamo d’accordo.
I soldi chiesti per fare Game Pro li ha chiesti Idra. Se ritieni di non poter pagare decentemente (non degnamente) la gente che ti serve per realizzare quella rivista: 1) non proponi quella cifra (se non per ammazzare ulteriormente il mercato, in modo molto miope), 2) non accetti quella cifra (ma l’hai proposta tu, quindi come fare a non accettarla?). Quindi non scarichiamo le colpe, grazie.
Perché se nessuno propone all’editore di fare una rivista con un budget IRREALE, l’editore non può farla realizzare con quei costi. Punto. Una volta scatenato l’inferno con i tiri al ribasso, troverai sempre altri cialtroni pronti a giocare al tuo gioco, purtroppo.

Io non sono qui per “scaricare” nessuna colpa. Ho solo espresso un ragionamento semplice, che mi pare fili:

il settore è in crisi – le riviste chiudono – c’è un sacco di gente a spasso – la gente deve lavorare e si scanna al ribasso per accaparrarsi una rivista.

Che “soffiarsi” il lavoro tra colleghi non sia una cosa carina siamo d’accordo, per quanto avviene parecchio spesso. Dovresti conoscere la storia recente di Play Media e farti un’idea di quanto io non dica queste cose con leggerezza:)

Detto questo, non credo che gli editori si arricchiscano alle spalle delle riviste fatte con 2 lire di budget, credo piuttosto che le riviste ormai generino così pochi introiti che siamo arrivati a doverle fare con 2 lire, è diverso.

Generano pochi introiti per la crisi, ma anche perché sono state realizzate per anni con un’ottica miope, da editori poco lungimiranti e capaci, troppo radicati in dinamiche vecchie e sorpassate.

Ecco perché deve cambiare l’editoria, ecco perché bisogna svecchiarsi… eccetera eccetera. “Combattere” contro chi si ritiene un losco figuro è sempre una missione nobile, per carità, ma temo che aiuterà poco a risollevare il settore, anche perché, in ultima analisi, di loschi figuri ce ne sono sempre.

Se poi devo essere preso per un troll pro-Marco Accordi perché la penso così… e vabeh, me ne farò una ragione:)

Luca, il problema non sono solo i pagamenti. Leggi bene quanto scritto, qui e da altre parti. Il problema è il metodo: quello di accettare di fare i service per due soldi, pur di portarsi a casa la rivista (ne conosco tanti di service, e tutti i collaboratori li pagano, anche se non tantissimo. Se gli dicono “ti fai la rivista per 4.000 euro semplicemente ridono e fanculano, a meno che sia la rivista dei trucchi che fai da solo in una giornata). Il problema è usare una testata per promuovere le proprie iniziative “no profit”. Il problema è spacciare un service editoriale per uno sviluppatore di VG, banfando cifre surreali sull’occupazione del settore. E se queste cose sono fatte da uno che ha pure il tesserino da giornalista, mi chiedo cosa faccia l’ordine: interviene, come in Playmedia, solo quando qualcuno viene licenziato e denuncia lo stato delle cose? Interviene solo quando fiuta i soldi dell’INPGI, fregandosene di tutti i contenuti dei giornali?

Verissimo che il problema principale sono gli editori. Altrettanto vero che se anche i giornalisti si prestano a certe schifezze le cose non possono che peggiorare.

Pape

@ Pape

Ho letto molto bene, ti garantisco: è mia prerogativa cercare di capire quello che dicono gli altri, prima di rispondere.

Semplicemente, su tutto il “resto” della polemica ho preferito non esprimermi: credevo che fosse chiara la mia intenzione di restarne fuori. Ho preferito concentrarmi sull’unico aspetto che conta davvero a livello generale, per come la vedo io: lo stato dell’editoria. Le altre “storie”, sinceramente, non le ho approfondite e non mi interessano.

Per la precisione, comunque, l’INPGI è arrivata in Play Media prima del patatrack (molto prima). Riguardo a quello che farà l’ordine di questa vicenda, se (e dico se) c’è stata un’infrazione dell’etica professionale lo lascio accertare a chi di dovere, non mi aspetto che 2 post (o 20, o 200) su Internet abbiano necessariamente un seguito. Tutto qui.

Ah, dimenticavo: io di service che hanno accettato di fare riviste a 4000 euro (pure meno) ne conosco. Il massacro sta tutto qui: nel gioco al ribasso. Ma, di nuovo, non è una malattia propria solo dell’editoria videoludica. Quando l’economia crolla, del resto, le conseguenze si dovranno pur vedere, no? E così tanti sciacalli si ritrovano a litigare per la stessa carogna (senza offesa per nessuno: è solo una metafora).

Io, personalmente, aspetto il “reset” del mercato giornalistico. Dopo di quello, magari, si potrà ripartire. Adesso è chiaramente una missione suicida aspettarsi di lavorare serenamente e con soddisfazione in questo settore.

L’INPGI in Play Media? Ah, ma che lungimiranza… e qui a Milano fanno finta di non sapere? Quando sanno benissimo da anni?

Voglio emigrare.

Andrea, quando mai l’OdG è stato lungimirante? Non lo era con Abruzzo, che almeno lui ci credeva, vuoi che lo sia con la Gonzales, zitta zitta nonostante quello che succede nella stampa italiana (e non quella di VG, ma quella che muove i voti)? ^__^

Pape

E cosa bisogna aspettare? Qualche editore illuminato? O bisogna rimboccarsi le maniche, sputare contro chi lavora male e cercare di gratificare chi invece ancora ci crede nel suo mestiere? Perché gli editori sono mediamente dei cialtroni, ma i giornalisti parlano al loro pubblico, e crisi o meno, chi lavora bene semina qualcosa, chi lavora male non fa che rovinare il mercato più di quanto lo rovinino gli attuali editori.

Pape

Aspetto che crolli il “vecchio” modo di fare editoria. Siamo chiaramente alle porte di una rivoluzione, che come tutte le rivoluzioni farà le sue vittime. L’editoria cartacea è un settore vecchio e arretrato, fermo su dinamiche anacronistiche e che si è dimostrato incapace di adeguarsi alla modernità, nella stra-grande maggioranza dei casi. Con la sua “mole”, però, ancora ingombra il campo e impedisce agli altri di crescere, anche se si tratta di un elefante che sta cadendo.

Io aspetto il tonfo, dopo di che il campo sarà sgombro e si potrà ravvivare la crescita in questo malandato settore. Sono profondamente convinto di questo. Fare la “guerra privata” alle persone che si ritengono spiacevoli o nocive, secondo me, non serve a niente.

Attenzione, comunque: non ho detto che non si debba più scrivere di videogiochi. Ho detto solo che aspettarsi di farlo in modo tradizionale, presso un editore dei soliti e con uno stipendio fisso decente è una missione suicida. Per il resto… i progetti non si fermano mai.

Sicuramente deve cambiare il vecchio modo di fare editoria, ma non sono certo che sia l’ingombrante carta a generare i casini. Credo che sia la mentalità il problema vero, e se la mentalità degli editori “tradizionali” è arretrata, non credo che quanto fatto fino a ora in Rete (in Italia come nel resto del mondo) sia la via giusta.
E sinceramente, non vedo perché chi fa il giornalista non debba ambire a uno stipendio fisso e decente, che scriva su carta oppure online.

Pape

Il problema Luca e’ che non hai letto o compreso quanto scrive Gorman.

Te la metto papale:

E’ vero che i soldi con cui si faceva Gamepro erano pochi, ma perche’?

Perche’ con la cessione di Future M Italy a Sprea, mentre lo stesso Gorman era in malattia cosa combina il buon Marco Accordi?

Propone a Sprea un’offerta bassissima con la quale realizzare “videogiochi” che diviene gamepro.

E con quella cifra non era possibile pagare una redazione per ironia “pro” o cmnq decentemente i propri collaboratori.

Risultato: Gorman e Marcello il sanguinario a casa, mentre Marco Accordi R. si accaparra la rivista grazie all’offerta al super ribasso.

Ma per onorare l’impegno da busker preso con Sprea NON potra’ sostenere una redazione e pagare la maggior parte dei propri collaboratori.

Spero ora le dinamiche siano chiare 😉

Ti ringrazio, ma non c’era nessun problema: ho letto quello che hanno scritto tutti (mi sembrava di averlo già detto), e non avevo bisogno di spiegazioni, perché questa ricostruzione la conoscevo già da tempo:)

Ad ogni modo, oggi come oggi quasi tutte le riviste (e dico “quasi” perché non ho la certezza assoluta a riguardo) si fanno con molti pochi soldi, e difficilmente la colpa è solo di chi offre poco. Le riviste si fanno con pochi soldi perché generano pochi introiti e gli editori sono poco motivati/impossibilitati a investire.

Per quanto riguarda il resto, come ho già detto, non intendo farmi coinvolgere dalla polemica. Volevo solo lasciare una testimonianza. Chiudo qui e grazie a tutti:)

Non lo so, alcune cose non mi convincono

Secondo me il problema è che nessuno, eccetto il buon Alberto, ha centrato il nocciolo della questione che molti hanno cercato di sottolineare

Un semplice pattern comportamentale applicato A TUTTO: rivista, business vari, eventi…tutto

Il pattern è questo: non sono -> dico minchiata -> sono -> faccio

Spesso strumentalizzando situazioni/cose/persone (vedi Game Pro, vedi Confindustria)

Questo è drammatico.

Per il resto: non trovo impossibile fare una rivista con 4k

La storia di GP è semplice. Il prezzo è sceso a 3200 Euro (credo) perchè noi siamo andati da Sprea “offrendo” una delle nostre società come service a 3500 per la suddetta rivista

Il calcolo, è stato presto fatto: la società non guadagnava una lira, tre persone si portavano a casa 1200 Euro + IVA a testa (escludendo un grafico interno alla stessa cifra e i 100 euro di buco in più messi su pure quelli)

La rivista sarebbe stata tradotta, io avrei messo la firma aggratise, tutti contenti. Pur di togliere quell’arma strumentale a chi si faceva solo i propri cazzi, abbiamo pure offerto gli invenduti sul nostro network, ma gli stipendi venivano decenti come vedete

Certo se di quei 3500, 3000 li mettevamo in tasca e facevamo lavorare 30 stagisti (che non abbiamo) per la gloria, il discorso era diverso. E valevano tutte le (giuste) osservazioni di cui sopra

E non ditemi che 1200 euro per 40 pagine di circa di traduzioni, senza vincoli di orario e presenza, sono poche. Io a 1000 e scarsi euro in play press (1300 dopo 5 anni) facevo una rivista da solo, XBM, e avanzavo il tempo di scrivere pure su GR per il piacere di farlo

E poi Luca, Play Press era diversa, ma i collaboratori esterni sempre 8 euro a pagina prendevano

Nel 1999 c’erano le lire, e si parlava di traduzioni:) Io prendevo 12.500 lire a pagina, ne facevo anche 10 al giorno… fai te i conti. Il paradiso, in confronto a oggi.

Aggiungiamoci, per giustizia di cronaca, che ero un emerito mr nessuno (come ancora oggi, del resto).

Ma possibile che quando ho iniziato, nel 95, un signor nessuno di 19 anni come ero io allora si portasse a casa le sue 50.000 a pagina? E mica lavoravo per un grosso editore… anzi… eravamo una piccola rivista, che era anche la meno pagata del (ripeto PICCOLO) gruppo editoriale.

Pape

Albe’, nel ’95 se volevi leggere di videogiochi non c’era internet. Compravi per forza la carta. C’erano sicuramente più soldi, a prescindere dalla crisi di ora

A me questo pare abbastanza chiaro ma all’epoca PSX NOVANTA riviste in edicola parlavano abbastanza chiaro no?

50.000 a pagina (lordi, in ritenuta d’acconto). Che fosse ex novo o traduzione.
Ora, non dico di pretendere chissà cosa dagli editori, però anche chi lavora dovrebbe farsi un’idea di quanto gli spetta PER LEGGE e aggiustarsi di conseguenza. Accettare qualcosina in meno ci può stare, soprattutto in periodi di crisi, farsi sfruttare proprio non va bene. Perché, ribadisco, oltre a essere pagati una miseria, si manda pure in vacca il settore intero.

Il tariffario ufficiale è questo http://www.odg.it/site/files/tariffario2007.doc

Pape

A me a 19 anni “per legge” non spettava proprio niente, figuriamoci, e lo stesso discorso vale per i tanti ragazzi che cominciano adesso e ovviamente non sono ancora iscritti all’odg:)

Comunque, che a te pagassero la stessa cifra indifferentemente per materiale tradotto o di tuo pugno lo trovo singolare, ma tanto meglio per te!

Ad ogni modo, ragazzi, la realtà è una sola: il piatto è troppo piccolo per tutti, l’offerta di lavoro è inflazionata e le cifre si abbassano. E’ un meccanismo che non si può arrestare fino a quando: a) non ci saranno meno giornalisti sulla piazza, oppure b) il mercato si riprenderà (ammesso che succeda).

Insomma, non è che un giornalista non debba “ambire” a uno stipendio decente… ci mancherebbe, le ambizioni sono legittime. Devono però essere anche realistiche: in questo momento, io trovo irrealistica la speranza di guadagnare 1200+ euro al mese fissi e con contratto scrivendo di videogiochi, se non per poche persone. Tutto qui.

Domanda antipatica: qualcuno sa con precisione se le vendite di GamePro, fatta in esterna da stagisti a quanto pare non pagati e alle prime armi, siano tracollate rispetto all’onorata Videogiochi che l’ha preceduta?

Se la risposta è “no”, allora abbiamo esposto un altro lato del problema dell’editoria italiana, non trovate?

La risposta è si e la stessa Game Pro vendeva il doppio della cifra di ora che ha causato la chiusura

Comunque…

Quotidiani e periodici a diffusione nazionale con tiratura fino a 250.000 copie

1)Notizia € 30,00

2)Articolo € 159,00

3) Servizio € 318,00

Direi piuttosto utopistico no? Che faccio, li chiedo perchè ho il tesserino?

Certo: se te li danno, bene. Se te ne danno di più, ancora meglio.

Io non scrivo solo di videogiochi, e su altre riviste non prenderò forse quelle cifre ma mi ci avvicino:)

Il problema è che nel campo dei videogiochi non te le dà nessuno. Mi sembra che tu ne faccia una questione di principio con me: io ne faccio solo una questione di come stanno le cose.

(quindi GamePro ultimo periodo vendeva 1/4 di Videogiochi ultimo periodo? Ossia, quanto? Stiamo dicendo i numeri… diciamoli tutti:) )

Eldacar, ti ho preso per Pape XD

Scusate, sono le 3, la birra è tanta e la chitarra in braccio vuole le coccole!

Eh certo che li chiedi, Alberto. 159 euro di articolo, alla fine, sono quanto pagava Future due pagine… come vedi, c’erano editori che non andavano poi lontanissimo dai listini ufficiali. 328 euro sono all’incirca uno speciale di cinque pagine…. ok, non corrispondono alla perfezione, ma è un margine che ci può stare, per come la vedo io. Sono 20 euro ad articolo che sono la fame, e sono un’insulto a chi lavora.

Pape

Vediamo come si sviluppa questa… perché le logiche conseguenze di quanto emerge negli ultimi messaggi a me sembrano chiarissime.

Che si risponde a Pape?

Penso che le considerazioni finali siano palesi. Mi stupisce al più che la qualità di certi pezzi sia comunque molto elevata se rapportata ai pagamenti.
Chissà quanto paga la Edge vera.. (A proposito, sta cazzo di Edge Italia esce o mi abbono a quella anglofona?)

A me le logiche conseguenze non sembrano chiarissime… ti dispiace esplicitarle, pre favore?

Comunque, dal canto mio, al suo discorso si risponde che:

1) Non tutti quelli che scrivono di videogiochi sono iscritti all’ordine dei giornalisti, e non possono quindi pretendere il rispetto dei tariffari. Specialmente i ragazzi alle prime armi, che sono visti dagli editori come “concorrenza” nei confronti dei giornalisti di esperienza perché l’ottica dell’editoria italiana è miope e pensa solo al risparmio, mai alla qualità.

2) Questo comporta che: i tariffari, di fatto, sono fantascienza o quasi. E non lo sono solo nel campo dell’editoria videoludica.

3) C’è chi ha talmente bisogno di lavorare da accettare anche lo stupro di tariffe ridicole.

Non ho ben capito se questo thread sta cercando di diventare un’accusa anche a questi ultimi… ma non c’è problema:) Se siete convinti che la colpa sia tutta loro, segnalate pure i “traditori” all’odg che saprà come intervenire in merito, no?

1) In Future, così come ora in Sprea, nessuno era iscritto all’OdG, se non qualche collaboratore esterno, eppure le tariffe non sono così misere, come ti ho detto. Nemmeno a Il Mio Castello, o Xenia, o alla buona vecchia PC Game Parade si giocava tanto al ribasso. Hai pienamente ragione sulla miopia degli editori, sia chiaro, però un conto è farsi pagare meno di quanto previsto (che ci sta, soprattutto all’inizio) un altro è farsi gabbare con le cifre che mi hai indicato tu. Piuttosto che accettare così poco per scrivere, è più dignitoso fare le pulizie in casa. E si prendono un minimo di 7.5 euro all’ora. In nero, è vero, ma almeno è uno stipendio più accettabile che scrivere per due soldi.

2) Come ti ho detto, ci sono stati,e ci sono, editori di VG che pagano dignitosamente. Anche al di fuori dell’editoria ludica. Ho avuto modo di collaborare, negli ultimi anni, con un editore specializzato (non in VG, in tutt’altro): 2500/3000 battute erano pagate fra i 100 e i 150 euro lordi, a seconda della testata. E no, non era un enorme editore.

3) Chi ha bisogno di lavorare può rimboccarsi le maniche e fare le pulizie in casa, piuttosto che farsi stuprare, per come la vedo io. La mia COLF prende 8 euro all’ora, che sono quanto prende uno stipendiato medio.

4) No, non vuole diventare un’accusa a chi si piega. Però, qualche consiglio ci vuole, ai più inesperti. Soprattutto per far vedere che non si sono solo realtà che pagano una miseria i collaboratori. O che fare le pulizie è più redditizio (e dal mio punto di vista anche molto più dignitoso) che scrivere articoli per certi sfrutttatori.

Le conseguenze, Luca, sono che il settore si sputtana sempre di più, perché un numero sempre maggiore di persone si improvvisano editori, soprattutto sul web, ma non solo. Perché esistono service che accettano commesse per due lire, tanto i collaboratori non li pagano o li pagano una miseria. Belli dice che lui avrebbe preso GamePro a meno ancora di Accordi per dare tre stipendi da 1200 euro ciascuno e smenarci pure 100 euro, pur di toglierla ad Accordi. Sarebbe una cosa bellissima, ma io non credo ai benefattori… forse sono troppo cinico.

Pape

Mah, sarà ma il discorso “Sei un cretino se scrivi per così poco, fai meglio ad andare a fare le pulizie” non mi piace proprio.

Lascialo stabilire ai diretti interessati quello che preferiscono fare per la tot cifra. Non mi sembra che “vai a fare le pulizie” sia un consiglio costruttivo per quelli che tu chiami “i più inesperti”, anzi, mi sembra un insulto carico di pregiudizi e presunzione. Capisco che sentirsi scavare le fondamenta del proprio lavoro (che, per inciso, è anche il mio eh!) sia fastidioso, ma non mi pare proprio questo l’atteggiamento adatto per aprire una discussione con chi fa sì che questo abbassamento delle tariffe avvenga: editori e ragazzi alle prime armi, oltre, ovviamente, alla crisi di mercato.

Al di là di questo, se tu hai letto bene quello che ho scritto io, ho già detto che lo so che ci sono ancora settori ed editori che pagano decentemente, difatti ho la fortuna di collaborarci. Non per questo dico a chi accetta tariffe inferiori “vai a fare le pulizie”. Semmai, cerco di motivare la gente a pagarmi di più vendendo la mia qualità.

Mi chiedevo una cosa. Leggo di questi ragazzi che lavorano per cifre da fame o gratis, perché tanto sono giovani, perché vogliono farsi un nome, etc… e mi domando: ma un editore o un’agenzia esterna che paga tanto poco o che pensa di fare un rivista con tremila Euro ha poi il tempo e la voglia di insegnare anche un mestiere, a ‘sti ragazzi?

Perché se lo facesse non sarebbe poi tanto male, lasciando da parte il discorso di svilire il mercato. Ma a naso temo che formare e far crescere i gggiouvani non sia fra le priorità di certi squali.

Neko, cosa vuoi che insegnino a questi ragazzi? Soprattutto se il service sta a Roma e i ragazzi a Milano. Questi ragazzi al massimo hanno l’opportunità di confrontarsi con altri, e scoprire di essere stati gabbati. Che già non è male.

Pape

Adesso i gamer italici hanno il loro scandalo: sembra di vedere quello che succede fra Repubblica, Annozero e governo Berlusconi ma tutto in ambito ludico (anche se di videogiochi qua c’è veramente poco)…

Gentili signori, prima di dichiarare che una tal cifra è “una fame per chi lavora” avete studiato la questione socio economica che vi circonda?

Ritenete che un ambito possa essere slegato da quelli che lo circondano?

Vi siete mai domandati come si calcolano i possibili proventi di un settore partendo dall’indotto totale?
Credo che i denari che ci sono dietro all’editoria specializzata in videogames siano decisamente minori rispetto a quelli che vi aspettate.

Parlo di margine di profitto per gli editori ovviamente.
E questo non implica che molti editori siano dei cani, implica che comunque sia le risorse economiche circolanti in occidente sono paurosamente impoverite.

E’ utopistico pensare di muoversi come nel 1996: la Leman Brothers è fallita e questa è una cosa che nel 96 corrispondeva all’impatto con un asteroide.

Secondo me il punto rimane lo stesso: non ingenerare aspettative che non possono essere mantenute.
Che un ragazzo voglia lavorare gratis per 1 anno o 2 non è grave: dovrà pur impararlo sto lavoro.
Il problema è che se il datore di lavoro X promette Y e poi non lo mantiene allora quegli sforzi di ventano “una frode”.

ElettroJung, se non hai i soldi per pagare dignitosamente i lavoratori, non apri l’impresa, e vai a fare lo stipendiato. Non me ne frega niente se Accordi o chi per lui prende poco per fare il service: pianti tutto e scarichi i bancali al mercato, lavorando onestamente senza sfruttare alcuno. Nessuno obbliga ad aprire service editoriali o portali web, se non si hanno i fondi o se si è disposti ad accettare commesse a due lire.

Tu dici che è normale che un ragazzo lavori uno o due anni a gratis? Ma vaffanculo! Non è normale, a meno che si tratti del tirocinio previsto per legge, come per gli avvocati o i notai. Se uno accetta di lavorare a gratis per uno o due anni, a quanto pare non ha bisogno di denaro.

Pape

Se aprissero aziende solo coloro che hanno tutti i soldi per farlo allora cadrebbe il motivo primo che muove chi non ha nulla per creare qualcosa che ama.

L’imprenditoria si fonda sul rischio, gravoso, per creare dal nulla. Chi ha già tutti i soldi non ha lo stesso impeto.
Inoltre a 20 anni una persona è veramente poco utile: non voglio dire che un ventenne “scrive obbligatoriamente male” ci mancherebbe altro.
Intendo dire che l’azienda spesso e giustamente si sobbarca il peso di concludere con la pratica la fase di apprendistato del giovane aspirante.
Che per tanto non può essere pagato come un veterano.

Per un giovane aspirante giornalista lo stare accanto a gorman (ad esempio) sarebbe stata un’esperienza fondamentale per apprendere il suo lavoro di domani.
Il famoso “rubare il mestiere”. Perciò un ragazzo può allegramente decidere di “dare” del tempo per avere indietro una professione fatta di knowhow, contatti, savoirfaire, etc etc.

Il problema per Mucchi non esisterebbe se, passato il tempo X di cui al punto 1, Accordi si fosse adoperato per mettere gli sghei nelle sue tasche.

Se gli sghei messi nelle tasce del Mucchi, poi, fossero continuati ad aumentare con gli anni io vi assicuro che, nel tempo, il Mucchi ad Accordi avrebbe fatto una statua e ne avrebbe parlato bene ai nipotini.
L’aspettativa delusa è il vero problema.

L’insincerità è il vero problema.

Se togli a questo paese anche quel minimo di intraprendenza rimasta allora, perdonami, ma non c’è soluzione.

Pape ha ragione, ha fottutamente ragione.
Io ho lavorato 5 mesi per un’azienda da cui sto aspettando 5000€ di stipendi per lo stess identico motivo.
Ah si, ho venti anni. Non faccio il giornalista ma veterani staminchia, il lavoro è lavoro.

Elettrojung, dove lavoro io (in tutte le aziende dove ho lavorato per la precisione), i veterani sono pagati quanto i pischelli. Una collaborazione è una pagata uguale, che ti chiami Bittanti, Paglianti o Average Joe. Al massimo, la differenza la si fa con gli assunti, che naturalmente ricoprono differenti ruoli, e giustamente un redattore non può e non deve avere lo stesso stipendio di un caporedattore o di un publisher.

Chi stava di fianco a Gorman all’inizio della carriera, prendeva a pagina gli stessi soldi di chi con Gorman ci era cresciuto. Si chiama equità, e a quanto pare è un concetto sconosciuto a molti editori o presunti tali.

Hai ragione a parlare ANCHE di promesse. Io, per dire, in passato mi sono licenziato da una ditta proprio perché non avevano mantenuto delle promesse, e non solo dal punto di vista economico. Vero che 8 anni fa era più facile muoversi da un’azienda all’altra, ma questo perché c’erano meno cialtroni in giro.

Per come la vedo io, un’imprenditore deve avere i soldi, suoi o presi in prestito da qualche investitore. Se non ha i fondi non si deve azzardare ad aprire imprese, che rovina solo il mercato. Conosco service editoriali aperti con due soldi, ma in grado di pagare dignitosamente (e quasi putualmente) i loro collaboratori. Ne conosco altri che invece i collaboratori li vedono come pura carne da cannone, da sfruttare sino a che regge. E questi ultimi per me devono chiudere, immediatamente. Il lavoro va pagato, punto. Non è che se mi dici che lavori a gratis, allora ci accordiamo.

Pape

Io il discorso “se non hai i soldi per pagare non apri” non lo condivido. Tu apri, ci provi, e poi se non hai i soldi per pagare i collaboratori, saranno i collaboratori a mollarti, se e quando lo ritengono. Siamo d’accordo che molti editori sfruttino la congiuntura complicata per “sfruttare” il lavoro a costo zero o quasi, ma da qui a giudicare chi ha o non ha il diritto di aprire un’azienda ce ne passa.

Non condivido neanche il fatto che le collaborazioni di un principiante debbano essere pagate quanto quelle di un giornalista di esperienza: il concetto di meritocrazia, che io benedico, dice altro.

Infine, se nessuno è iscritto all’odg, allora avete poco da lamentarvi che l’INPGI non interviene , e tanto meno da pretendere il rispetto del tariffario, che si applica solo per i giornalisti iscritti all’ordine:)

Veramente secondo te uno deve far lavorare della gente senza avere la certezza di poterla pagare? Questo è il tuo concetto di imprenditore? Bene: sei perfetto per il sistema italiano. Io mi dissocio: per aprire un’azienda bisogna avere delle certezze, anche solo per rispetto ai collaboratori.

Per le collaborazioni, vedila come vuoi, ma il concetto di meritocrazia esiste eccome: chi è bravo lavora tanto, e di conseguenza prende tanto. chi è meno bravo, magari dopo poche collaborazioni smette di scrivere. Ma hanno entrambi la medesima dignità, ed entrambi meritano di vedere pagato il loro lavoro, indipendentemente dalla situazione economica dell’editore. Esistono persone, in questo ambiente, che mentre attendevano dall’editore i soldi, pagavano DI TASCA LORO i loro collaboratori. Questi sono dei Signori. Gli altri dei pezzenti.

Per l’iscrizione all’OdG, per un collaboratore è banale: dopo che ha il numero sufficiente di articoli si autocertifica. Cacci 100 euro e sei un pubblicista, facilissimo. Il problema si pone per chi è assunto: alcuni sono pubblicisti, altri no, ma conta poco. La cassazione ha stabilito che un redattore è incompatibile con la carica di pubblicista:; deve essere un giornalista professionista. Ma per diventarlo, l’editore deve riconoscergli il praticantato. E trovami un editore che lo faccia.
Poi, ripeto, dove ho lavorato io, e tutt’ora che le cifre sono un po’ scese, i collaboratori non sono troppo distanti dalle tabelle. E soprattutto, firmano gli articoli, così’ che possano diventare pubblicisti. Certi ciatroni, invece, gli articoli nemmeno li facevano firmare, sulla rivista, probabilmente proprio per impedirgli di rivolgersi all’ordine e far chiudere baracca e burattini, come è successo da altre parti.

Pape

Si respira aria da Gerstmanngate, con la differenza che questa volta l’indignazione ci riguarda da vicino. E l’impressione che, per la salvaguardia dell’editoria videoludica italiana, sia stato fatto più negli ultimi tre giorni che in due anni di Game Pro. Il tappo è finalmente saltato; che i responsabili paghino o affoghino nella vergogna.

“Tu apri, ci provi, e poi se non hai i soldi per pagare i collaboratori, saranno i collaboratori a mollarti, se e quando lo ritengono.”

Ah, bel modo di pensare. Il lavoro non pagato (o sottopagato) è ILLEGALE. Se si parla di un progetto amatoriale, ok, si lavora gratis e ci si diverte. Ma se si tratta di un progetto commerciale, non si può non pagare il lavoro.
Ma che, scherziamo? Tu apri, ci provi… se puoi permettertelo. Altrimenti non campi tentando di tirarlo al culo al prossimo.

No, non ci siamo capiti e vedo che proprio non vogliamo capirci.

Io ho detto che CI PROVI a fare impresa. NON con l’intenzione di non pagare chi lavora per te. Ho detto che, se poi non riesci a pagare, saranno i collaboratori a mollarti. Punto. Questo non dà il diritto a voi nè a me di stabilire chi ha il DIRITTO o meno a tentare di fare impresa.

Se poi veramente vogliamo girare intorno alla stessa questione due giorni, fare finta di non capirci per far passare chi ha idee diverse dalle proprie per “cattivo” e magari connivente… beh, tanti saluti. E’ un modo stupido di discutere e forse dimostra anche perché ci siano tanti veleni nel mondo dell’editoria videoludica: perché è un mondo pieno di stupidi e pieni di sè.

No, Luca, se non hai i fondi e le certezze, nemmeno ci provi ad aprire. Come diavolo pensi di fare l’imprenditore senza avere dei fondi per pagare fornitori e collaboratori? Questo è l’approccio romano di Ricucci, non certo quello degli imprenditori degni di questo nome.
E non si tratta di avere idee differenti: si tratta di essere onesti o meno. Ringrazio solo che non sei un imprenditore: con le tue idee saresti un perfetto emulo di Accordi o di certi capoccia di alcuni “editori”.

Pape

@ Pape

L’attuale procedura di iscrizione all’odg prevede anche una sorta di colloquio/esame, sei male informato. Ad ogni modo, non vedo cosa c’entri questo con il nostro discorso.

Io ho detto che chi non è iscritto non può pretendere nè l’intervento dell’INPGI, nè il rispetto dei tariffari. Questo mi pare sacrosanto.

Poi, il “sei perfetto per il sistema italiano” tienitelo per te, per favore. Se tu pretendi di stabilire chi ha il diritto e chi no di fare impresa, tu sei perfetto per un sistema totalitario. L’impresa la fa chi vuole provarci: se poi la fa male, sarà il mercato a demolirlo, saranno i suoi dipendenti/collaboratori che lo molleranno, questo è quello che ho detto, e non cercate di mettermi in bocca cose che non dico, per favore.

Luca… raccontaci… perché è arrivata l’ìINPGI in Playmedia? Perché erano tutti iscritti?

Infine: gli imprenditori senza capitali non sono imprenditori, ma truffatori. I collaboratori e i fornitori li paghi a prescindere, non se le cose ti vanno bene.

Pape

Non so perché è arrivata, non ho idea se ha ricevuto l’imbeccata o meno da qualcuno. Ad ogni modo, sì, per buona parte eravamo iscritti. Se altri non lo sono, sono loro i primi ad esercitare la professione giornalistica al di fuori delle tutele e anche degli oneri che l’iscrizione all’Ordine comporta, e non possono certo venirsi a lamentare.

Tu hai detto che iscriversi è così facile. Fatelo, no? Oppure, così come rifiutate tariffe “da fame”, rifiutate anche di collaborare con editori che non vi garantiscono il periodo di apprendistato. Piuttosto andate a fare le pulizie, no?

Se uno possa o no fare impresa lo stabilisce la legge.
Certo è che se uno se ne esce con “lavorare gratis 1 o 2 anni va bene”, be, sì, va spedito affanculo. Lavorare a fianco a Gorman è premio a se stesso? Pravettoni, non sei nessuno! Nel momento in cui Gorman ogni mese ti accetta un articolo stai contribuendo al successo commerciale di una rivista, o no? Arrivano dei soldi grazie al tuo operato, o no? L’intraprendenza si chiama chiedere finanziamenti per un progetto solido. Che li paghi Carone gli stipendi di Idra, visto che i tentacoli sono sparsi ovunque. Va bene che il redattore X sogni di diventare l’ombelico dei videogiochi in Italia, ma inculare Gorman, inclularsi Edge e impalare le tasche dei collaboratori non è da stronzi? L’importante è sapere chi siamo. Io sono d’accordo con il fare le pulizie, piuttosto: ti viene riconosciuto il tuo lavoro.

“ti viene riconosciuto il tuo lavoro.”

Sicuro? Vacci davvero a fare le pulizie. Poi vediamo:)

Ma in che paese vivete, ragazzi?

Comunque, l’hai detto: chi ha il diritto o meno di fare impresa lo stabilisce lo Stato. E basta.

‘ Ringrazio solo che non sei un imprenditore: con le tue idee saresti un perfetto emulo di Accordi o di certi capoccia di alcuni “editori”. ‘

Ma per favore. Vedo che proprio non vogliamo capirci: è inutile.

Vedo che qui ancora bruciano molte cose personali, che fortunatamente non mi riguardano. Tutto il resto sono chiacchiere, e voler far passare chi tenta di esporre un altro punto di vista come uno con indole disonesta e truffaldina è patetico, oltre che indice dello scarso livello della discussione. Come sempre, si finisce per screditarsi e insultarsi.

Io NON ho detto che un editore ha il diritto di non pagare i suoi collaboratori. Ho detto che ci sono e ci saranno sempre quelli che ci provano, ma non per questo TU puoi stabilire a priori chi ha il DIRITTO o no di fare impresa, in uno stato libero, è chiaro?

Se fai impresa in questo modo, ti becchi le tue denunce da chi è in condizione di poterlo fare, oppure vieni isolato e distrutto dal mercato. Ora si capisce più chiaramente?

TU non puoi arrogarti il diritto di dire a nessuno “vai a fare le pulizie”, perché è un atteggiamento arrogante, come del resto hai dimostrato di essere in numerosi altri frangenti.

“Tu apri, ci provi, e poi se non hai i soldi per pagare i collaboratori, saranno i collaboratori a mollarti, se e quando lo ritengono.”

Lo hai detto tu, questo.

Pape

No no, un attimo, c’è da dire che l’impresa si può aprire anche senza molti soldi ok, ma non una di questo stampo. Un conto è aprire un’edicola e lavorarci da solo 12 ore al giorno.
Ma aprire nell’editoria significa assumere immediatamente personale e relazionarsi con altre industrie, non solo ritirare il pacco di gazzette alle 5 del mattino e restituire gli invenduti.
Se a Mao va male amen, ci rimette lui.
Ma se una casa editrice fallisce recuperare i soldi diventa un bel problema soprattutto, paradossalmente, per chi lavora.

Beh… senz’altro.

Infatti, un conto è una casa editrice, un conto è un service editoriale. Credo che qui ci si stia focalizzando più che altro su quelli, che sono spesso micro-aziende messe in piedi da 1-2-3 persone con lo scopo di tentare di sopravvivere in questo settore dell’editoria che ormai conosce solo due motti: “abbattere i costi” e “esternalizzare”.

O MetalleR, io ho anche raschiato la merda dai cessi per pagarmi la laurea: c’era un mio collega sudamericano che lasciava le cascate di stronzi e io dovevo far sparire tutto quel pdl. Questo anni fa. E sai una cosa? Ho trovato più serietà professionale lì, dove mi davano una spugnetta e uno spruzzino, che da realtà come SE… o Idra, tanto per dirne due appartenenti al settore videoludico.
I soldi servono, e se servono si lavora per averli. Magari si diventa anche consulenti invece di lanciare un giusto tomahawk in fronte a qualcuno. Ma solo i disperati e i mantenuti lavorano gratis. I primi schiattano a lungo ma anche a breve termine, i secondi volendo possono andare avanti ad libitum, tanto se Bellybutton non paga ti danno la paghetta i tuoi. Ma allora facciamo così: che ogni rivista del genere porti il logo: “questa rivista è stata al 100% realizzata con le paghette dei nostri genitori”.

Io invece conosco tante, troppe, situazioni lavorative di altri settori che sono esattamente come quella del giornalismo.

Le parole “almeno il tuo lavoro viene riconosciuto”, purtroppo, si applicano molto di rado in questo Paese, ormai.

NOn ci piove, il fatto è che se ti offrono di lavorare gratis per un anno emmezzo come a Mucchi, li DEVI mandare affanculo. Perché causi un danno alla società, non solo a te stesso. E come hanno già detto, stiamo parlando di qualcosa di illegale. Allora la conclusione quale sarebbe, “se vuoi guadagnarti da vivere come giornalista di videogiochi in Italia non lo puoi più fare?”. Questo sarebbe più sensato di un “sii intraprendente e lungimirante e sfama chi ti dovrebbe sfamare”. Questo al governo attuale piacerebbe moltissimo: e se lo si applicasse in tutti i settori lavorativi? Come andrebbe la società?

Parlando dell’OdG, un redattore NON può essere un pubblicista. Deve essere un professionista. Per essere un professionista, ci vogliono gli anni di praticantato che NESSUN EDITORE DI VG HA MAI RICONOSCIUTO.

Ogni tanto arriva l’ordine, e solitamente si chiude baracca e burattini perché non ci sono i soldi per mantenere il tutto, pagare le salate multe e via dicendo.

Da noi di iscritti ne è pieno… tutti pubblicisti, però, che contano un cazzo in quanto sono assunti, e incompatibili con la carica di pubblicista.

Pape

E allora, secondo il tuo ragionamento, se un editore non ti riconosce il tuo diritto al praticantato per passare al professionismo, sancito “per legge”… tanto vale mollarlo e andare a fare le pulizie, no?

E’ un discorso di principio e salvaguardia del settore o no?

Comunque noi in Play Media eravamo tutti pubblicisti e svolgevamo lavoro di redazione. Se sei assunto, svolgi lavoro di redazione e sei pubblicista… fai causa all’editore, no? Perché sia riconosciuto il tuo lavoro.

Credi che l’OdG non ne sia a conoscenza? Semplicemente, se ne fotte ^__^. Quando gli farà comodo, arriveranno anche da noi. Ma nonostante tutto, siamo regolarmente e dignitosamente (non tanto, eh) pagati.

Pape

“Tu apri, ci provi, e poi se non hai i soldi per pagare i collaboratori, saranno i collaboratori a mollarti, se e quando lo ritengono.”

Lo hai detto tu, questo.

Pape

_____

E allora? E’ una truffa? Provi a fare impresa e poi, se le cose vanno male, muori. Quindi?

Forse mi sono espresso male? Mi pare strano però che non si sia capito cosa intendo, visto che l’ho ribadito almeno altre due volte. NON ho detto che sia giusto aprire con l’intenzione di non pagare nessuno, ma solo che nelle imprese il rischio di andare male e non riuscire a pagare più nessuno c’è, amen.

E ammettilo che ti sei espresso male ^_^. Ci voleva così tanto. Sarò tonto io, ma solo con quest’ultimo msg ho capito cosa intendevi dire.

Pape

Può capitare di esprimersi male, e diciamo che quando chi hai di fronte vuole a tutti i costi capire un’altra cosa è anche più facile fraintedersi:)

L’importante è che si capisca cosa uno intendeva veramente, alla fine. Non credo che stiamo qui a discutere di come uno si esprime, ma della sostanza delle cose.

“se ti offrono di lavorare gratis per un anno emmezzo come a Mucchi, li DEVI mandare affanculo.”

Sacrosanto, ci mancherebbe. Però se c’è chi non lo fa e ci spera… sarà un po’ fesso, sicuramente nuoce al mercato, chi si approfitta della situazione è sicuramente in malafede… ma allora che vogliamo fare? Ucciderli nella pubblica piazza?

Guarda che questa situazione ha fottuto il lavoro mio come quello di tanti altri. Semplicemente, io metto in prospettiva le cose, e parto dal considerare come causa principale un mercato che sta crollando. Ragazzi, l’editoria videoludica tradizionale non fa più una lira… sveglia! Altrimenti perché tutti vendono, svendono, chiudono? A fronte di questa situazione… sperare di guadagnare un buono stipendio scrivendo di videogiochi con serenità e stabilità, al momento, è un’utopia, secondo me.

Del resto, se vendi ombrelli e smette di piovere, te la devi prendere nel culo.

Beh, no, gli ombrelli si possono usare anche come Parasole. E se conosci bene i videogiochi, per esempio, oltre a recensirli puoi anche venderli. Eldacar se non sbaglio ha fatto un percorso simile, no? Si può anche sviare dai propri paletti se si vuol rimanere nel settore, ma è importante che gli squali finiscano bruciati col carbone e che non si mantengano anomalie a suon di aria e scoreggie.

Infatti io non parlo dei giornalisti, che hanno molti modi di riciclarsi, bensì degli editori.

Il fatto che il settore sia in crisi e che per la grossa maggioranza delle aziende non generi più i guadagni di una volta però è vero o me lo sto inventando io?:)

“E se conosci bene i videogiochi, per esempio, oltre a recensirli puoi anche venderli.”

Per caritàdiddio, non lo fate. Non ci provate nemmeno. Io ci sono passato, e sto cercando in tutti i modi di dimenticare…

Credi che l’OdG non ne sia a conoscenza? Semplicemente, se ne fotte ^__^. Quando gli farà comodo, arriveranno anche da noi. Ma nonostante tutto, siamo regolarmente e dignitosamente (non tanto, eh) pagati.

Pape

____

Che c’entra l’Odg? La causa la fai all’azienda e sarà lo Stato italiano a giudicare. Oppure ti licenzi e ti batti per la sanità del settore, cercando qualcuno che ti consenta di veder “riconosciuto il tuo lavoro” con un adeguato periodo di praticantato e successiva iscrizione all’albo dei professionisti.

E se non lo trovi… pulizie. No?

Veramente la denuncia la devi fare all’OdG, per vederti riconosciuto lo status di giornalista. Il fatto che poi l’OdG, nonostante sappia bene l’andazzo, se ne freghi dimostra che qualcosa non va in questa istituzione.

Se poi non vado a fare le pulizie, è solo perché guadagno più col mio lavoro che con quelle. Se lo dovessi perdere, e non trovassi valide alternative, non avrei certo vergogna di mettermi a ramazzare i pavimenti.

Pape

Vergogna? E che c’è da vergognarsi nel lavorare onestamente? Mi sembra una precisazione non necessaria:)

Comunque, ti garantisco che la denuncia non devi farla all’Odg. La denuncia, come tutte le denunce, va fatta al tribunale giudiziario di competenza. Certo, la procedura passa anche per l’Odg: iscriviti alla FNSI, se ancora non lo sei, e contatta un avvocato.

Per il resto, se qualcuno vuole informarsi sulla questione “pubblicisti/redattori”, ecco un link interessante:

http://www.odg.mi.it/node/328

“Se poi non vado a fare le pulizie, è solo perché guadagno più col mio lavoro che con quelle.”

Una valutazione non “di principio” ma economica, dunque. Quindi lascia anche a chi collabora per cifre secondo te “da fame” di decidere in base alle proprie valutazioni economiche, e non contestarne i principi. Sbaglio?

Era proprio la sentenza alla quale mi riferivo. Che mi fa capire che ho fatto bene a non iscrivermi nemmeno all’albo dei pubblicisti ^_^
Ma ripeto: ottengo qualcosa facendo la denuncia? Ottengo quello che è successo in VNU e in Playmedia: tutti a casa o giù di lì.

Pape

Era di valutazione economica anche il consigliare di fare le pulizie, infatti. Non di principio ^_^

Lavorare a gratis, o a una manciata di euro, è meno conveniente che fare i mestieri di casa a 8 euro all’ora.

Pape

Io ‘sta santificazione del mercato non la sopporto. Il mercato non è perfetto: la prova è il fatto che in ogni paese civile esista un salario minimo stabilito per legge. Quello che succede spesso in Italia è che si entra in un circolo vizioso per cui si trova manodopera disposta a lavorare per una miseria e si abbassa gradualmente e costantemente il livello. Quindi i progetti truffaldini e i processi produttivi disonesti prosperano e inquinano il mercato. La colpa, tecnicamente, è della classe politica che ha permesso la creazione di forme contrattuali vergognose, per cui diventa legale pagare il lavoro due euro l’ora o schifezze del genere.
Ma dal punto di vista etico chi avvia progetti senza supporto economico e sapendo di non poter pagare (mi sembra sia questo il caso di cui si parla qui) è un disonesto.

Anche in Italia ci sono i minimi salariali per i giornalisti: sono riportati qualche dozzina di reply fa:)

Il mercato, anche secondo i liberisti più sfrenati, non deve avere zero regole. Deve averne poche, ma buone. Certo è che quando lo si applica ad un paese che di “trasparente” non ha neanche i vetri, come l’Italia, le cose si complicano…

“Ma ripeto: ottengo qualcosa facendo la denuncia? Ottengo quello che è successo in VNU e in Playmedia: tutti a casa o giù di lì.”

La storia dell’INPGI e dell’incompatibilità tra pubblicista e redattore non c’entra niente con quello che è avvenuto in Play Media, difatti non siamo stati licenziati, ma costretti a licenziarci da noi, che è ben diverso. Poi, ognuno ha intrapreso la strada che ha preferito.

Se non sei iscritto all’Odg, comunque, i minimi tariffari e le tutele a te non si applicano, quindi il discorso “ciò che ti è dovuto PER LEGGE” va a farsi benedire… non trovi? Per legge non ti è dovuto niente.

Non vero

Il primo articolo del diritto del lavoro è: uno deve essere pagato per quello che fa, in teoria

Quindi Odg o non OdG, se fai il giornalista, in teoria ti si deve applicare il tariffario. Questo quello che mi disse l’avvocato uscendo da PlayMedia

Io ho il tesserino da qualche anno ormai, non sono iscritto all’INPGI perchè sono più i soldi che ti leva che quelli che ti da.

Per il resto si fanno un sacco di ragionamenti giusti, applicati a contesti e situazioni sbagliate.

Non sono un avvocato del lavoro, quindi non ci metto la mano sul fuoco, ma mi limito a leggere ciò che riporta l’intestazione del tariffario:

“E’ approvata la seguente tabella dei compensi minimi, al netto delle contribuzioni previdenziali, per le prestazioni professionali autonome dei giornalisti […]”

Considerando che l’Odg è un ordine di categoria e non un ente pubblico o governativo, non vedo come potrebbe stabilire “per legge” cosa deve percepire un non tesserato che fa la tal cosa.

Comunque, se hai il patentino, fai lavoro giornalistico e non sei iscritto all’INPGI, sappi che se ti “beccano” ti vengono a chiedere i soldi:)

“Era di valutazione economica anche il consigliare di fare le pulizie, infatti. Non di principio ^_^”

Beh, allora non accanirti con chi preferisce invece continuare a guadagnare poco nel giornalismo, perché spera di crescere:)

Sarà ingenuità? Può darsi… ma non è certo il peggiore dei peccati l’ingenuità:)

Non mi fraintendere. Capisco l’ingenuità, e la accetto pure. Posso consigliare di non farsi fregare, ma niente più. Non ho nulla contro chi accetta per ingenuità certe condizioni: non condivido, amen. Ho tanto contro chi queste condizioni le pone, invece. Perché uno che inizia ora può anche essere convinto che sia la necessaria gavetta, ma chi gli offre quelle condizioni mente sapendo di mentire.Ed è lui il criminale, non chi le accetta, che al massimo è poco informato.

Pape

Rimane il fatto che a causa della cilatroneria di un editore, della gente che non c’entrava nulla ha perso il lavoro. Che sia stata licenziata o spinta a farlo in qualche maniera.

Poi, ovvio che se non sei iscritto non puoi pretendere nulla, ma se non sei iscritto, teoricamente non puoi nemmeno fare quel mestiere, trattandosi di abuso. E qui casca la questione economica: già non ti fanno il praticantato, almeno cerca di accettare delle cifre che non siano troppo lontane da quelle che dovrebbe garantire il settore. Non critico chi accetta qualcosa in meno, critico chi si svende a cifre palesemente ridicole. 20 euro ad articolo, per come la vedo io, è una cifra ridicola. Quanti articoli devi scrivere per mangiare a fine mese? E quale qualità potranno avere questi articoli se per campare ne devi scrivere 50 al mese?

Il problema non è solo del settore VG: mi dicono che importanti quotidiani paghino 3 euro a news, sul sito. Non mi stupisce di leggere tante vaccate sgrammaticate (pur essendo banali copia e incolla) sui vari siti dei giornali.

Pape

Infatti, il settore è in crisi nella sua totalità.

Non è colpa di chi offre lavoro al ribasso: quelli ci saranno sempre. O meglio, non è solo colpa loro. E’ colpa degli editori che accettano le offerte più basse, non curandosi dell’inevitabile perdita di qualità che comportano sul prodotto.

Questo è causa della miopia degli editori in primis, ma anche della situazione di mercato, che non genera più introiti.

Esplicitiamolo meglio:

Se la mia rivista va bene, vende, fa una buona raccolta pubblicitaria, arriva qualcuno che mi dice “io te la faccio per la metà” e io ci penso due volte. Chi me lo fa fare a rischiare?

Se la rivista vende poco, l’inserito pubblicitario cala, i margini si risicano, arriva uno e mi dice “io te la faccio per la metà”, penso a quella metà risparmiata, la cosa mi fa gola e magari gli dico di sì.

La Rikkomba Vivente ha scritto:

“Lavorare a fianco a Gorman è premio a se stesso? Pravettoni, non sei nessuno! Nel momento in cui Gorman ogni mese ti accetta un articolo stai contribuendo al successo commerciale di una rivista, o no? Arrivano dei soldi grazie al tuo operato, o no? L’intraprendenza si chiama chiedere finanziamenti per un progetto solido.”

Leggendo il resto non mi pare si tratti di una critica nei miei confronti. Tengo comunque a precisare, che nessuno è mai stato fatto lavorare gratis o con stipendi ridicoli dal sottoscritto. Nessuno mai.

Le logiche conseguenze, per quanto mi riguarda e dopo quanto letto, sono che Future Media Italy ha dovuto per quasi un decennio affrontare un mercato dove la sottopaga la faceva da padrone, dove la gente era convinta che le cifre da fame che giravano fossero intrinseche al mercato.

Non lo erano. I conti economici della divisione videogiochi di Future, che conosco come le mie tasche (se mi permettete a differenza di chiunque altro abbia scritto sinora), lo testimoniavano. E visti i risultati in edicola di alcuni dei concorrenti qua menzionati, che le tariffe che giravano lì fossero quelle indicate in questa discussione… beh, vi hanno preso per i fondelli. E hanno contribuito a creare e diffondere una mentalità che ha portato alla situazione attuale.

Concordo con Pape, completamente: in un mondo corretto, che rispetta i lavoratori, non si costruisce un’impresa con due soldi e approfittando della passione altrui. Non si stende un business plan nel quale, alla voce collaborazioni, ci stanno fin da principio le cifre da fame (altrui).

Beh, tanto per chiarezza, fatemi dire che finché sono stato in Play Media, a parte il primissimo periodo di collaborazioni esterne, ho sempre avuto un contratto a tempo indeterminato nonché uno
stipendio fisso.

Spero che qui nessuno voglia insegnare a non “farsi prendere per i fondelli” a chi lavora nello stesso suo settore da 10 anni. La interpreterei come una mancanza di rispetto nei confronti di persone adulte e con alle spalle una certa esperienza.

Riguardo le tariffe delle collaborazioni pagate (e neanche sempre) ai contributors esterni, sono sempre stato il primo a battermi perché fossero aumentate, sono sempre stato il primo a cercare soluzioni il più soddisfacente possibili per i collaboratori che meritavano di più, e ci sono svariate persone che possono confermarlo. Purtroppo, non sempre questa operazione è riuscita, ma per ragioni che prescindono ovviamente dalla mia volontà e dalla mia dedizione su quello che era il mio lavoro in Play Media Company.

Quando lo scenario si è trasformato e il discorso è stato “vai a lavorare in esterna e la cifra è questa”… beh, ho intrapreso la mia strada, che non è stata certo un “va bene”. Altri l’hanno fatto: scelta loro.

Detto questo, non conosco i business plan di Idra per quanto riguarda GamePro. Certo, se dall’inizio prevedevano “zero” alla voce “collaborazioni”, allora non erano dignitosi.

Secondo te, se ti porti a casa una rivista a 4.000 euro, che devi scrivere e impaginare, quanto vuoi dare ai collaboratori? fai beneficenza, come proponeva Belli?

Pape

Mi riferivo alle 12.500 lire per pagina tradotta. Non so quanto venissero pagate le pagine “originali”.

Non c’è nessuna mancanza di rispetto nell’affermare l’ovvio. Io i conti economici di Future Media Italy li gestivo e li pianificavo e affermo che non fosse necessario pagare una miseria per portare avanti un’attività di successo. Ci sono anni e anni di successi a testimoniarlo, non io che abbaio fesserie al vento.

E quale sarebbe l’ovvio? Che un ragazzo di 19 anni alle prime esperienze che guadagna 1 milione e mezzo al mese lavorando da casa 10 giorni in tutto e facendo 100 pagine di traduzioni si sta “facendo prendere per il culo”?:)

Forse, secondo il tuo concetto di “ovvietà”, avrei dovuto guadagnare 5 milioni al mese. Ma per favore:)

Non conosco i conti di Future Media Italy e mi guardo bene dal giudicarli, ma, se ti riferivi a me, ti prego di indicare dov’è che ho “abbaiato fesserie al vento”. Anche fosse, comunque, mi sembra di essere stato educato e non offensivo nei confronti di nessuno, e ti pregherei di usarmi lo stesso tipo di trattamento.

Scusa Luca… credo che le offese che vedi in ogni dove proprio non esistano. Ho scritto che so per certo, e ho spiegato perché, che si poteva portare avanti un’attività editoriale di successo senza dover pagare una miseria. E ho detto che ci sono i fatti a dimostrarlo e non semplicemente *io* che abbaio fesserie al vento. Io, non tu. Mi sembra molto chiaro.

Rispetto al fatto che tu, lavorando per dieci giorni, portassi a casa un milione e mezzo al mese, in ritenuta d’acconto… boh, ci sono dei tariffari per le traduzioni. La cifra che riporti tu è molto, molto bassa. I casi sono due:

Lavoravi male ma all’editore stava bene così, pur di pagare poco.

Lavoravi bene e, allora, all’interno del conto economico di una rivista di moderato successo, il milione e mezzo speso per farla tradurre tutta (o più parti di riviste diverse, ma con 100 di redazionale una rivista la tiri fuori) era molto, molto poco.

@ Pape

Ripeto, non conosco business plan e cifre, e non mi metto a fare i conti in tasca a nessuno.

Se vuoi sapere le mie esperienze dirette, posso dirti che, quando tentai con alcuni colleghi di “uscire” da PMC per aprire un service editoriale, mi fu fatta dall’azienda un’offerta per rivista che era sensibilmente inferiore ai 4000 euro a uscita. Ma non gli andava neanche vicino. E difatti mi misi a ridere e dissi “no, grazie”. Proprio per quel “non ci facciamo prendere per il culo” evocato poco sopra.

Ti fa onore, Luca. Ragionassero tutti così, questo thread nemmeno esisterebbe ^_^. Il fatto è che molti, editori o service che siano, accettano l’andazzo. Come diceva Gorman (forse qui, forse no, non ricordo), se ti offrono 140 mq in centro Milano a 100.000 euro sei un folle ad accettare.

Pape

Quindi, Gorman, se non è stato Paglianti, che per me non è una merda e che questo sia chiaro, è stato Silvestri o qualcuno della redazione che poteva sapere quella cosa. E non la sapevano tutti, perché Pape dice di averla appresa dal web e gli altri non ne parlano. Però, permettimi di farti notare, che Stefano Silvestri è il caporedattore (editor in chief significa quello, no?) di Gamesushi, che è un sito di Elemental Publishing, la stessa società che ha provato a fare le scarpe – per parola di Eldacar, anche se la ha messa giù in un’altra maniera – a un’altra realtà di cialtroni come pare essere quella di Idraediting.
E se una realtà è una merda, l’altra, come diceva lo stesso Mattia in un topic su eurogamer (quello dello scandalo, se non ricordo male), pare non disdegnare gli stessi mezzi del “fare le scarpe”, anche se 1200 euro più iva per 3 persone per 40 pagine non è uno stipendio da fame (almeno è uno stipendio, anche se probabilmente le riviste non tradotte pagano molto di più. La questione grafico non la ho invece capita).
Qui c’è uno che firmava editoriali su GamePro e intanto collaborava con la concorrenza, magari fornendo informazioni su fatti accaduti all’interno della prima realtà. Questo non fa schifo a nessuno? Non ha fatto indignare nessuno?
Eldacar, dimmi che almeno tu sei “sano”, in questa cosa, e che i dati di vendita che hai riportato di GamePro sono tuoi presunti e non sei stato imbeccato da qualcuno.

Sallustio, io non capisco di cosa ti stupisci che una simile storia giri. Né perché ti sembra poco corretto. Per la miseria: è un bene che ci sia trasparenza e si sappia cosa cercano di fare quelli che “lavorano per il bene dell’industria e per il riconoscimento del mediasarcazzo bla bla”. è un bene che si sappia che certe associazioni “no profit” hanno strani rapporti con scuole, presunti sviluppatori e confindustria. è solo un bene che tutto ciò venga fuori, perché i lettori non vanno presi per il culo. In tanti anni di lavoro, ho imparato principalmente una cosa: i lettori vanno rispettati. Anche quando ti fanno incazzare sul forum, anche quando sono dei rompipalle a prescindere (ci sono quelli che ti chiamano cento volte asciugandoti per dei refusi). Un giornalista lavora per loro, e deve essere il più trasparente possibile nei loro confronti.

Sarà che nei posti dove ho lavorato, da PC Game Parade e Sprea, le riviste si reggono su chi le legge e non sugli investitori che fanno pubblicità.

Pape

Sallustio, io non capisco di cosa ti stupisci che una simile storia giri. Né perché ti sembra poco corretto. Per la miseria: è un bene che ci sia trasparenza e si sappia cosa cercano di fare quelli che “lavorano per il bene dell’industria e per il riconoscimento del mediasarcazzo bla bla”. è un bene che si sappia che certe associazioni “no profit” hanno strani rapporti con scuole, presunti sviluppatori e confindustria. è solo un bene che tutto ciò venga fuori, perché i lettori non vanno presi per il culo. In tanti anni di lavoro, ho imparato principalmente una cosa: i lettori vanno rispettati. Anche quando ti fanno incazzare sul forum, anche quando sono dei rompipalle a prescindere (ci sono quelli che ti chiamano cento volte asciugandoti per dei refusi). Un giornalista lavora per loro, e deve essere il più trasparente possibile nei loro confronti.

Sarà che nei posti dove ho lavorato, da PC Game Parade e Sprea, le riviste si reggevano sui lettori e non sugli investitori che facevano pubblicità.

Pape

Alberto, non dire cazzate pero’ adesso su e non siamo ipocriti

Io in PP facevo una rivista da solo in 20 giorni, Luca pure praticamente e guadagnavamo quello che abbiamo scritto

Con 4k 2 persone traducono DI CORSA 40 pagine a testa a 1340 euro netti e stanno pure zitti e il grafico se l’impagina alla stessa cifra

E non penso che sia fuori mercato o che per fare 40 pagine (splittando ipoteticamente il magazine a metà) sia una cifra di cui potrebbero lamentarsi

Il problema è se quei 4k diventano 500 euro da dividere per 10 e 3500 servono ad altro

Alberto… cosa vuoi che ti dica? io sono molto scettico che tu ti metta a dare stipendi a della gente senza guadagnarci nulla. Né posso credere che tu se ti prendi in mano GP, ti dedichi a tradurla rinunciando ad altri lavori. Al massimo, ci posso credere nel caso di GP, ma solo perché vuoi fare un dispetto ad Accordi 🙂

Per come sono abituato a lavorare io, una rivista ha almeno un paio di persone fisse che ci lavorano, stipendiate, più i collaboratori. Per tacer del grafico. E col piffero che 4.000 euro ti bastano per tutto. O meglio: ci starebbe dentro per la rivista dei trucchi, che copi e incolli da Internet, non per una rivista che vuole avere dei contenuti e non una serie di codici.

Pape

Ma Alberto te l’ho detto il perchè: noi abbiamo dei marchi nostri, siamo online

Della carta non ci poteva fregare di meno, specie nel momento del crollo di ogni cosa in edicola

Il ragionamento “aziendale” fatto è stato molto semplice: chi ci sta causando danni “collaterali” al business come fa? Strumentalizza cose non sue (tipo GP) e arriva dove non potrebbe

GP era lo strumento per presentarsi fuori e dire “sono EDGE”. E chi è che dice qualcosa, in UK, se ti presenti così?

Te lo rispiego: non solo non ci guadagnavamo ma avremmo integrato lo stipendio del grafico (già pagato, interno e socio) per seguirsi pure GP che in 2 traduttori a 1200 euro + iva si sarebbero TRADOTTI tutto

E Albe’, per come sei abituato tu non è la regola per forza di cose. Come ti dicevo io mi facevo una rivista da solo nel 2002 e l’ho fatto fino al 2006. Luca quasi. Oggi ne esiste almeno un’altra che non ha problemi di vendita che è fatta da 2 persone. E quando c’erano i collaboratori stavano a 8 euro a pagina in una casa editrice “vera” come eravamo noi all’epoca, comunque.

40 pagine a testa in 1 mese senza vincoli di tempo e presenza in ufficio a 1200 euro netti non e’ proprio opinabile che sia una grossa offerta, a prescindere. Si regge tranquillamente il carico, avendo la giusta remunerazione

Se poi ripeto, vogliamo guardare il singolo caso o i tariffari dell’ordine (che sono oggettivamente ridicoli), dove andiamo?

Alberto, appunto: non ci guadagnavi niente da GP a prenderla a quella cifra. Poi, capisco che ti potesse servire nel portfolio per tanti motivi, ma permettimi di mantenere il mio sano scetticismo.

Tolto questo, non capisco come fai a vantarti di aver lavorato in riviste che pagavano i collaboratori 8 euro a pagina e considerarla una casa editrice “vera”. Dei veri stronzi, direi io. I tariffari dell’ordine non sono ridicoli, e come dimostrano tantissime realtà, anche al di fuori dei videogiochi, sono cifre normalissime. Ovvio che devi puntare sui cavalli di razza e non su 1000 riviste che portano una manciata di euro l’una, come tendono a fare fin troppi editori.

Se tu paghi uno 8 euro a pagina (ma anche 20 euro ad articolo sul web) lo stai sfruttando, non c’è un cazzo d’altro da aggiungere.

Pape

Il problema, secondo me, è anche quest’idea di dover fare le riviste tradotte:)

Ma qui apriamo un discorso più ampio e non so se è il caso…

L’ho già spiegato altrove

Nessuno si permetta di toccare Silvestri che a correttezza e professionalità non ha proprio nulla da rimproverarsi

Stefano lavora su GS dopo aver avuto l’ok da Sprea. GS è una rivista trade non in concorrenza con nessuna testata Sprea e Stefano contrattualmente non avrebbe dovuto nemmeno chiedere il permesso a dirla tutta. Per essere chiari ha fatto PURE questo

Quello che è uscito riguardo Game Pro è uscito per bocca di persone come Mucchi. Quando la puzza di merda arriva al ventilatore, finiscono per sentirla tutti. Non tutti quelli che convivono con certe cose, hanno la faccia di starsene zitti e far finta che l’ambiente dove lavorano sia così sano come voglia sembrare. E certe cose girano, ci vogliono 5 minuti

Senza tirare dentro chi non c’entra niente e sa cosa sia essere professionali

Grazie

Però, insomma, ce le stiamo dicendo tutte in faccia, ma quanto vendeva Videogiochi ultimo periodo e quanto vendeva GamePro ultimo periodo non me l’ha detto nessuno…

@ gorman

Il primo caso è strano: non poteva essere “lavoravi bene e l’editore, che ti pagava poco, era contentissimo”?:)

Ma sono io che vedo offese ovunque, forse!

Comunque, c’è un terzo caso:

Lavoravo bene, in fretta, e anche se tu consideri “poco” quel che pagava l’editore, io guadagnavo “tanto” (per quell’età) con semplicità. Mi sono dato la possibilità di avviare una carriera nel mondo giornalistico, ho preso il patentino, ora ho concluso quell’attività e, grazie all’esperienza maturata in tanti anni, ne ho avviate altre.

Se poi Future (o chi per lei, all’epoca) mi avrebbe dato 50 mila lire a pagina per 100 traduzioni mensili… beh, peccato non essermi imbattuto prima in Future che in Play Press. Ma anche così non mi lamento. 🙂

… il caso che citi tu è il secondo da me menzionato. Lavoravi bene e prendevi pochi soldi. Che tu non ne avessi la percezione e a te sembrassero tanti, non cambia di una virgola il fatto che fossero pochi. All’interno di una rivista di ragionevole successo erano pochi.

Quindi, sì, le offese le vedi tu. Perché ho espressamente citato il caso in cui non lavoravi bene, ma lavoravi, e quello in cui lavoravi bene, ed eri sfruttato. Con il tuo benestare, per carità.

Hai ragione, scusa:)

Il fatto è che entrambi i punti sono negativi: nel primo lavoro male, nel secondo sono sfruttato. Praticamente, sono un coglione comunque. E’ questo tentativo sillogismo che non mi piace.

Io continuo a vedere come più realistica l’ipotesi “hai fatto gavetta, guadagnandoti bene da vivere, facendo un lavoro che ti piaceva e garantendoti la possibilità di avviare una professione”. Mi sembrano meno realistici i 5 milioni al mese guadagnati traducendo per Future, scusami. Se hai esempi, riportameli pure, per carità!

Comunque, quello di cui sono stato “vittima” a 19 anni non mi sembra sfruttamento:) Lavorare gratis è sfruttamento, lavorare poco e guadagnare tutto sommato bene, no.

Purtroppo il blog mostra la corda nel reggere il filo di una discussione come si deve… Ci provo.

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eldacar scrive:
“E Albe’, per come sei abituato tu non è la regola per forza di cose. Come ti dicevo io mi facevo una rivista da solo nel 2002 e l’ho fatto fino al 2006. Luca quasi. Oggi ne esiste almeno un’altra che non ha problemi di vendita che è fatta da 2 persone. E quando c’erano i collaboratori stavano a 8 euro a pagina in una casa editrice “vera” come eravamo noi all’epoca, comunque.”
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Non riesco bene a capire questa insistenza nel difendere un modello di business che, comunque la si voglia mettere, partiva dal presupposto di pagare così poco i collaboratori. Sembra quasi che a pagare bene i collaboratori si sia dei cretini. Il mercato non diceva questo…

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eldacar scrive:
“40 pagine a testa in 1 mese senza vincoli di tempo e presenza in ufficio a 1200 euro netti non e’ proprio opinabile che sia una grossa offerta, a prescindere. Si regge tranquillamente il carico, avendo la giusta remunerazione

Se poi ripeto, vogliamo guardare il singolo caso o i tariffari dell’ordine (che sono oggettivamente ridicoli), dove andiamo?”
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Andiamo in una direzione che non esclude automaticamente che chiunque abbia una famiglia a carico debba lasciare il mercato, indipendentemente da qualità ed esperienza che può offrire, oppure accettare di fare la fame e barcamenarsi come capita.

E lo ripeto: se non avessi avuto sotto gli occhi la prova che era fattibile, non starei nemmeno qui a scrivere.

Era fattibile. Lo è ancora?

Se sì, molto bene. Aspettiamo che il mercato dia segni di miglioramento e i professionisti migliori, forse, potranno riuscire a guadagnare 100 euro a pagina scrivendo di videogiochi.

Credo che nessuno possa dolersene:)

Luca, certo che è fattibile. Viene tuttora fatto. Su GMC non pagheremo 100 euro a pagina, ma nemmeno 8 euro. E nemmeno 20.Ovvio che se si pretende di tenere in piedi una rivista che genera utili ridicoli sulla pelle dei collaboratori, non si va avanti.

Hai detto una cosa molto intelligente qualche post fa: non c’è spazio per tutti. Non tutte le riviste possono campare, né tutti i siti. E se devono campare pagando 8 euro a pagina, meglio che chiudano per come la vedo io, fosse solo per salvare qualche albero ^_^

Pape

Andrea, non ci siamo capiti: io non ho detto che non è provato e fattibile

Ho detto solo che non è la regola, che va tenuto conto dei momenti, del mercato e di un sacco di altre cose e che non va fatto di tutta l’erba un fascio

Quando ho cominciato in PlayPress prendevo 1100 Euro eppure avrei lavorato gratis

Il problema è che 5 anni dopo ne prendevo 1300 e come diceva qualcuno, l’unica cosa aumentata sono stati gli oneri ma non gli onori, le rotture di cazzo e la pecunia

Non sto difendendo nessun modello di business costruito sul “paghiamo poco”. Sto solo dicendo che “paghiamo il giusto” non è necessariamente quello che succedeva in Future e che per me persona X 1200 Euro netti per tradurmi 40 pagine, potrebbero anche essere la cifra giusta senza dovermi per forza dire che mi sfruttano o che sono un pirla ad accettare

Tutto qui

Alberto, penso che il problema siano i soldi ai collaboratori, non certo i rispettabili 1200 euro al traduttore (anche se 40 pagine proprio poche non sono… sai quali sono le tariffe ufficiali dei traduttori?). Quanto li paghi i tuoi collaboratori per un pezzo su Eurogamer?

Pape

Siete riusciti a farmi essere d’accordo con Alberto Belli! Vi assicuro che non è un compito semplice:)

Io 40 pagine di traduzioni sui VG me le faccio in 4 giorni. Se per 4 giorni di lavoro qualcuno mi dà 1200 euro netti, io non solo accetto, ma lo invito pure a pranzo tutte le domeniche (e cucino bene eh!).

Le faccio male e l’editore si accontenta perché paga poco? Le faccio bene e sono un pirla perché mi lascio “sfruttare”? Ai posteri l’ardua sentenza…

Luca, contentissimo tu. Rimane il fato che sono pochini 1200 euro per tradurre 40 pagine, soprattutto se ci devi pagare sopra le tasse. Anche se ci metti poco a farlo.
Ora, se mi dessero 500.000 euro all’anno per sostituire Fisichella sulla Ferrari sarei felicissimo: guiderei una F1 e prenderei tanti soldi. Però sarebbe una presa in giro, perché il minimo sindacale per un pilota è ben superiore alla “miseria” di mezzo milione di euro.

Pape

“E quantomeno chieda scusa a tutti.”

Da giorni ho cercato di capire, chiedendo delucidazioni a destra e a manca (ringrazio lui sa chi per il piacevolissimo scambio di mail), cercando di non far parlare l’affetto per certe persone che mi avevano accompagnato in questo viaggio “editorialudico”.

Affetto che mi faceva dire “ma no cazzo, non posso crederci, lui combatteva per i videogiochi per far si che vengano riconosciuti e bla bla bla”.

Eh no. Adesso le scuse sono il MINIMO.
Io combatto seriamente ogni giorno. Educo padri e madri che vengono nel mio negozio sulla cultura del videogioco, e fanculo, faccio un CAZZO DI OTTIMO LAVORO.

Mi sento offeso e pestato duro.

Mi dispiace, molti ci sono rimasti male, io per primo quando me ne sono reso conto. E’ giusto però che queste cose si sappiano. 🙂

@pape

Vantarmi? La casa editrice era PlayPress che per un certo periodo di tempo ha retto botta a Future (almeno questi i dati che circolavano) vendendo tanto e portando a casa tanti soldini. Mi sono vantato? Quando?

Ho detto solo che i collaboratori (che per XBM gestivo io), prendevano quella cifra. E la cifra era uguale anche per tutte le altre testate, da OPM a GR

Comunque…vogliamo fare un gruppo da qualche parte (direi Eurogamer ma poi Zzave se la prende per i banner) e continuare li?

Non ci sto capendo più un cazzo e mi perdo 3/4 dei pezzi

Appunto: dico che quella cifra era vergognosa. Non che fosse colpa tua. Ora spero che, da editore, tu abbia imparato la lezione. Li paghi bene i tuoi collaboratori per i loro articoli?

Per il resto concordo: non si capisce nulla ormai ^_^

Pape

Eldacar (uso il nick che senno’ qua chi legge rischia di non capir più nulla),non ho detto che, a quelle cifre si è pirla ad accettare. Parlavo con Signorini, che citava 100 pagine per un milione e mezzo. E comunque non gli ho dato del pirla. Ma affermo con forza che sì, in quel modo era sfruttato.

Secondo me, IMO, IMHO… aggiungete gli acronimi che vi piacciono. Vi regalo anche qualche smile 🙂 😉 😀

Ma per me era sfruttato.

Ma va bene, per carità.

Secondo te ero sfruttato e per quello che facevo avrei dovuto guadagnare 4 volte tanto. A me che un 19enne senza esperienza guadagni 5 milioni al mese lavorando 10 giorni in tutto pare irrealistico… poi chi legge e conosce si farà un’idea, no?

Un solo appunto: detto così sembra che chi lavorava per Future navigasse nell’oro. Un paio di palle. Gli stipendi erano e sono normalissimi (oltre che fermi da milioni di anni… superminimi assorbibile, lo chiamano), per gli assunti. Stiamo parlando dei collaboratori esterni.

Pape

“Luca, certo che è fattibile. Viene tuttora fatto. Su GMC non pagheremo 100 euro a pagina, ma nemmeno 8 euro. E nemmeno 20.”

Scusate, ma chi è che paga 8 euro a pagina per un pezzo? Nemmeno Play Media, che paga il quadruplo ai collaboratori “doc”.

Lo diceva Belli, che 8 euro a pagina era il tariffario di Playpress.
E io so che il tariffario attuale di alcuni siti è 20 euro a pezzo…

Pape

Quelle cifre (e anche superiori) erano pagate per le traduzioni, non per gli articoli originali.

Non fatemi difendere PMC, eh, ma neanche diffondere cose sbagliate… 🙂

Sui siti: sì, confermo. Ma i siti sono ancora un altro mondo, a mio modo di vedere.

Si ovvio che erano per le traduzioni, gli articoli originali li scrivevo io in redazione ovviamente

Poi se vogliamo parlare di siti e riviste, vi do una dritta fantastica

La carta, campa di adv solo e sempre in funzione del fatto che il PR/azienda, preferisce fare una cover e 1 pagina su un magazine da 3000 copie, piuttosto che 1 banner su un sito da 80.000 unici a settimana

semplicemente perchè quando fai il report al partner estero per cui investi, “Ufficiale” vale più di sito X solo perchè “Ufficiale” li significa una determinata cosa, determinati volumi, determinata autorevolezza

La prima cosa che ho fatto “di la” è stata tagliare un sacco di soldi alla carta, visto che allo stesso prezzo di una pagina sul magazine che vende di più, ci faccio una settimana di banner dove mi vedono 4 volte tanto

Purtroppo questa semplicissima regola, pare non capirla nessuno. Ancora sento di riviste che vendono “decine di migliaia di copie”

Ma dove?

Eldacar, perdonami ma non ho ancora capito. Riesci a rispondermi a queste domande senza essere vago?

1 – è stato Stefano Silvestri a dirti la storia dell’IBAN? Da quanto emerso in un’altra discussione, ne erano a conoscenza in quattro, oltre ad Accordi.
2 – i dati del venduto di GamePro, di 3k, chi te li ha forniti? Se sono pubblici, dove posso consultari?
3 – quanto pagate un vostro collaboratore a pezzo?
4 – quanto pagano le riviste, a pezzo?
5 – sei sicuro che non ci sia conflitto di interessi tra un sito “trade” e un’intera azienda? Io non ne so molto, quindi mi rimetto a quanto dirai tu o gorman, che non mi sembra proprio uno stupido in questo settore.

1. no, nulla è arrivato da Sprea, mai e se fossero in 4 o in 12 a sapere le cose, non mi interessa
2. non sono pubblici. Avendo gestito l’adv di Leader dal 2006 al 2008 e deciso chi prendeva soldi da Leader, i dati di venduto li chiedevo e me li mandavano. GP stava sotto i 4k da un bel pezzo. Per chiudere, ragionevolmente e in base alla mia esperienza, si deve scendere sotto i 3500. E la rivista può essere solo che calata in 12 mesi, vista anche la crisi contingente di tutto il mondo e del settore
3. dipende dai collaboratori. Ivan Fulco prende di più per scrivere di meno rispetto a Davide Persiani, per ovvi motivi. C’è chi guadagna 85 Euro a pezzo e chi ne prende 30. Nessuno ha obblighi di tempo, obbligo di presenza o stronzate varie. Ogni cosa è rimborsata e tutto funziona come in una struttura vera, con l’unica differenza che si tratta di una start up. Noi non abbiamo ex scontenti e incazzati, al massimo gente che dopo un anno di sangue (di tutti) ora è stata messa dentro (come Davide Persiani, per esempio), senza comunque sottostare a vincoli che non stanno in cielo e in terra (come le esclusive che altri hanno pure il coraggio di chiedere in nome della gloria sempiterna)
4. dipende dalla rivista. Su Il Messagero per 1300 caratteri prendevo 120 Euro (20 minuti di lavoro). Con Edizioni Master 28 Euro a cartella o giù di li (non ricordo). Se non avessi cominciato in PP
5. se lo dice l’azienda che da l’ok, direi proprio di no. specie se lo dice a un consulente a P.I. che può fare il cazzo che vuole, a prescindere. il trade e il consumer sono due mondi differenti. EDGE ti pare uguale a GamesIndustry?

Edit di Zave: Abbelli, e non spammare sul mio blog porca eva. 😀 Lo sanno tutti qua che esiste il “tuo” sito, se vogliono, si spostano di là. Io di dare dei link a EG proprio non ho voglia. A meno di non essere pagato: sono apertissimo a questa soluzione.

Io su Eurogamer non mi ci sposto neanche se mi paghi:D

Così, per quella solita simpatia/antipatia personale che abbiamo da sempre:D

Luca, contentissimo tu. Rimane il fato che sono pochini 1200 euro per tradurre 40 pagine, soprattutto se ci devi pagare sopra le tasse. Anche se ci metti poco a farlo.
Ora, se mi dessero 500.000 euro all’anno per sostituire Fisichella sulla Ferrari sarei felicissimo: guiderei una F1 e prenderei tanti soldi. Però sarebbe una presa in giro, perché il minimo sindacale per un pilota è ben superiore alla “miseria” di mezzo milione di euro.

Pape

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Beh… possiamo girarci intorno quanto vogliamo. Secondo me 30 euro a pagina per tradurre un articolo sui videogiochi, che è una cosa che se hai tutte le dita e conosci l’inglese ci vuole mezz’ora (un’ora, tiè!) a fare, non sono affatto una cifra irrisoria.

Forse sono strano io, forse “lavoro male” e mi accontento di poco, non so che dirvi.

Qualcuno, per favore, mi riporta la sua esperienza di traduttore per riviste di VG che guadagna 2500 euro al mese traducendo 50 pagine?

Impossibile ovviamente

Ripeto: continuiamo a sovrapporre 200 cose che non c’entrano una mazza per me, tutte giuste e sbagliate, a seconda del momento, del contesto e di un sacco di altre cose

Su alcune credo che discutere però sia veramente, boh, impossibile?

Scusa Luca, poi non torno più sull’argomento… però io ho sempre fatto riferimento al tuo milione e mezzo per cento pagine. Fra quello e 2.500 Euro per 50 pagine… ci saranno delle vie di mezzo oppure no?

Facciamo un gioco al contrario

In base all’esperienza di ognuno, oggi, uno che scrive di videogiochi e comincia ora, quanto dovrebbe prendere per un pezzo one shot?

Da esterno fisso?

Da interno assunto?

Pezzo diciamo di due pagine, 7000 caratteri (2 ore di lavoro a esagerare?)

Beh, scusate… se 30 euro per pagina di traduzione sono pochi (come dice Pape), allora mi viene da pensare che una cifra decorosa parta da almeno 50. E 50×50=2.500.

Il mio milione e mezzo era 10 anni fa, nel 1999: io ero un ragazzino e mi stava bene (più che bene!). Certo, oggi non accetterei 7,5 euro a pagina:)

Ma questo, sia chiaro, detto senza alcun intento polemico. Non ce l’ho con nessuno, solo non mi piace sentirmi dire che sono stato “sfruttato” quando non è così:)

No Luca, parlavo del milione e mezzo per la rivista intera, non dei 30 euro a pagina attuali. Mi sa che la struttura del blog sta rendendo veramente complicato capire a cosa facciamo riferimento ^_^

Pape

Epperò, perdonami, però se ti dico che sei stato sfruttato non è che lo faccia per insultarti. Qui siamo al ribaltamento delle parti, cioè tu parti dal presupposto che per me chi viene sfruttato sia il colpevole e non la vittima.

Non è così, ma proprio per niente.

Con 100 pagine redazionali ci si fa una rivista in edicola. PlayPress ne aveva diverse, qualcuna vendeva bene, diverse altre non tanto. Ma abbastanza comunque da far sì che un milione e mezzo per coprire 100 pagine fossero una miseria.

Se vuoi credermi, credimi. Altrimenti come se niente fosse, io sto in pace uguale. Che se mi interessassero davvero solo i soldi, in questo momento dovrei essere la persona più felice del mondo.

Se il gioco te lo sei seguito per bene, ci metti anche di meno

Per scrivere 3500 caratteri ci metto 40 minuti a esagerare, mettendo dentro gli assets e sistemando i tag

Questo vale per me ovviamente, che generalmente gli articoli me li scrivo prima in testa e magari perdo 3 ore sul divano nel buio totale, poi mi prende la fregola e parto a razzo

E’ chiaro che non si puo’ misurare con un dato certo il timing ma per me, se uno per fare 7000k con un gioco che conosce e ha provato ci mette 2 ore e passa, è un grosso problema

Rifacciamo, con un esempio pratico:

Ti invitano al press tour, non spendi una lira, ti si rimborsa qualsiasi cosa chi ti ha invitato non ti ha rimborsato. Ok? Sei sereno?

Bene. Hai passato X tempo davanti al gioco, hai domandato hai fatto quello che dovevi.

Ora, se il tempo che POI ti serve per scrivere quello che hai visto è più di 2 ore per 7000k, lascia perdere.

Più chiaro così?

Elda, ma andare a un press tour è un lavoro. Vuol dire stare lontano da casa e famiglia. E sebbene sia divertente, è sempre parte di un lavoro che non puoi limitare alla stesura dell’articolo, ché a questo punto ti dico che me lo scrivo sull’aereo al ritorno e non ci ho messo nemmeno un minuto del mio tempo.

Pape

Beh, qui mi accodo: 7000 caratteri in 2 ore, specialmente se devi combattere anche con il panel per l’immissione online, puoi buttarli giù solo se sei lanciatissimo, conosci alla perfezione quello di cui devi parlare ecc ecc. Ma per giungere a questa condizione c’è una fase che fa comunque parte del LAVORO giornalistico (anzi, ne è la componente essenziale, direi) e deve essere retribuita.

Che vogliamo fare come PMC, che misura la prestazione solo in base a quante pagine sforni, e se passi più di 3 ore col joypad in mano per una recensione ti guardano male perché “stai perdendo tempo”?

A me l’OdG ha integrato tutti e 3000 i viaggi che ho fatto in 5 anni di PP, perchè collezionavo i biglietti aerei e potevo dimostrare che ero “in trasferta”

Ma il discorso è il solito: hai perfettamente ragione e non c’è una sega da dire ma ritorniamo al discorso di prima…quando tu vai a un press tour da assunto ti danno di più?

Il problema non era quando mi rimborsavano tutto, ero felice, viaggiavo. Il problema in PP è stato quando, chiedendo un aumento che non c’entrava con il resto, mi rispondevano “ao, ma vai 2 giorni in Canada in Ubi e poi una settimana a Edimburgo con Activision, che altro vuoi?”

Ti sembra uguale?

Non mi ricordo come funzionava, forse Luca può aiutarmi: le trasferte giù non ce le pagavano neanche finchè quando tutti cominciarono a rifiutarsi, si arrivò a 3 ore di straordinario segnate, pure se stavi in Azerbaijan

Alberto, è una storia lunga e non vedo il vantaggio di ricostruirla:)

Comunque, per me la follia maggiore era svegliarsi alle 4 per stare all’areoporto alle 6, prendere l’aereo per Londra, farsi una giornata di eventi/presentazioni/interviste, tornare a Heathrow alle 18, raggiungere Fiumicino alle 24:00 ora locale, tornare a casa all’1 e il giorno dopo dover essere freschi alle 9 in redazione per buttare giù il pezzo… e mica solo per una rivista.

Non dico che voglio chissà quanto di straordinario, ma se mi fate arrivare in redazione a mezzogiorno senza rompere le palle, magari capisco anche quello che scrivo XD

Tanto per sviluppare il discorso, una volta leggevo un articolo, non ricordo neanche se italiano o inglese, che nel succo diceva più o meno questo:

‘Un “professionista” non viene pagato per ciò che fa, ma per ciò che sa.’

Insomma, l’aspetto caratterizzante di chi fa il nostro lavoro non dovrebbe essere QUANTO scrive, ma COSA scrive e COME lo fa. Il fatto che si misuri tutto in base a caratteri/cartelle/pagine per certi versi è fuorviante. Ci sono articoli di 2 pagine che necessitano di una grande ricerca per essere redatti, e articoli più lunghi che si scrivono con maggiore semplicità.

Sarebbe bello veder riconosciuto il lavoro che c’è a monte della stesura di un articolo, quello che avviene nella testa del giornalista, e non semplicemente quello fatto sulla tastiera.

Ecco, questo sì:)

Hai ragione da vendere Luca, ma se nel settore del giornalismo “vero” questo accade (per una grossa firma ci si scanna), nel campo dei videogiochi ancora non accade. Da noi non esiste nemmeno il concetto di freelance, di giornalista che va per i cazzi suoi agli eventi e poi vende il pezzo al miglior offerente. Anzi: se provi a lavorare per una rivista delle concorrenza (come collaboratore, non da assunto, intendo) magari ti lasciano pure a casa.

E il freelance chi lo potrebbe fare? I PR parlano con le riviste/siti, non con i freelance, al contrario di quanto accade col giornalismo “vero”.

E per farvi notare quanto sia ridicola la situazione italiana, sapete chi sono stati gli unici italiani a vedere Natal quando è stato presentato? Quelli di Xbox Ufficiale? COl piffero: i “geni” di MS hanno preferito invitare Gazzetta e Repubblica a vedere l’evento, non certo la rivista ufficiale della 360. Questo è come siamo visti dalle aziende, signori. Ed è sconfortante-

Pape

Albe’, non è vero

I freelance ci sono, magari non li conosci. Certo non è un concetto chiaro come per la generalista ma ci sono e i pezzi li vendono e come. Il problema è che non esiste il freelance della specializzata per ovvi motivi. Il freelance appartiene alla generalista

Il discorso se provi a lavorare con la concorrenza ti sego” poi non si può sentire, al solito. Non generalizziamo. Se sei assunto, chiaro che sei vincolato. Se sei freelance e qualcuno ti impone l’esclusiva te la paga di più e se vogliamo parlare di questo, sempre verso “certe” realtà bisogna sterzare

Non dicono tutti queste cazzate, non è vero.

Quando è stato presentato Natal c’era pure Eurogamer poi insieme agli inglesi. E pure a sedere con Miyamoto (ed è comunque sconfortante, ci sarebbe dovuta essere OXM oggettivamente, vedi un po’)

Non parliamo di “esclusive” guarda:D Ci sono aziende che pretendono di darti 2 lire e non sono: devi anche lavorare solo per loro, altrimenti niente.

Purtroppo, il discorso è sempre lo stesso: questo può avvenire in un mercato che non va. Se il mercato andasse, a chi ti fa una proposta del genere risponderesti “ma vaffanculo” e andresti a rivolgerti a qualcuno di più serio. Quando la gente più seria però non c’è, cosa fai? O chini la testa oppure sfoderi l’ascia bipenne, spacchi tutto e perdi pure quelle due lire che potevi guadagnare.

L’editore, direi.

Se è serio, onesto, investe sulla qualità e ha una visione lungimirante.

Magari sbaglio però, eh. Il mio lavoro è fare il giornalista, non l’editore.

E torniamo al discorso di base. Quindi è in mano tutto all’editore? Quindi chi decide chi sfrutta chi, se lo sfrutta? Future perchè ha sempre pagato meglio di tutti, avvicinandosi ai listini del tariffario?

Siamo da punto a capo

Io non conosco il mondo della carta stampata, ma leggendo quando sopra (a strappi) vorrei solo dirvi che i praticanti negli studi legali spesso non vedono una lira per 2 anni, se non qualche rimborso. Idem quelli dei commercialisti.
L’iter ti porta quasi a farti pensare che sei TU che dovresti pagare lo Studio per l’opportunità che ti da.
E per arrivare a fare ciò hai già una laurea e spesso un master alle spalle e non 16/20 anni e tanta passione.
Detto ciò, concordo che non si possa vivere di aria.
Ma penso anche che ognuno debba investire, spesso sacrificandosi, su sè stesso.
Fatto ciò, l’esperienza accumulata poi ripaga.
Vedo Ale Mucchi che il lavoro l’ha trovato subito da un altro editore. Senza l’esperienza fatta con GP il suo Curriculum non sarebbe stato lo stesso.
Il mondo è un po’ tutto uguale, non è solo l’editoria che è così.
Ogni lavoro professionale al giorno d’oggi è così.
e tornando sulle professioni (avv, dott. comm) mi pare giusto evidenziare che come praticanti si fanno lavori dalla A alla Z che rendono ai datori di lavoro svariati biglietti da 500 euro..e non stipendi base

Federico, non fa una piega ma permettimi:

****Vedo Ale Mucchi che il lavoro l’ha trovato subito da un altro editore. Senza l’esperienza fatta con GP il suo Curriculum non sarebbe stato lo stess***

Magari sarebbe stato meglio. Magari non avrebbe perso tempo e denaro avendo le stesse possibilità se non maggiori da un’altra parte. Questo proprio non puoi saperlo

Federico: si chiama tirocinio ed esiste per legge. E dopo, hai l’abilitazione. Sulle riviste di VG nessuno ti fa lavorare per due anni come praticante per farti sostenere l’esame da professionista. è una differenza non da poco. Se Accordi avesse fatto fare il tirocinio a tutti i suoi collaboratori, niente da dire. Ma non gli faceva nemmeno firmare i pezzi, forse per paura che l’ordine andasse a rompergli il culo.

Pape

Questo onestamente non lo credo. Ho sempre trovato “brutte” le riviste mezze firmate e mezze no e credo ci sia una coerenza editoriale dietro a questa scelta. Anche perchè io avrei paura di ben altre cose relativamente a possibili rotture di culo, altro che l’OdG

E poi hai appena equiparato il tirocinio per legge allo scrivere per il tesserino. Quindi basta quello, alla faccia di tutto quello che abbiamo scritto fino ad ora?

Chi firma 2 anni per una testata in fondo, poi può prendere il tesserino da pubblicista (che alla fine ha gli stessi diritti/agevolazioni del professionista, tranne il collocamento automatico in caso di disoccupazione forzata)

NOn parlavo del tesserino da pubblicista, ma dell’essere assunti da apprendisti per diventare giornalisti veri. E no, col tesserino da pubblicista non fai tutto: non puoi essere assunto in una redazione, per esempio (che poi siano assunti anche i non giornalisti, come grafici o altro, è un discorso differente, che ritorna alla solita italietta delle leggi non rispettate). Un pubblicista è uno che nella vita fa un lavoro e in più collabora ai giornali. Un giornalista è… un giornalista, che vive del suo mestiere di giornalista.

Pape

Ma il problema infatti torna all’OdG Albe’

Noi da pubblicisti eravamo belli che assunti e ci sono professionisti che una redazione, in vita loro, non l’hanno mai vista e mai la vedranno

E’ la vecchia storia degli ordini professionali del resto, che è un casino

Tu il tesserino non ce l’hai, ma sei un giornalista dio bono. Quello fai. Ti alzi, vai in redazione, scrivi, vivi di quello

Lo status, non il tesserino, dovrebbe dartelo quello che fai, questo dovrebbe essere il punto di partenza

Se pago le bollette vendendo quadri, faccio il pittore, pochi cazzi

E via dicendo

Incredibile, siamo d’accordo ^_^.
Ma per quanto hai raggggione, il mondo funziona diversamente, indipendentemente dalle leggi. E se cerchi di far valere il diritto, spengono il giocattolo, ché gli costa troppo. O tu assumi dei giornalisti e li paghi come tali? Sarebbe bello se lo facessi, no? ^_^

Pape

E’ quello dove io, tanti mi auguro, vogliono arrivare. C’e’ chi è corretto e chi non è corretto, pochi cazzi pure li. E’ la famosa attitude di cui si parlava in questi giorni

Tenendo conto, al solito, del contesto, andiamo per gradi: elimiamo i macro problemi, il resto si sistemerà da se. Invece qui tutti sullo stesso piano e tutti a fanculo: buoni, cattivi, corretti, scorretti, professionisti, cialtroni

E cazzo, no

Quello dico

Fede, GP non ha niente a che fare con la mia attuale posizione che è la stessa che occupavo prima di passare in Idraediting (anzi è meglio, dato che col tempo la realtà è molto maturata).
Sono stato richiamato in tempi lampo perché sapevano già come lavoro, non per i trascorsi su Gamepro.

Il tuo discorso poi vale quando è tutto messo nero su bianco, come ho già scritto Marco usa il timore reverenziale che i ragazzi hanno nei suoi confronti e porta il rapporto a livello di “fiducia” ed “entusiasmo”. A me è stato detto che perché non ho pagato i 10 Euro di AYOMI era mancata la fiducia… vedi te. 😉

Plucc – Achievement unlocked
“Sei arrivato a leggere fin qui e ancora non sei svenuto”

(Chi parte ora dall’inizio se lo merita!!)

Entro nel discorso solo ora dopo aver letto i mille papiri che vi siete scambiati fino a questo momento. Al di là del fatto che dubito che tutto questo scrivere finirà col portare da qualche parte (perché tanto non cambierà una virgola, a livello di mercato), mi sono deciso a intervenire perché qualcuno ha iniziato a parlare dei Press Tour come si faceva in Playmedia. “Ti vai a divertire, quindi non te lo paghiamo”. Negli ultimi mesi era questo l’andazzo preso in quell’azienda, col risultato che la maggior parte delle persone si rifiutava di andare a lavorare gratis. Personalmente ho fatto anche un paio di viaggi che comprendevano il Sabato e la Domenica, giorni in cui ho regolarmente lavorato senza vedere una lira. Non dico lo straordinario (sacrosanto), ma nemmeno la paga base per le 8 ore di lavoro. Io mi allontanavo da casa, lasciavo mia moglie da sola, non potevo vivere la mia vita extra-lavorativa, e dovevo anche sentirmi fortunato perché andavo a divertirmi. Questo era il modo di pensare di PlayMedia Company.

Eldacar è dall’altra parte della barricata e al momento ha i problemi di un editore, quindi ovviamente porta l’acqua al proprio mulino, ma credo che per un articolo di due pagine (7000 battute) si possa tranquillamente partire da 40 euro a pagina. Soprattutto se si parla di una firma conosciuta, che ha una certa esperienza e che, magari, ha la fiducia dei lettori (cosa che un nome completamente nuovo deve conquistare col tempo). Voglio dire…l’esperienza conterà pure qualcosa, no?

Porto qui la mia esperienza attuale, visto che nel post PlayMedia ho iniziato a scrivere un po’ ovunque. Lo faccio per mantenermi attivo nel settore e per sondare un mercato diverso da quello che ho conosciuto fino a questo momento. Finora ho trovato di tutto: 3 euro a news (inserita nel control panel del sito, ma con un pesante lavoro di ricerca e l’impossibilità di allentare un attimo il sabato e la domenica), 20 euro a recensione (8000 caratteri inseriti nel control panel, e con tutto il tempo necessario alla prova del gioco in questione), 10 euro netti per un articolo di 3500 caratteri (con pagamento cumulativo di 200 euro alla ventesima pagina, ma senza l’inserimento del pezzo nel sito), 25 euro per una recensione di 8000 caratteri (inserita nel sito tramite il control panel).

In tutti i casi, in alcuni più di altri, si tratta di cifre irrisorie. Soprattutto quando si parla di articoli che necessitano, nella maggior parte dei casi , supervisioni minime.

Ciao a tutti, comunque 😀 Conosco la maggior parte delle persone che partecipano alla discussione e mi fa piacere leggerle dopo tanto tempo 🙂

L’esperienza la misuri in tanti modi, sempre in base al contesto

Se chi ha più esperienza di te, non va oltre un tot perchè il mercato dice che non si può e tutti sono allineati nel momento X, tu come pretendi di prendere di più?

Cioè boh. In base a questo ragionamento, visto la gente che qui ci sta postando, più o meno con qualche anno di esperienza tutti quanti, anche in ruoli di responsabilità, dovremmo essere tutti miliardari cazzo ma non funziona così (magari lo fossimo) e più di cercare di mettere in moto cose cagando sangue, affinchè ci si arrivi a quel momento, bisogna pur cominciare

E il punto di inizio IMHO non può essere com’era Future. Non vuol dire una sega, perdonatemi

“E il punto di inizio IMHO non può essere com’era Future. Non vuol dire una sega, perdonatemi”

Certo che no. Ma nemmeno può essere che arrivi tu, trasformato in editore, e vieni a dire che le tabelle dell’OdG sono delle cazzate. Certo, devi sborsarli tu i soldi, ovvio che ti ruga. Se li dovessi ricevere, magari la vedresti diversamente. O ti faceva piacere essere pagato meno di quanto avresti dovuto e – soprattutto – subirti la beffa di ricevere il tesserino sfigato quanto magari ti spettava quello “vero”?

Passando al discorso firme, come dice Mattia, ma perché Fulco, o Paglianti o chi vuoi degli “anziani” dovrebbe prendere, a parità di lavoro, più soldi di Mucchi o dell’ultimo arrivato nel settore? Non è che se uno di questi nomi si sposta su un sito/rivista questi ci guadagna in visibilità. Non si chiamiano Montanelli o Biagi, che basta il loro nome per vendere un giornale.

Poi, detto questo, se considerati i miei 3 lustri di esperienza vuoi farmi scrivere per EG e mi dai il doppio di quanto mi offreSprea, accetto di corsa 😛

Pape

Le tabelle dell’OdG sono cazzate perchè non stanno in ciele e in terra, neppure parlando di realtà giornalistiche che a quelle dei videogiochi gli cagano in petto con indifferenza

A me non ruga una sega, guadagno circa 25000 euro meno dell’anno scorso e sono quello che lavora più di tutti. Non mi pago per quanto sono esperto, per il fatto che ho il tesserino, per il fatto che sono il direttore editoriale e per il fatto che ci metto il tesserino

Mi sto sfruttando? No, sto cercando di arrivare cagando sangue, dove è arrivata gente che ha cagato sangue, consentendoti poi, a te proprio, di avere il culo comodo sulla sedia con un bel contratto

Se fossi in Sardegna a non fare una cippa prendendo 5k al mese come dice l’OdG, il discorso sarebbe un filo diverso

Non vorrei esagerare poi, ma Fulco nei videogiochi, come Paolo, Andrea e qualche altro, piuttosto che Albini sono ESATTAMENTE come Biagi o Montanelli nei rispettivi settori di competenza

A voi continua a sfuggire, ripeto, il contesto.

🙂

Elda, ma non diciamo cazzate. Ci sono realtà e realtà, nei videogiochi e fuori. Chiedi quanto è pagata una pagina su Focus. O su Jack O su Auto Mese. O su Quattroruote. E vedrai che la gente seria le tabelle le rispetta eccome.

E il tesserino che tanto critichi non è un cazzo di foglio che ti fa entrare gratis al cinema: è quello che ti obbliga a seguire una deontologia, e di contro ti para il culo da certi editori mentecatti che pretendono di farti dire quello che vuole l’inserzionista e non quello che vuoi.

Con tutto il rispetto per Gorman, Fulco e chi altri, io non credo che se si spostano loro su una rivista, maree di lettori li seguano. Penso che la maggior parte della gente che leggeva SuperConsole manco sappia chi cazzo è Fulco, né dove scrive ora. Se Montanelli era pagato più di quanto indicavano le tabelle, era perché se lo contendevano fior di giornali. Quando hanno licenziato Gorman, non mi sembra che gli altri editori abbiano fatto a gara per pigliarselo. E – ripeto – non perché Gorman è un cretino, ma semplicemente perché in questo settore la firma non conta una mazza. Certo, la professionalità conta,ma questo lo sappiamo noi che ci lavoriamo, ai lettori non mi sembra interessi tanto.

Poi, prima di pagare per “l’anzianità”, iniziamo a rispettare le tabelle.

Ah… io il mio “comodo contratto” ce l’ho perché ho lavorato con gente onesta, non con gente che faceva il PR e contemporaneamente il direttore editoriale di un portale.

Con gente che pagava i collaboratori quasi come le tabelle dell’OdG indicano, non con editori improvvisati che pagano 20 euro al pezzo. Con gente che lottava per farci avere quel cazzo di tesserino, ma che si scontrava con degli CEO del cazzo.

Con gente che è stata licenziata e che questo settore poi non ha minimamente cercato, nemmeno la gente che dice che bisogna pagare firma e anzianità.

Abbbbellli…. basta cazzate.

Pape

Ripeto:
Abbelli, e non spammare sul mio blog porca eva. 😀 Lo sanno tutti qua che esiste il “tuo” sito, se vogliono, si spostano di là. Io di dare dei link a EG proprio non ho voglia. A meno di non essere pagato: sono apertissimo a questa soluzione.

A me sinceramente sfugge perché Ivan Fulco dovrebbe prendere 8 e un altro collaboratore dovrebbe prendere 3. Senza voler minimamente offendere Ivan Fulco. A parità di tipologia di articolo e caratteri, se uno “va bene” per scrivere su una rivista/sito, va bene. Per come la vedo io non è che uno “va più bene” di un altro e prende più soldi. Poi ognuno è libero di dire “no, io lavoro già con X editori/riviste e quello che mi offri non è sufficiente”, e tutti amici. Ma ovviamente qui si discute di modi di fare e non di legittimità, onestà, moralità, etc.

Però parliamo anche di credibilità e capacità (lessicale, intellettuale, culturale..). Lo stesso motivo per sarei ben disposto a spendere 7 euro nel vedere un film di Kitano ma meno propenso a scialaquarne altrettanti per l’ultimo di Martinelli, toh.. O parliamo essenzialmente di visibilità, per cui l’opinione redatta da una firma di prestigio guadagna maggiore peso rispetto all’ultimo arrivato. Del resto, se a scoprire gli altarini non fossero stati Mattia Ravanelli/Andrea Minini Saldini/Alberto Belli ma alcuni anonimi nick da forum, staremmo forse ancora qui a discuterne?

Io invece non capisco perché bisogni guadagnare tutti per forza allo stesso modo:)

Le persone sono diverse, lavorano in modo diverso, e alcune lavorano meglio di altre. A mio giudizio, non si può dire che siccome “vai bene” per scrivere su una rivista, il tuo lavoro è esattamente identico a quello di tutti gli altri che scrivono sulla suddetta rivista, perché è una situazione ontologicamente inverificabile.

C’è chi scrive meglio e chi scrive peggio, chi si gestisce in autonomia e chi no, chi ha più competenze di altri in settori importanti, chi, infine, ha anche un “nome” che un po’ di pubblico lo attira… Perché non dovrebbe essere pagato in modo migliore di chi tutti questi vantaggi non li offre?

Chiaro, rimaniamo sempre in un contesto di retribuzioni che devono partire da una base minima dignitosa. Se poi chi offre un “tot” in più prende anche un “tot” in più per articolo, lo trovo sacrosanto. Intendiamoci: non è che tutti debbano avere la loro tariffa “ad personam”, ma avere, che ne so, due tipi di tariffe, uno per i “neo” e un altro per i “pro” mi sembra normale, ed è quello che avviene in molti campi dell’editoria specializzata, non solo in ambito videoludico.

Io invece non capisco perché BISOGNI guadagnare tutti per forza allo stesso modo:)

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Temo che dopo questo congiuntivo sbagliato, la penalità si una riduzione della paga 😀 (ovviamente, si fa per sdrammatizzare 😀 ).

Luca: credo che nel nostro campo nessun nome faccia da solo muovere un numero nemmeno lontanamente utile di lettori. Prova ne è che una larga fetta di lettori di Videogiochi non ha minimamente colto/sofferto il cambio di redazione che ha portato a Game Pro. E parliamo di veder sostituiti Cangialosi, Fulco, Crosignani con Accordi e una valanga di sconosciuti (occhio, non parliamo di qualità, ma di nomi).
Punto.
Poi se vuoi crederci (io non ci credo), liberissimo. Penso anche che sia il modo migliore per creare un clima redazionale potenzialmente infame e nefasto. E se domani Mr. IoValgoLaMetà mi scrive un articolo che vale due volte quello di Cpt. SonoTroppoUnGrande, cosa faccio? Solo per quell’articolo lo pago come il Montanelli di cui sopra? Dall’articolo dopo lo promuovo alla classe patrizia? Mi sembra una minchionata. 😀 Ma è solo come io vedo la cosa e come io gestirei una redazione.

Non a caso il discorso “attirare pubblico” l’ho citato per ultimo e ci ho aggiunto un “magari” davanti. Senz’altro, ahimè, non abbiamo un pubblico che premia la qualità, e questo l’ho scritto un centinaio di reply più in alto.

Comunque, se domani “mr. iovalgolametà” comincia a sfornare articoli di uno spessore superiore, che dimostrano il fatto che ha acquisito esperienza, gli dirai: “hey, amico, sei migliorato e stai diventando più importante per la mia pubblicazione! Ti do un piccolo ‘aumento’ per pezzo”.

Se il vecchio lupo comincia a perdere colpi, gli dirai: “hey, amico, che succede? Noto un peggioramento nei tuoi articoli”.

Io non vedo il problema, il punto di vista secondo cui a priori “tutti valgono lo stesso” non mi è mai andato giù. Vogliamo dire che il 18enne al suo primo articolo “vale” quanto il veterano che ha 15 anni di carriera alle spalle? Io non credo. Altrimenti, qualcuno mi spieghi dove sta la difesa del “prezioso” lavoro giornalistico, se il primo arrivato senza alcuna esperienza può sostituire tranquillamente la funzione del professionista formato ed esperto. Chiaro: se per miracolo trovi il principiante che al primo articolo ti folgora con la sua abilità, il discorso cambia: non è mica una questione di anzianità anagrafica. Ma quanto spesso succede?

Elda, ma non diciamo cazzate. Ci sono realtà e realtà, nei videogiochi e fuori. Chiedi quanto è pagata una pagina su Focus. O su Jack O su Auto Mese. O su Quattroruote. E vedrai che la gente seria le tabelle le rispetta eccome.

E il tesserino che tanto critichi non è un cazzo di foglio che ti fa entrare gratis al cinema: è quello che ti obbliga a seguire una deontologia, e di contro ti para il culo da certi editori mentecatti che pretendono di farti dire quello che vuole l’inserzionista e non quello che vuoi.

Con tutto il rispetto per Gorman, Fulco e chi altri, io non credo che se si spostano loro su una rivista, maree di lettori li seguano. Penso che la maggior parte della gente che leggeva SuperConsole manco sappia chi cazzo è Fulco, né dove scrive ora. Se Montanelli era pagato più di quanto indicavano le tabelle, era perché se lo contendevano fior di giornali. Quando hanno licenziato Gorman, non mi sembra che gli altri editori abbiano fatto a gara per pigliarselo. E – ripeto – non perché Gorman è un cretino, ma semplicemente perché in questo settore la firma non conta una mazza. Certo, la professionalità conta,ma questo lo sappiamo noi che ci lavoriamo, ai lettori non mi sembra interessi tanto.

Poi, prima di pagare per “l’anzianità”, iniziamo a rispettare le tabelle.

Ah… io il mio “comodo contratto” ce l’ho perché ho lavorato con gente onesta, non con gente che faceva il PR e contemporaneamente il direttore editoriale di un portale.

Con gente che pagava i collaboratori quasi come le tabelle dell’OdG indicano, non con editori improvvisati che pagano 20 euro al pezzo. Con gente che lottava per farci avere quel cazzo di tesserino, ma che si scontrava con degli CEO del cazzo.

Con gente che è stata licenziata e che questo settore poi non ha minimamente cercato, nemmeno la gente che dice che bisogna pagare firma e anzianità.

Abbbbellli…. basta cazzate.

Pape

Continui a di’ cazzate Albe’ 🙂

gorman se tanto mi da tanto se lo sarebbero presi tutti ma, UNA VOLTA ANCORA, ci sono i momenti. Uno con un certo CV non è che lo prendi e lo metti a fare le news, vediamo se capisci

Secondo, a mio modo di vedere l’esperienza conta e come e si paga di più della non esperienza. Quello che ho detto lo ripeto: nel settore quelli che hai citato sono il top. Che poi il settore sia lammerda è ok, ma le proporzioni dovresti averle fatte pure tu alle medie.

Terzo: io facevo il PR e il direttore “responsabile” di Nextgame che era una società dello stesso gruppo. Le scelte editoriali di Next le ha sempre fatte simone soletta che potrà confermare. Ci vedevamo solo una volta al mese per fare il punto, visto che era stata creata la label videogame edizioni per racchiudere sotto uno stesso tetto tutte le iniziatie editoriali e dare una coerenza a cose che coerenza non ne avevano. Io decidevo cosa andava in edicola su Next presenta, che era una collana

Last but not least: per 4 pagine di rivistine (7 al mese) tu non sai cosa succedeva e quali giri di denaro partivano. Quando sono entrato li ho dirottati su Idra che era più cheap e non ho problemi a dirlo. Ha sempre consegnato puntuale riviste fatte bene. La solita cosa del rbasso? Si ok, ma stavolta vedi un po’: “giornalisti” veri per 4 pagine di copia incolla 600 euro? Senza tesserino poi? Machittese. Ho fatto bene a dargliela a loro senti

E ribadisco: tutta quella gente che dici, ha avuto per le mani sempre qualcosa che altri hanno costruito, cagando sangue, in momenti diversi. E tu sei capitato al posto giusto al momento giusto, come me quando con la faccia come il culo dissi che facevo il grafico e poi andando gli ho detto “cazzate, fatemi scrivere pure gratis”. Due settimane dopo ero in redazione e non mi pento per un cazzo di aver fatto cosi’

Dovete pensare ai momenti, ripeto. Ogni cosa è diversa

Elda:
“gorman se tanto mi da tanto se lo sarebbero presi tutti ma, UNA VOLTA ANCORA, ci sono i momenti. Uno con un certo CV non è che lo prendi e lo metti a fare le news, vediamo se capisci”

Vero. Ma se un settore non è in grado di rispettare le tabelle, come pensiamo che possa pagare la professionalità di un Minini? Poi, non credo che andrea prendesse centinaia di migliaia di euro all’anno. se nessuna azienda del settore ha i fondi per assumere un dirigente con la sua esperienza, siamo proprio messi male.

“io facevo il PR e il direttore “responsabile” di Nextgame che era una società dello stesso gruppo. Le scelte editoriali di Next le ha sempre fatte simone soletta che potrà confermare”

Ne sono certo! Ma rimane il fatto che le due cariche sono incompatibili, e uno che ha il tesserino dovrebbe saperlo. Anche solo per una questione di immagine e credibilità. è proprio a questo che dovrebbe servire l’OdG: a garantire i giornalisti, a fare i loro interessi e garantire loro indipendenza dall’editore.

Ha ragione anche sul fatto che quella gente ha costruito qualcosa. Ma permettimi, col tuo approccio non so quanto stai costruendo, visto che tu stesso dici ” per 4 pagine di rivistine (7 al mese) tu non sai cosa succedeva e quali giri di denaro partivano. Quando sono entrato li ho dirottati su Idra che era più cheap e non ho problemi a dirlo. Ha sempre consegnato puntuale riviste fatte bene. La solita cosa del rbasso? Si ok, ma stavolta vedi un po’: “giornalisti” veri per 4 pagine di copia incolla 600 euro?”.

Per me questo è banalizzare un settore, altro che costruire.

Pape

Comunque, visto il bordello coi commenti in WordPress, il mio consiglio è di rispondere senza fare “Replica”, ma con un commento “ex novo” indicando a chi ci si rivolge. Oppure ammazzarsi tutti.

Luca: non capisco perché parli di “sostituire”. Dove ho lavorato io si pagava un articolo un tot e se eri adatto a scrivere sulla rivista, prendevi quel tot. Non ho mai sostituito un collaboratore valido con uno meno valido. Cosa che invece potrei essere spinto a fare pagando in modo differente. E sinceramente, raramente ho visto differenze tali da giustificare pagamenti diversificati. Ma io, e qui me la tiro, ero un po’ rigido nel selezionare nuovi collaboratori (la storia di NRU è lì a testimoniarlo :D). Se il “nuovo” Magistretti fosse andato bene, avrebbe preso quanto il “vecchio” Babich. Nessuno si è mai neanche lontanamente lamentato della cosa. Perché se uno è bravo, va da sé che lavora di più e porta a casa più pagine e più soldi. E’ una selezione automatica.

“Sostituire” a livello generale: se due giornalisti valgono lo stesso, sono intercambiabili. Se non sono intercambiabili, significa che ci sono delle differenze tra di loro, ed è giusto, a mio modo di vedere, che tali differenze siano riconosciute anche nella retribuzione.

Chi lavora di più guadagna di più… perché lavora di più! E ci mancherebbe! Secondo me deve guadagnare di più anche perché è più bravo, se lo è, e dunque in proporzione. Altrimenti: “ti do un aumento di stipendio… però devi venire a lavorare anche il sabato e la domenica, eh!”. Bell’aumento:D

Luca: ovviamente l’esempio dell’aumento non ha senso parlando di collaborazioni e non di assunzioni. Un collaboratore vive della fiducia e del rispetto che si guadagna agli occhi di chi deve assegnargli il lavoro. Se lavora bene se ne vedrà assegnato di più. Non ho mai chiesto mezzo Euro in più di chicchessia per scrivere e mi sentirei davvero un coglione a farlo. 😀
Continuo a ritenere altamente inutile il tuo metodo di retribuzione, anzi dannoso.

Aggiungo: il problema, semmai, è che gli editori interpretano a modo loro la questione, non per pagare “di più” chi è più bravo, ma per pagare “di meno” chi è debole e dunque costretto ad accettare.

Diciamo che se la paga base è 1, per me è giusto che ci siano quelli più bravi che prendono 1,2. Non è certo giusto che quelli che ce la fanno prendano 1 e tutti gli altri 0,5 perché “o così o niente”. Ma questo, credo, va da sé…

Perché l’esempio dell’aumento non ha senso?

Tu dici che chi è bravo porta a casa più pagine e guadagna di più. Quindi guadagna di più perché lavora di più.

Nel mio esempio, paradossale ovviamente (ma chissà poi quanto), si parla di guadagnare di più andando a lavorare più giorni. Dov’è l’errore nel ragionamento?

Che poi sia “inutile e dannoso” riconoscere una retribuzione maggiore a chi è più bravo è una tua idea… Non la condivido, tu non condividi la mia, amen. L’importante è la capacità di confrontarsi rispettando le idee degli altri:)

Eldacar: il PR di una società che deve vendere i suoi prodotti (videogiochi) non può essere direttore responsabile di un magazine online dedicato allo stesso “prodotto”. Punto. Non c’è da discutere eh. Non c’è da mettere i “se” e i “ma”. E’ così. Se accettiamo che invece sia possibile, il primo che parla di deontologia a puttane esigo che sia appeso per i piedi.

Mattia, ma che cazzo dici?
Nextgame presenta è una collana di giochi vecchi di due/tre anni costruita per svuotare il magazzino di Leader

La sai la differenza tra una collana e una rivista no?

Nextgame erano affari di Sole e basta e non avendo lui il tesserino, registrare la testata è stato anche un atto dovuto per dare un senso a quelli che il tesserino volevano prenderlo e con la testata registrata ci sono riusciti

Io di deontologia ne parlo e come, io ai press tour ci portavo Multiplayer non Next che era di Leader. Perchè la differenza la conoscevo bene e il lavoro mio, se non ti schifa, lo sapevo fare bene. Quindi di se e di ma ce ne metto a tonnellate e non voglio sentire un cazzo

Punto

Luca: non ha senso perché un assunto non viene pagato “a cottimo” e quindi che c’entra il discorso? E poi, davvero, non tirare a far bordello per allungare: non ho detto che in senso generale pagare di più chi lavora bene sia una cazzata. Ho detto che nel nostro settore ritengo sia solo dannoso. Che poi, oh, già qui non si paga più nulla e poi ci mettiamo pure a fare i ganassa e a pagare i bonus a Mr. MaremmaSeSonoIlMigliore? Libero di farlo eh. 😀

Io “tiro a fare bordello” o tu “la butti in caciara”?:)

Continuo a non vedere dov’è che il mio ragionamento non funziona: se per guadagnare di più devo lavorare di più, la cosa è diversa dal lavorare di più perché il mio lavoro è qualitativamente migliore. Credo sia lampante, ma evidentemente non lo è.

… sapessi come editare:)

Ovviamente era ” […] la cosa è diversa dal guadagnare di più perché il mio lavoro è qualitativamente migliore […]”

Aspettate un attimo, ma ZAVE è quello che ha dato 11/10 a Super Mario Galaxy?
No, dai, lo fanno pure scrivere su internet?
E sì, anche la risposta di Metalmark non è che sia tanto bella, alla fine sembra in torto lui da quello che ha scritto, ma ha torto anche l’internet tutto che permette a gente che si ritiene professionista e mette 11/10 a Mario Galaxy (che è un ottimo gioco, per carità) di avere un blog. Ma a ‘sto punto ha fatto benissimo Marco a non pagarti. LOL
Ma dai, e poi chiudono Goatse. Bah…

Ma questa sarebbe una risposta seria o solo un modo per continuare a NON-parlare del problema vero?
No perché uno che ritiene che un giornalista non sia professionale per un 11/10 o che comunque da una simile importanza ad un voto ignorando completamente il corpo dell’articolo, allora forse non ha capito a cosa servano le recensioni (siano esse scritte su carta o su internet).
Per ciò che mi riguarda, fine dell’OT.

“ma ha torto anche l’internet tutto che permette…”

Scusate gentili signori ma non potevo non quotare la frase più stupida che io abbia mai letto in vita mia…. e di cose stupide, credetemi, ne ho lette tante 😉

I collaboratori devono prendere tutti la stessa cifra, altrimenti generi delle cazzate che fai il giro.

Detto questo, ho letto un tot di cazzate, pure nei tuoi post, elda.
Poi, appena finisce l’embargo per l’anniversario del mio matrimonio, che sto già parzialmente violando (parliamo di cose note, no?), trovo il tempo di elencartele, che non ci tengo a finire nella lista delle persone che buona parte della redazione chiama con epiteti non particolarmente piacevoli.

Parla con Paolo Paglianti, è lui che ha deciso di fare la cover eh, mica gli ho puntato la pistola. Gli ho solo cacato il cazzo come è giusto che sia. Non vedo proprio che minchia vuoi da me per questo 🙂

Pene (!): Fail.
Eldacar: ah scusa, ho sbagliato. Credevo fossi stato direttore responsabile di Nextgame.it, non solo e solo e solo della roba che finiva in edicola. Scusami. Se è così, ho sbagliato. Se è così. No aspetta, non credo sia così però.

Ero direttore responsabile di nextgame presenta e nextgame.it

Per la prima, collana nata per svuotare il magazzino leader, mi occupavo della selezione prodotti. Punto

Per la seconda, ho solo prestato il tesserino per la registrazione perche’ simone e matteo non ce l’avevano e mi è stato chiesto molto semplicemente dal mio datore di lavoro, dopo aver constatato con i nostri 4 legali che non era un problema visto il mio inquadramento e quello che avrei dovuto fare: ossia un cazzo di niente a livello editoriale

Questa cosa a permesso a svariate persone di diventare pubblicisti. Non è etico? Qui parliamo di gente sfruttata, soldi inculati e questo non è etico?

Se vi impiccate, come la vedete?

Non è etico, punto.

Mi fa piacere per Simone e Scamu, ma non è etico, e se non lo capisci, è meglio che il tuo tesserino te lo stracci da solo.

“Il giornalista non assume incarichi e responsabilità in contrasto con l’esercizio autonomo della professione, né può prestare il nome, la voce, l’immagine per iniziative pubblicitarie incompatibili con la tutela dell’autonomia professionale.”

Questo è un’estratto della carta dei doveri dei giornalisti, che probabilmente tu e qualcun altro usate per pulirvi il culo

Pape

Elda, contano poco i fini. Se fai il PR, non puoi fare il giornalista. Nemmeno se hai tutte le buon intenzioni del mondo e lo fai perché sei un buon samaritano. Anche questa è roba da stracciare il tesserino, eh…

Pape

Ma cosa cazzo dici?
La conosci la voce “ufficio stampa” nel tariffario dell’ordine? Ecco, vuol dire fare il PR

Se vuoi te la faccio spiegare. Chi lavora negli uffici stampa è soggetto ai tariffari dell’ordine e prende il tesserino anche

Sveglia

Elda, l’OdG indica chiaramente che non puoi fare l’ufficio stampa e il direttore editoriale di una testata che deve giudicare i prodotti propagandati dal tuo ufficio stampa.

Non girarci attorno.

Pape

Il tesserino l’hai prestato o no per Scamu e Sole? Per dargli l’occasione di tesserarsi a loro volta? Se l’hai fatto, hai sbagliato. Se non l’hai fatto, hai detto una stronzata poche righe fa. Deciditi

Pape

Io non prendevo decisioni ma parlavo per Videogame Edizioni che era la label creata per Leader allo scopo che avevo detto, guidata da Mauro Dapit che faceva e disfava

Se leggi bene li c’è scritto quello che sto dicendo qui. Ma ormai sei in berserk, fai un po’ tu. Non mi ricordo perchè mi chiamarono, mi ricordo solo che sole mi cazzio’ perchè i voti su Next non ci sono mai stati a dirla tutta, pensa quanto ci stavo dentro

Mannaggia ai sacramenti, Elda!!!! Ma mi pigli per il culo o sei fesso? Non ci arrivi proprio che NON POTEVI FARE QUELLO CHE HAI FATTO?

Tu in quell’intervista parli (dicendo cazzate) in vece di responsabile di Nextgame, e pretendi pure di dire che non c’entravi? Se non c’entravi, che cazzo chiedevano a te la questione dei voti? E soprattutto, che cazzo gli rispondevi a fare?

Ma poi, porca eva, è scritto lì che “Alberto “Eldacar” Belli è giornalista, Amministratore Delegato di Pulsar Communication e responsabile delle comunicazioni del Gruppo Leader, oltre che publishing director di Videogame Edizioni quindi responsabile del magazine Nextgame”

E continui pure a negare?
Ma datti fuoco!

Pape

Disclaimer

Mai cagata Paola Lunghini, non c’avevo voglia di stare a scartabellare tutto il sito dell’ordine, i vecchi file e le menate

Parliamo di cose certe tipo le cazzate che sono uscite fuori, che forse è un filo meglio

O mi porto via il pallone

Elda, quindi se una è peggio di te, allora tu vai bene?
Mi sembri D’Alema: visto che Berlusconi si è fatto più puttane di lui, la sinistra ne esce pulita.

Pape

Elda: esatto, non è etico. Ma è molto italiano.
Pape: Ahahahahah! Non l’avevo mai letta ma sapevo della sua esistenza, la famosa faccenda del “Nextgame ha tolto i voti nel 2006”. ROTFL! Non nel 1999, ovvero dal primo giorno di esistenza? Ma poi, minchiabbbBelli, dici pure:
“[in riferimento alla reazione dei lettori all’eliminazione del voto, ndZ] la cosa non è stata neppure così discussa e commentata come ci si aspettasse”. Sarà perché non è mai successa? Perché tutto questo? 😀

Non solo è etico, ma pure fattibilissimo.

E poi ripeto, stiamo a parlare di Next e di Uffici Stampa? Dopo quello che è uscito? Ma riprendetevi figa, ci avevo sperato per un po’

Elda, ne parliamo perché è la solita questione delle pagliuzze e delle travi. Sai com’è… da piccolo qualcuno mi disse che era meglio non spalare merda se non ero più che in regola… o il Presidente del Consiglio. E tu non sei il PdC. E neppure in regola, se è per questo.

Pape

Ma quando vuoi controlla quello che ti pare. Io non sono quello che ti dice “amico” “fratello” “ti stimavo” e poi sparisce

Ti dico che per quel poco che ho visto, mi pari una persona ragionevole quindi stai al posto tuo e prima di dire cazzate, visto che qui non c’è proprio da discutere di regole e non regole, fai tutti i check che ti pare

Vieni a trovarmi quando vuoi e ti azzitto in 30 secondi, ci prendiamo un caffè e diventiamo amichetti. Io non parlo MAI se non posso parlare e (sbagliando, ma non riesco proprio a finirla) non sfuggo mai al confronto, proprio perchè sto sereno

E su questo non c’è un cazzo da dire, ribadisco

Pene O_O: non andare di ironia che, viste certe uscite, è stata disinstallata.
Carlo: credo che O_O stesse ironizzando sulla solita roba del “ma ha dato 11/10? Ma è un c0gl1one!!1!”. 🙂

Era ironica l’esagerazione, esagerazione comunque su di una esagerazione parecchio ridicola: l’11 su 10. Solita roba? Beh, allora sono in tanti ad avertelo fatto notare, e mi sembra anche giusto. Ognuno ha di che vergognarsi, ecco.

Amici convenuti, Eldacar ha ragione: dato che la sua opinione è che non solo sia “fattibile” ma pure “etico”, non ha senso continuare a discuterne. Intendo: come si può pretendere di più dalla questione?

Esatto, leggi pure tu invece di dir cagate

Qui dopo 350 topic si paragona uno che usa una rivista per i cazzi suoi, non paga la gente, sfrutta i ragazzini e si imbotola i soldi a chi per richiesta del suo datore di lavoro fa una cosa fattibile alla luce del sole da manager di un’azienda?

Ma veramente, impiccatevi dai

E poi Mattia, hai dato 11/10 a Mario. Non è etica
Come fare la cover di SBK :p

Elda: infatti, sono dalla tua parte. Qualcuno ha detto che qualcun altro s’era inventato di sana pianta una citazione “ultra positiva” da legare alla promozione del gioco, tratta da Nextgame.it. Non c’ho mai creduto.

Kane & Lynch ha preso in Italia 6 copertine,
4 con Sprea

Mi rimbalzi proprio, per dire. E’ come quando avrei peccato di “etica” perchè avevo scritto che Unreal (gioco mio) poteva essere una rivoluzione su console (e il progetto Warfare lo era) per fare pubblicità al gioc

LoL

11 cover (5 con Sprea) 1 premio per il miglior coverage europeo, 300 pagine e media voto 8.5 e passa ed è pubblicità se scrivo 300 caratteri in una rubrica da 1200 su una rivista che leggono in 3?

Allora usarla per 25 numeri per farsi i propri cazzi cos’è? Omicidio?
Next ha fatto una citazione ultrapositiva? Bene, sarà in rassegna insieme alle altre, di sicuro non c’ho chiamato Soletta. Ma ripeto, potete chiedere tranquillamente a lui, basta che smettete di spaccarmi i coglioni

Ragazzi, veramente. Basta
State mettendo sullo stesso piatto l’eticità di Riccardo Albini o Massimo Nicora (due a caso con due palle quadrate che fanno tante cose nei videogiochie e prestano il tesserino a diverse testate, perchè si può fare) al livello di quella di tanti altri che voi stesso avete smerdato in ogni dove

Contenti voi, contenti tutti

No Elda, metto (quasi) sullo stesso piano la merda di Accordi e la tua.

Poi non capisco cosa c’entri il numero delle cover che sei riuscito a ottenere. Se vuoi ti posso dire quante bottiglie di vino riesco a bere prima di svenire ubriaco, ma non è che mi rende un giornalista (o un PR, o un CEO o un dio) migliore.

Pape

Ma non ci pensare e non ti permettere proprio

E si, te lo rispiego, stai mettendo allo stesso livello persone come quelle che ho citato, visto che non capisci (o non vuoi capire che stai dicendo una stronzata) e forse ignori, per esempio che il buon Albini ha prestato il tesserino a Leader per 3 anni e passa per 6 pubblicazioni mensili, facendo altro nel mentre, o Massimo Nicora presta il tesserino a Spaziogames, da responsabile ufficio stampa di Warner, Rockstar etc etc con Lab Com. E con loro, altre persone di cui non sai e non capisci quindi si, taci, fai il favore

Il discorso di Kane & Lynch è semplice: è per dire che per fare il bello non mi serviva Next (che non avendo il voto, ti spiego, è pure inutile nella reportistica di un PR). Mi bastavano le cover di Sprea di cui non sono mai stato direttore responsabile

Poi ripeto, se vuoi capire capisci. Ora cominci un po’ a cagare fuori dal vaso

Se Albini e Nicora hanno fatto quello che dici, non hanno rispettato il codice deontologico. Indipendentemente dai loro altri meriti. Punto e basta.

Pape

Nemmeno tu, Alberto. Che nemmeno hai capito l’allusione a Kane & Lych. Te lo dico io: non era una scusa per farti dire quante copertine gli hai fatto prendere. E nemmeno un riferimento a Gamespot.

Pape

Si può essere tranquillamente direttore responsabile di qualsiasi testata e contemporaneamente responsabile di qualsiasi ufficio stampa. Gli unici vincoli sono limitati alle forme contrattuali stabilite di volta in volta. Non te lo rispiego più.

Lo dice l’OdG, appena contattato telefonicamente e che vi invito a contattare per stare sereni

Quindi ribadisco, prima di parlare di etica e cacate varie, contate fino a 1 milione che su un forum/blog la gente si confonde e propio non è il caso

“Il giornalista non assume incarichi e responsabilità in contrasto con l’esercizio autonomo della professione, né può prestare il nome, la voce, l’immagine per iniziative pubblicitarie incompatibili con la tutela dell’autonomia professionale.”

Se non lo capisci, non so cosa dire. Ma poi magari per te fare l’ufficio stampa di un distributore di VG è compatibile con l’essere il direttore responsabile di un’azienda che i VG li produce.

Poi, l’OdG ti può dire quello che vuole: permettono a Farina di scrivere ancora, pur avendolo radiato dall’Albo… che muoiano anche loro, alla fine.

Pape

Rifacciamo: non cagare il cazzo, l’OdG rispose davanti ai nostri legali all’epoca che era fattibile

L’OdG ha risposto stamattina che oltre ad essere fattibile, è assolutamente normale, etico etc etc

Gli unici vincoli sono quelli contrattuali, con cui è possibile stabilire dei limiti

Se alla fine devi liquidare con “L’OdG può dire quello che vuole” allora è tutto un cazzo che parli di OdG dal post 1

Taci e registra che stai dicendo una minchiata. Punto

Fare l’ufficio stampa di un distributore di VG e fare il direttore responsabile di una rivista di VG (senza metterci bocca quando potrei tranquillamente, in teoria) è strafattibile

Suppongo che qualche persona scorretta, scendendo nel personale, possa aggiustarsi la cosa

Io a Next non l’ho mai cagata, mai privilegiata, mai fatto impicci, mai invitata in un press tour, mai data un’esclusiva, tanto per essere chiaro

Parlare con Simone per conferma e non osare dubitare o smadonno che la correttezza non deve proprio essere messa in discussione Dio bono. Non scherziamo

Postilla simpatica:
l’OdG di Roma dopo 8 secondi ha risposto
l’OdG di Milano mi ha passato 154 persone per sentirmi dire la stessa cosa

Non so se siamo noi terroni o i milanesi esagerati

O_O: ma sei serio? Dovrei vergognarmi del voto? Ho di nuovo perso di vista l’ironia? Comunque siamo off topic. Se vuoi faccio un posto ap-post-a per discuterne. E’ troppo divertente il fatto che ci sia qualcuno che si è preso male.

Non mi sono preso male, però ecco, se avessi saputo prima che eri tu quello dell’11/10 non avrei letto con tanta serietà questo post sul blog.

La tua reazione l’avrei capita, al più, se il voto assegnato a Galaxy fosse stato un 5, un 4 o un altro ben lontano dalla realtà. In quel caso e solo in quel caso avresti capito che chi aveva recensito il gioco non capiva nulla di ciò che è chiamato a testare. Ma un 11/10, posto comunque che non debba essere inteso seriamente, non vuol dire assolutamente nulla, salvo che il problema siete voi lettori che ancora non avete inteso che ciò su cui è bene contattare l’autore di una recensione x chiarimenti è per ciò che è scritto nel suo pezzo, non menarla fino alla fine del mondo perché ha dato un mezzo punto in più anziché mezzo meno.

Mi sono perso troppo ma leggendo qua e là vedo qualche verità, qualche domanda di cui sarei curioso di leggere la risposta e un paio di cagate che sono solo frecciate lanciate perche avete visto che gli imputati non rispondono… mai visto un service editoriale che avesse potere decisionale sulle firme (di solito è l’editore che decide se si può firmare o meno un articolo, e di certo non passano 27 numeri per accorgersi che il direttore del tuo service ha preso una decisione non avallata da te; ed è l’editore a prendersi denunce, non il service, se le firme rivelano l’esistenza di un subordinato, quindi è interesse dell’editore non volerle…), e soprattutto mai visto un service che potesse fare tirocinio a qualche pubblicista, come tutti voi che osannate l’OdG e i suoi canoni in questa pagina dovreste sapere… solo la casa editrice (e con un minimo di personale professionista, credo) può fungere da sede per il praticantato, e oltre a non aver accolto nessun praticante, mi piacerebbe chiedere a Sprea quante volte ha anche affettuosamente negato il riconoscimento necessario al patentino a parecchia gente… ma voi non sembrate volere la verità assoluta! Altrimenti qualcuno insisterebbe sul dettaglio cui elda non risponde… ovvero come mai nessuno dice nulla che silvestri entra in elemental 5 minuti dopo essere uscito dalla defunta game pro? da quanto tempo se la chiacchieravano? perche idra è una merda per aver accettato lo sconto su game pro (sconto, vuol dire che prima la faceva a di piu, e magari non avevate nulla da dire) quando lo sconto è stato imposto pena chiusura, a causa del supersconto di elda stesso, e elda invece una merda non è? Sembrate solo essere saliti sul carro delle lamentele! E sì che per qualcosa avete ragione, ma con tutto il bordello che avete tirato su, in ogni Forum che uno cerca di seguire dopo un po’ non capisce piu una sega e legge solo carbone-merda-accordi-merda… e non si ricorda piu perche! Mi riservo di trovare di nuovo la ricerca della verita che aveva originato questo mare di merda due mesi fa, ormai… perche cosi non andate/andiamo da nessuna parte, senza mirare e preferendo usare armi a casaccio, usando cose che possono essere contraddette con cinque parole (se quelli di idra volessero perdere tempo qui)

@lammerda

Credo tu stia facendo confusione con le date. In realtà la mia collaborazione con Elemental è nata già da prima della chiusura di Game Pro. Il sito è infatti andato up il 21 di agosto, mentre la decisione di chiudere la rivista è stata presa la settimana successiva. Per intenderci, se oggi la la Game Pro fosse aperta, continuerei a portare avanti le due attività.

Aggiungo, nel caso non lo avessi già letto altrove (ad esempio: http://forumtgmonline.futuregamer.it/showthread.php?p=6843187#post6843187), che col 13 marzo scorso ho dato le dimissioni da Sprea, per la quale opero come consulente esterno e senza esclusiva, il che mi mette nella condizione di attivare tutte le collaborazioni che mi interessino.

Attenzione, quindi, perché il ragionamento che tu hai scritto non è corretto.

Che schifo. Ripeto CHE SCHIFO.

La rete è piena di blog e di siti di gente che scrive gratis. Ma lo fa per se stessa e per il proprio culo.
Finitela di approfittarvi dell’entusiasmo delle persone e di pensare che sventolare un gioco sotto al naso di qualcuno o garantirgli l’ingresso a una fiera sia abbastanza per constringerlo a scrivere per voi.

Siete povera gentaglia che che punta il dito contro il berlusca quando lo vede in Tv e poi gioca a fare l’imprenditore spietato con i ragazzini,.. fate veramente schifo e spero che prima o poi qualcuno che perde la pazienza e vi attacca al muro lo troviate

Michele

@lammerda

Quale sarebbe il dettaglio a cui non ho risposto? Da dove arriva dell’IBAN? Non da Sprea ho detto. Datti la risposta da solo adesso, è facile

Altra cosa: Sprea (o chi per lei) non può rifiiutarsi proprio una mazza: il direttore responsabile di una rivista è obbligato a farla la dichiarazione per l’aspirante giornalista che ha collaborato sulla rivista registrata a suo nome. Punto, fine.

Per il resto, non è mai stato un merda questo e quello. Ma merda il sistema che è dietro ad alcune cose (prima fra tutte la fantomatica Filiera). Di Game Pro non è mai fottuto niente a nessuno, specie delle sue dinamiche gestionali. Game Pro è stato uno strumento come un altro per fare cose in maniera poco consona. Che poi Mucchi o chi per lui non venisse pagato, è solo un semplice plus per arrivare a una semplice conclusione. Ma sicuramente non è il focus di tutta la pappardella

Lammerda, te lo dico io: né Sprea né la buona vecchia Future hanno mai riconosciuto né il praticantato né il patentino da pubblicista ad alcuno. Se è per questo, prima che arrivasse l’OdG non lo riconoscevano nemmeno Mondadori, VNU né Playpress. Non lo riconosce nemmeno Edizioni Master, né Multiplayer.it, neppure Nextagme, Spaziogame, Everye.. NESSUNO!

Che è uno schifo, hai ragione.

Pape

Aspe’ Alberto (inteso come Pape ^^),
cosa intendi per “non riconosce il praticantato”? Intendi che non applica le tariffe o che non permette a chi scrive di prendere il tesserino fatti i dovuti articoli e le pippe legali?

Entrambe le cose. Non ti fanno fare l’esame da giornalista, molti non ti riconoscono nemmeno il tesserino da pubblicista (vabbé, li se firmi ti autocertifichi e punto). Per il rispetto delle tabelle, non conosco gli stipendi di tutte le realtà, ma dubito che tutte paghino dignitosamente. Sicuramente, alcune lo fanno, altre no.

Pape

Entrambe le cose non possono farle Alberto, non è che lo puoi discutere

Tu porti i pezzi dal direttore responsabile e lui deve firmare la dichiarazione per legge, non è che può scegliere. E’ tenuto a farlo

L’autocertificazione non vale

Elda, sono tenuti per legge a farlo, sicuramente. Ma non lo fanno. Punto. L’autocertificazione (fatta da tanti in tante aziende) serve proprio per questi casi. Come dire… anche tu sei tenuto per legge a rispettare le tabelle dell’OdG, ma non mi sembra che lo fai coi tuoi collaboratori. O sbaglio?

Pape

Rifacciamo: io scrivo per la tua testata registrata, tu quando ritieni mi presenti un bel foglietto dove c’è scritto che io, direttore responsabile, dichiaro che tu hai lavorato per me da a sulla testata x

E io non è che posso scegliere di non firmare, sennò mi manda una bella letterina l’OdG (come successe all’epoca di Next perchè sotto periodo di release ero sempre in aereo e non avevo firmato le 20 dichirazioni che erano arrivate e avevo fatto aspettare diverse persone) e se continui ti scomunica

Torniamo alle tariffe? Neanche Repubblica rispetta le tabelle dell’OdG. O Sprea, o noi, o pincopalla.

Chiudiamo qui l’editoria specializzata? Perchè non ti soffermi a pensare che ci sono 20 milioni di sfumature diverse e forse, once again, continuare a parlare di tariffari e tabelle che sono oggettivamente toppati (e lo dice uno che da tariffario dovrebbe prendere 10k al mese)?

Continuiamo allora e non consideriamo realtà che funzionano, dove esiste il rispetto e dove esistono stipendi più che decorosi, uniformando il tutto al livello di chi fa lavorare persona gratis 8 ore al giorno e non se lo mena manco davanti a loro per sdebitarsi

Cosa che poi, non mi ricordo chi lo diceva, sorprende così tanto stranamente considerando che è la regola per ogni azienda italiana in ogni campo praticamente

Boh, non ne usciamo

Non è stato SS Davide, così finiamo di girarci intorno. E trovo che provare a cagare il cazzo a lui, più o meno direttamente, sia veramente di una tristezza epocale

La tristezza che viene fuori quando persone corrette e persone scorrette con percorsi opposti, in 5 minuti vengono messe allo stesso livello e situazioni agghiaccianti vengono liquidate in 30 secondi con due cazzate, in un calderone di puttanate uber

Onestamente a dirla tutta, va tutto come preventivato ed è veramente allucinante

IMHO, per quel che mi riguarda, trovo particolarmente…boh…squallido, che sia proprio tu che sia particolarmente insistente su questo punto.

Ho un concetto medievale di tante cose, sarà

Elda, quasi nessuno firma quel foglio, visto che è un’ammissione di colpa: se tu firmi che un assunto da te ha scritto articoli, e non gli hai fatto fare il praticantato, ti fanno il culo. E a questo punto, le ditte si fanno fare il culo non firmandolo: cosa gli cambia? A me e ai miei colleghi in Future non è stato mai firmato niente.

Poi i tariffari secondo te saranno toppati, ma non rispettarli è illegale tanto quanto non riconoscere il praticantanto. Nesusno rispetta i tariffari, nessuno riconosce il praticantato. Diciamolo pure: la maggior parte delle testate specializzate in italia (non solo di VG) sono stampa clandestina o quasi. NOn a caso, ogni tanto arriva l’ordine, spacca qualche sedere, tira fuori multe folli e pretende che vengano versati gli arretrati all’INPGI. Chi ci rimette di più sono i poveri dipendenti, che spesso perdono il lavoro in seguito a queste cose.

Poi, capisco che sia la regola in Italia. Ma in Italia è regola anche non pagare le tasse. Non è più nemmeno reato il falso in bilancio in questo paese. Certo, è la regola, ma a me fa schifo e mi rifiuto di essere complice di queste schifezze.

Pape

Alberto diciamo la stessa cosa, ti assicuro

Ma sul primo discorso, perdonami, stai a di’ una cazzata. L’ammissione di colpa c’è nel momento in cui esce UNA firma, non quando chiedi la dichiarazione da mandare all’OdG

Gli cambia tutto. Gli cambia che oltre a farsi fare il culo normale, chi mette il tesserino viene blastato

Non ha senso. A noi in PlayPress hanno firmato tutto tranquillamente, per dire. Nel non sense, ha una logica la cosa

Noi firmiamo tutti, Elda ^_^
E lo so: basta quello per fargli fare il culo dall’OdG, ma a quanto pare, se ne fregano. Che vuoi che ti dica?

Pape

Se scrivo per te, tu devi firmarmi la dichiarazione o l’odg ti frusta. Fine

Se esistono realtà che pagano bene, corrette, dove sono tutti felici e le cose funzionano, non ci si può permettere di equiparlarle a realtà che sopravvivono solo facendo cagate, in maniera non professionale e sulla pelle di gente che da il culo gratis. Soprattutto tenendo conto del contesto e del fatto che Future e il 1996 non sono i canoni oggettivi intorno a cui costruire tutte le riflessioni. E nemmeno i tariffari dell’OdG altrimenti domani si mette un bel lucchetto sull’editoria specializzata (tutta) e sul 70% di quella non specializzata.

Più chiaro?

Elda, come fartelo capire? Hai ragione, ma molti se ne fottono. Punto. Esattamente come se ne fottono di assumere giornalisti e preferiscono assumere come impiegati o grafici editoriali. Gli fanno il culo appena li scoprono, però lo fanno lo stesso. E lo sai bene, per la miseria ^_^.

Mettere un lucchetto alla stampa specializzata? E sarebbe ora: via tutti gli editori cialtroni, su carta o web che siano, e rimangono solo i professionisti coi fondi per andare avanti. Quanta gente perderebbe il lavoro, però?

Pape

Tutti cazzo e siamo d’accordo. Per questo dico: la via di mezzo, per cominciare, preservando chi almeno con tutti i casini che ci sono tra legislazione/Itala/caste no?

Tutta merda? Perchè secondo il tuo ragionamento (giusto in linea di principio), il gigante che alle tariffe si avvicina e l’azienda di 3 persone che sfrutta gratis gli stagisti devono chiudere uguale domani no?

Bella cazzata direi, convieni?

@Zave
Tornando IT: ma te l’ha fatta poi il Bloody Marcell l’anteprima di Unchatrted2?:XD
Tornando seri,la discussione si sta ramificando e sta diventanto bellissima,ma anche molto,forse troppo lunga,nel senso che tra chiarimenti di diversi post,risposte sui chiarimenti e tutto il resto(che per carita ci stanno anche e non sono assolutamente noioese da leggere) si sta, come dire,diluendo un po troppo . se ci mettiamo anche che la discussione di tutta la faccenda va avanti in diversi siti/blog e chi piu ne ha piu ne metta,dovrei lincenziarmi per starvi dietro:D spero solo di avere del tempo per dire anche la mia,intanto buon proseguimento e ancora complimenti a tutti quelli che hanno tirato fuori tutto questo e cha stanno permettendo a noi comuni mortali di sapere come funzionano le cose(nel bene e anche nel male).

Manca l’edit, ho saltato un pezzo. Riscrivo

Tutti cazzo e siamo d’accordo. Per questo dico: la via di mezzo, per cominciare, preservando chi almeno con tutti i casini che ci sono tra legislazione/Itala/caste cerca di dare una coerenza a un progetto, senza sfruttare nessuno e muovendosi professionalmente con tutti i 2000 problemi che di default ci sono da affrontare?

Tutta merda? Perchè secondo il tuo ragionamento (giusto in linea di principio), il gigante che alle tariffe si avvicina e l’azienda di 3 persone che sfrutta gratis gli stagisti devono chiudere uguale domani no?

Bella cazzata direi, convieni?

No, Elda, non dico certo questo, sia chiaro. Ci sono varie sfumature fra i peggio merda e chi in qualche maniera ci prova cercando di essere il più onesto possibile. Però mi premeva sottolineare tutti in questo settore, chi più e chi meno, non sono pienamente a posto con la legge. E non perché le leggi siano sbagliate, sia chiaro, ché come diceva Andrea, c’è modo di rispettare tariffari e tutto, se solo ci fosse qualche editore onesto. io ne conosco tante di riviste in regola, con tutti assunti come giornalisti e pagati secondo il tariffario. Ne conosco molti di più pagati come grafici. E no, non parlo del sito di tre persone, ma di grossi gruppi editoriali che potrebbero permettersi di pagare dignitosamente.

Pape

Eldacar, Future i ragionamenti li ha portati avanti, identici, fino al 2006 inoltrato. Giusto per precisione.

E aggiungo anche che io, a chi me lo ha chiesto, ho firmato tutta la documentazione necessaria per richiedere il tesserino da pubblicista. Senza problemi. E ho anche dichiarato in azienda (Future), di fronte a un legale, all’amministratore delegato e al direttore finanziario che a mio giudizio l’azienda stava sbagliando nel non adottare il contratto giornalistico per chi lavorava in redazione. Così come ho dichiarato che, di fronte a contestazioni, indipendentemente dal mio status di dirigente, non si sarebbero dovuti aspettare da me dichiarazioni mendaci.

Se non fosse andato tutto a rotoli, peraltro, il progetto di passare al contratto corretto esisteva anche. Proprio perché, in realtà, gli stipendi erano piuttosto allineati a quelli previsti.

Andrea, non ho motivo di credere il contrario e ci mancherebbe. Ripeto solo quello che ho detto a Pape che, torno a ribadire, in linea di principio a ragione

Ma se applichiamo il principio, anche la Future migliore degli ultimi 10 anni, non pagando come da tariffario ma solo avvicinandosi di molto, diventa merda/cialtrona come l’ultima azienducola che va avanti sfruttando gli stagisti

E’ la logica che mi fa arrivare a questa conclusione. Ti sembra una cosa “da dire”? Penso non ci sia da discutere, così come non è da discutere il fatto che se una persona viene e mi chiede di firmargli una cosa, da direttore responsabile, firmo e basta, anche perchè senno’ sono il primo a finire nella palta

Quello che tu hai dichiarato davanti all’amministrazione di Future, io l’ho fatto per Videogame

E poi Andrea, questa è una domanda che voglio farti: parliamo di mercato, di etica, di quanto era bello tutto. Ma Future comprandosi Xenia, non ha dato un bel calcio in culo al mercato tanto quanto Sprea quando di è comprata Future?

Non dirmi che se l’editore X fa 10 riviste e ne compra altre 10, i budget vanno verso l’alto in nome dell’OdG perchè per esperienza, io una cosa del genere non l’ho mai vista accadere

Confermo quanto riportato da Eldacar: in Play Press, dove NON avevamo un contratto da giornalisti, hanno firmato senza problemi tutta la documentazione per l’iscrizione all’albo dei pubblicisti. Cosa che, infatti, in parecchi abbiamo fatto.

Se i vostri editori si rifiutano di riconoscere persino il fatto che scrivete per loro… in questo caso siete voi che vi state facendo sfruttare, stipendio decente o no. Per chi pubblica e firma, la possibilità di effettuare l’iscrizione all’ordine dei giornalisti è un diritto, ovviamente parlando dell’elenco pubblicisti.

Per iscriversi all’elenco dei professionisti, il discorso è diverso. La procedura è (giustamente) più complessa, prevede un esame di Stato e, che io sappia, un periodo di praticantato retribuito inseriti in una redazione che conti nel suo organico già un certo numero di professionisti. E’ in genere questo lo scoglio che impedisce a un giornalista di videogiochi di passare al professionismo.

Per quanto riguarda la questione “se prendo il patentino mi licenziano”, non credo sia così. La folle giurisprudenza in questione può entrare in ballo, eventualmente, nel momento in cui tu fai causa all’azienda e pretendi il contratto da giornalista. Loro te lo fanno e poi ti dicono “ah, ora che sei giornalista… ti licenzio perché devi essere professionista per stare in redazione, non pubblicista”. Finché hai il tuo contratto indeterminato, con l’inquadramento che hai (non da giornalista), nessuno può licenziarti perché nel frattempo hai preso il patentino da pubblicista. Ma scherziamo?

Comunque, se vi interessa approfondire la questione, andate all’Odg regionale e chiedete una consulenza pagata all’avvocato della FNSI (il sindacato): anche se non siete iscritti, credo che si possa fare.

Le ispezioni dell’INPGI, con tutto questo, non c’entrano niente. L’INPGI viene a chiedere i soldi della contribuzione previdenziale all’azienda, ma di farti assumere a te con contratto da giornalista non gliene può fregare di meno. Sei te che devi attivarti.

Questo solo per chiarezza: siamo giornalisti, facciamo il nostro lavoro… che è quello di informare.

Ho scritto su TGM Online dei budget. Il budget di TGM venne portato, nel corso di molti mesi, agli stessi identici livelli di GMC, nonostante quest’ultima vendesse ormai significativamente di più. E non parlo del tariffario a pagina, che restò quello. Parlo semplicemente della richiesta, credo ragionevole, che le persone interne scrivessero un po’ di più di quanto facessero in Xenia.

Detto questo, all’epoca non mi sembrò che nessuno ritenesse quanto veniva richiesto come oltraggioso. Ma ripeto, le tariffe erano quelle di GMC, di cui Pape ti ha già detto.

Future, comprando Xenia, ha garantito a TGM investimenti che ormai, da Xenia, non sarebbero mai più arrivati. Future ha battuto TGM sul campo, senza sotterfugi o altro. Quello *è* il mercato. Se TGM avesse venduto le copie che vendeva nel 2002, Future non l’avrebbe mai potuta comprare. Xenia non l’avrebbe mai venduta.

Non capisco come tu possa accomunare, in ogni caso, Future a Sprea. Proprio no.

Ad ogni modo, mi fai una domanda precisa: Future non era ai livelli di tutto il resto di cui si sta parlando qua. Ma non era impeccabile, per nulla. Tanto è vero che lo feci presente, in maniera forte. E lo dicevo come numero due in azienda.

Nessuno è perfetto, questo è certo, ma io credo che la reputazione che ti lasci dietro parli per te.

In tanti anni di lavoro e press tour, sinceramente, non ho mai sentito parlare pesantemente male di Future che, anzi, era identificata spesso come la condizione “aurea” del giornalismo videoludico in italia. Questo giusto come testimonianza.

Questo, però, la dice lunga su quanto sia possibile essere effettivamente pagati quanto dicono i tabellini dell’Ordine, se nemmeno nell’azienda “aurea” venivano rispettati in pieno.

(che poi, il tabellino parla di “news”, “articolo” e “servizio”. Se si paga a pagina… come si mettono in proporzione le cose?)

Guarda le definizione di news, articolo e servizio. Non sono tanto distanti. Anzi: uno speciale di 8/10 pagine su GMC ti faceva guadagnare ben più di quanto previsto come “servizio” dal tariffario.

Ripeto: non era perfetto, le tariffe non erano proprio identiche (ma molto vicine), e io spesso discutevo della cosa con Gorman. Lui, però, al contrario di Belli o altri, non mi diceva “è così e ti attacchi”. Ci ha provato sino all’ultimo a cambiare le cose, a farci avere quel contratto che ci spettava. Se non ci è riuscito è solo per la poca lungimiranza di chi amministrava l’azienda allora.

Pape

Alberto, non ti permettere mai più di paragonarmi a chi dice “o così o ti attacchi”

Perchè da noi è venuta gente che voleva lavorare GRATIS che abbiamo rifiutato perchè io, comuqnue per imposizione UK, DEVO pagare

O così o ti attachi, levateo proprio dalla bocca o mi fai girare le palle in un modo che poi diventa un grosso problema

E invece di sputare merdate, domanda a chi lavora con noi se gli è mai stato detto “o così o ti attacchi” (non vale la storia “chiediamo agli ex allora” perchè noi gli ex non li abbiamo)

E come si lavora, quanto e come. E chi è che lavora più di tutti

O così o ti attacchi?

Mavaffanculo, il cuore ti mangio se continui

Elda, porca troia: DIMMI QUANTO CAZZO PAGHI PER ARTICOLO!!!
Ti avvicini al tariffario? Lo rispetti? Non sei tu quello che dice che le tabelle dell’OdG sono una cazzata?
Non sei forse tu quello che rilascia interviste in nome di Nextgame mentre contemporaneamente fa il PR e il CEO di Pulsar?

Se vuoi parlare di etica, devi essere a posto. Gorman può permettersi di farlo. Tu no. Anche se sei meglio di Accordi, che almeno qualcosa li paghi i collaboratori.

Nel caso di Future, come ti ha spiegato Andrea, il problema non erano i collaboratori. Erano gli assunti che non ottenevano il contratto da professionisti, e non certo perché lui diceva che il tariffario dell’OdG erano cazzate o troiate simili.

Pape

Te lo rispiego: se riparli una volta ancora di etica ti mangio il cuore, non so se ti è chiaro il concetto

Io di Next potevo parlare tranquillamente, visto come era gestita quella realtà, in quel momento, in quella situazione, con ogni cosa al suo posto, legalmente ed eticamente. Parli di OdG e giornalismo e non sai un cazzo di come funziona. Si chiama l’OdG, ti si dice che non è come dici tu e ancora chiacchieri. Te lo diciamo in 20 e ancora chiacchieri

I collaboratori noi sicuramente non li obblighiamo a stare 8 ore in ufficio, sicuramente hanno tutti i rimborsi del caso, sicuramente non li vincoliamo con esclusive, sicuramente li trattiamo con il rispetto che dice Andrea, sicuramente abbiamo appena avuto modo di metterli dentro, li abbiamo messi dentro a modino. Li trattiamo come giornalisti pur non potendoci permettere di rispettare un tariffario che non avendo il tesserino, non potrebbero manco invocare. I nostri collaboratori ci danno disponibilità, lavorano quando vogliono, come vogliono senza obblighi di presenza e timing. Hai ancora da fiatare? Chiamali e chiedi. Io non sparisco perchè non ho VERAMENTE un cazzo da nascondere e sono certo che il giorno che qualcuno esce (buon per lui, se finisce meglio) da dove si trova ora, mi ringrazierà per quello che è stato fatto, per il come è stato fatto e per tante altre cose

Il problema, se metti in mezzo i principi e non te lo dico più, sono TUTTI. Non la bella Future dell’epoca o il service dimmerda di adesso

Deciditi. E regolati che stai cacando il cazzo e sai che non ci giro molto intorno. Se hai intenzione di continuare a dire cacate a muzzo in un posto pubblico, preparati poi ad avere il culo spanato se non sai quello che dici

Sempre disponibile a una bella telefonata (registrami se vuoi), che ti spiego un po’ di cose

Andrea, perdonami, ho espresso un concetto molto semplice che è quello che regola la discussione dal post 1

Parliamo di principi? Ha ragione Pape. Tutti a casa domani, Future merda pure quando c’eri tu, tanto quanto il service y che sfrutta i bambini

Io preferisco parlare di realtà di mercato, di situazioni diverse con 2000 sfumature, di persone e di professionalità e allora continuiamo la discussione

A me dei budget di TGM, di questa o di quella fottesega. Ho fatto solo una domanda: per esperienza, l’editore che fa 10 testate e poi compra altre 10 testate non ci mette dentro nuovi budget. Spalma quelli che ha già. Le riviste Xenia prese da Future hanno aumentato i budget dopo l’acquisizione?

Se la risposta è si, in base ai principi di Pape, bisogna comunque vedere se erano in linea con l’OdG. Se non lo erano, pur aumentando, tutto schifo

Se la risposta è no, oltre ad essere tutto schifo (sempre in linea di principio), decade pure il discorso sullo sfruttamento e tutto il resto. Se sono stati diminuiti, qualcuno è saltato e in genere si tratta di collaboratori. Incontrovertibile realtà

Altro punto importante
***Detto questo, all’epoca non mi sembrò che nessuno ritenesse quanto veniva richiesto come oltraggioso. Ma ripeto, le tariffe erano quelle di GMC, di cui Pape ti ha già detto.***

Al solito: valgono i principi di Pape? Vale la discrezionalità? O vale l’OdG? Perchè se ritenessi che 2 Euro per 15000 caratteri non sono oltraggiosi, non vedo perchè qualcuno dovrebbe potermi rompere il cazzo in nome dell’etica

Cerca di capirmi eh: non sto criticando una sega, sto smontando un discorso che funziona e non funziona a seconda di come lo affronti

Quindi o si decide una linea per parlare di tutto o non è che al post 1 si valuta la situazione caso per caso e al post 2 invece vale solo il tariffario

E che minchia

Eldacar, ti ho scritto che il budget complessivo a disposizione per la realizzazione di TGM aumentò. Mi riferisco a marketing, qualità della carta, giochi allegati, ecc.

I costi redazionali non vennero ridotti, come tariffario, vennero ridotti perché si ritenne, e io non credo sbagliando, che le persone interne alla redazione avrebbero dovuto produrre contenuti in una misura paragonabile a quella delle altre redazioni (GMC, PSM, XMU, NRU).

Comunque, su quest’ultimo tema, sono benvenuti i commenti da parte di ToSo, Raffo, MA o chi altri possa discuterne a ragion veduta.

Al di là delle critiche, che puoi muovere certamente nella misura che ritieni opportuna, su qualsiasi tema coinvolgente Future ritengo imprescindibile per il rispetto che ho verso me stesso fare chiarezza.

Perché, mi dispiace, ma arrivati a questo punto ho proprio la certezza che sì,se da qualche parte si dovesse “ripartire”, sarebbe proprio Future il punto migliore per farlo. Ovviamente felice di sentirmi portare altri esempi più o altrettanto virtuosi. Mi solleverebbe il morale.

Andrea, una volta ancora

Non è una critica, o un’accusa o una punzecchiatura

Sto cercando di riunire tutto sotto un unico filo conduttore. Non si può cambiare l’approccio alle cose 1 post si e 1 no in base a chi scrive

In linea di principio se TUTTO non era come da OdG, anche la Future che (credo oggettivamente) tutti riconoscono come isola felice, diventa lammerda

In linea di principio, l’isola felice e il service truffaldino diventano la stessa cosa

In linea di principio una riduzione di costo è un ribasso tanto quanto l’offerta di un service che si candida per fare il lavoro abbattendo i costi redazionali

La domanda, once again: ci basimo sui principi? Tutti a casa, tutti ladri, tutta merda, fine dell’editoria

Oppure valutiamo le situazioni? Se si, è il caso di mettere tutti allo stesso livello, considerando il come si sia arrivati a fare queste discussioni?

Stiamo scherzando?

No, non stiamo scherzando. Semplicemente avremo dei principi diversi.

Di Future credo di aver delineato la situazione con il massimo dettaglio possibile. Al prossimo giudicare se anche quella diventi automaticamente “lammerda”. Se diventa “lammerda”, “lammerda” sono anche io. Perché nell’area videogiochi di Future, dal 2002 e anche prima, non è accaduto *nulla* che io non abbia deciso, approvato o comunque avvallato. E nel momento in cui non sono stato più in grado di garantire questo, per magia, non sono più stato parte dell’azienda.

Una riduzione di costo, quando si ottiene chiedendo al lavoratore di lavorare quanto altri colleghi pari grado non è la stessa cosa di un’offerta al ribasso. Se ti piace pensarlo, accomodati. Mi tocca piuttosto poco, al di là di un certo fastidio.

Incidentalmente, l’offerta che hai riportato tu, realizzata con lo spirito “della rivista che mi frega, l’importante è toglierla a un altro”, non contribuisce certo al benessere di altri colleghi. Che, forse, iniziative in perdita, per danneggiare o difendersi da terzi, non hanno comprensibilmente interesse a portarle avanti.

Chiudo dicendo che non mi pare che nessuno abbia messo *tutti* sullo *stesso* piano. Mi pare che l’unico che stia in qualche modo cercando di far passare quel concetto sia tu.

Luca, la questione è che a me del patentino da pubblicista frega sega. Io lo faccio di professione, e voglio che mi venga riconosciuto lo status corretto. Hai linkato tu stesso la senteza della cassazione che indica che il pubblicista NON può lavorare fisso in redazione. Con tanto di licenziamento del giornalista in questione.

Pape

Il rischio che paventi tu è concreto solo nel caso tu abbia un contratto da giornalista, e tu sia pubblicista. In quel caso il contratto DA GIORNALISTA non è valido.

Se tu invece sei inquadrato come grafico in un’azienda, e nel frattempo prendi il patentino da pubblicista (anche per cazzi tuoi potresti farlo, eh?), di certo quell’azienda non può licenziarti perché hai preso il patentino.

No, la situazione è anche se ho il contratto da impiegato e un tesserino da pubblicista ottenuto scrivendo per la stessa azienda.
Sono incompatibili. Che poi la maggior parte delle volte lascino passare, è un discorso differente. Lasciano passare anche l’attuale abuso di professione, con grafici o impiegati che fanno il lavoro di giornalisti senza esserlo, del resto ^_^

E no, l’azienda non mi licenzierà se mi faccio il tesserino: al massimo è l’ordine che lo considera incompatibile. E se il tesserino non lo faccio, ripeto, è solo perché io lo faccio di professione, non come attività alternativa, il giornalista.

Vie di uscita? Non ce ne sono. O denunci, arriva l’OdG e solitamente l’azienda chiude o viene ceduta a chissà chi, oppure accetti, e aspetti di trovare un lavoro migliore. Per lo meno se, come me, il mutuo ogni mese lo devi pagare, e non puoi permetterti di agire per principio.

Pape

Pape, ti assicuro che se fosse come dici tu la PMC ci avrebbe falciati tutti senza pensarci due volte, e non si sarebbe inventata i giochi da trapezista per mandarci a casa:)

Se tu richiedi il riconoscimento della PROFESSIONE giornalistica, intentando eventualmente causa all’azienda, si attiva il meccanismo che dici tu. Altrimenti no.

Comunque, il mio consiglio te l’ho dato: consulta l’avvocato del sindacato. Io l’ho fatto e mi ha detto questo, tu da dove trai le tue certezze?

Io posso parlare per quanto riguarda SPAZIOGAMES.IT :

il sito è testata registrata da poco meno di 2 anni quindi non ha ancora avuto modo di far prendere il tesserino a nessuno, ma fra pochi mesi scatta il biennio e scatteranno anche i tesserini.
Ci tengo a precisare che a Spaziogames nessuno ostacolerà i collaboratori che volessero diventare pubblicisti, anzi.

Nel mentre, sto ancora aspettando risposta. Io l’ho ribadito da altre parti, sono una scimmietta babù, o almeno da qualcuno sono evidentemente considerato così, e le cose non le capisco se non me le dicono chiare in faccia. Elda, riesci a rispondermi senza parlare in cispadano?

Ma non è vero!
Mi hai detto che non è uscito da Sprea, mentre io so che sapevamo solo noi di Sprea. La tua risposta, un po’ criptica, è arrivata dopo quanto ha scritto Stefano. Cosa vuoi che interpreti?
Riesci a essere più chiaro?
Perchè, detto tra noi, non riesco a trovare differenze tra chi non dà risposte e chi non dà risposte. 🙂

(no, non è un errore, ho riscritto volutamente due volte la stessa cosa)

Lo sapevi solo tu di Sprea dai
Dall’altra parte l’IBAN è poppato da solo sulle pagine di una rubrica, senza che nessuno sapesse
Nemmeno i diretti interessati e i vari collaboratori costretti a far finta di non vedere

Ora è più chiaro?

La penso uguale sulle differenze tra chi non da risposte e chi non da risposte. Stai punzecchiando una persona a cui dovresti baciare il culo IMHO, dicendo e non dicendo, alludendo. Ti sembra corretto (no parlo di me eh)

Volevo stare zitto nel mio angolo…
ma come posso non dire che trovo sconfortante leggere gente, che in un modo o nell’altro costituisce una fetta non indifferente della comunità videoludica italiana, punzecchiarsi su un blog alla frequenza di un post ogni due minuti?

Purtroppo nell’editoria legata ai video-GIOCHI c’è poco GIOCO e tanto ODIO. Questo non lo scopro adesso 🙂

E’ il motivo per cui, generalmente, anche io me ne sto zitto nel mio angolo e lascio fare agli altri. Spero di non aver contribuito a diffondere odio e punzecchiamenti con i miei interventi, in tal caso me ne scuso con tutti e in primis con chi ha sempre letto le nostre riviste (di tutti). Non era mia intenzione, veramente. Era questo che intendevo dire con il mio “non ci facciamo una bella figura” nel primo post che ho lasciato.

Augh.

Ciao Q-tro. Spero che i miei interventi non vengano letti o interpretati come punzecchiature. Sto cercando di essere tranquillo e aderente unicamente ai fatti. Spero traspaia.

Del resto, scusa, se fai il GRAFICO in un’azienda, perché magari il tuo contratto dice questo, perché non dovresti poter avere il patentino da pubblicista?

Chiaramente è una situazione contorta: richiedi l’iscrizione all’albo presentando documentazione giornalistica tratta dalla stessa azienda in cui fai il grafico.

Ma un contratto “da grafico” non si può certo annullare perché l’ordine dei “giornalisti” non lo riconosce, no?

Comunque, io ti ho riportato la mia esperienza, esperienza di uno che questo iter lo ha attraversato:) Poi fanne quel che vuoi, ci mancherebbe.

Odio? Specificare come funziona un mercato e le sue magagne, a uso e consumo di chi vuole intraprendere la carriere, è odio? Specificare come dovrebbero funzionare le cose e come invece funzionano è odio?

Pape

Va bene, allora l’odio lo vedo solo io in discussioni come questa:)

Però a me questo sembra infilare la testa nella sabbia.

“Luca, è proprio quello che dico: farmi riconoscere la professione di giornalista. Mi spiego così male? ^_^

Pape”

_____

No, mi spiego male io:) Se tu chiedi il riconoscimento della PROFESSIONE giornalistica e sei già PUBBLICISTA, ti possono tranciare l’eventuale contratto che avevi.

Se chiedi il riconoscimento della professione giornalistica, perché la svolgi pur essendo inquadrato come grafico, non ti possono tranciare un bel niente.

Ma, ripeto, da chi ti sei informato? Sei andato da un avvocato del lavoro? Solo lui potrà dirtele con chiarezza queste cose, eh.

Comincia a editare tutte le stronzate che escono come accuse dirette intanto, buttate li ad minchiam intanto. Poi ne parliamo

Mi devo far prendere per il culo da uno che non sa una sega e fa paragoni di merda parlando di professionalità, etica e duecento altre cose, paragonandola poi a quello che è uscito?

Figa, sparo piuttosto

Eldacar: rinnovo l’invito alla decenza dei modi. E aggiungo: non parlare del Toso se non sai le cose. E se credi in quello che hai appena scritto, non sai le cose. Non è un’interpretazione eh.

Allora me le spiegasse, come sto cercando di fare io schivando merda lanciata con le stesse modalità: il non sapere UN CAZZO

Non è un’interpretazione manco questa eh

Il numero dovrebbe averlo

Elda: ti ha fatto una domanda, a cui non hai ancora dato una risposta, ma solo allusioni fumose. Se non vuoi rispondere scrivi: “preferisco non rispondere”. E’ facile.
Come non hai risposto a Pape su “quanto paghi i collaboratori a Eurogamer”. La risposta è 20 Euro, come ho scritto e tu hai confermato su Eurogamer meno di due mesi fa. E’ più decente dei 7.50 di Game Pro? Sì, di sicuro. E’ sufficientemente decente per fare il paladino di tutto ciò che c’è di buono in questo settore? Per me no. E non puoi dire “se buttate giù me [per i 20 Euro] buttate giù anche Future”. Dato che si parla di 77 contro 20. Un altro mondo proprio. Che a Eurogamer la gente STIPENDIATA sia messa meglio che quelli di Idra, non ho problemi a crederlo. Ma è un’altra faccenda. Se avessi dovuto pagare in modo davvero decente i collaboratori, probabilmente non avresti/e avuto i soldi necessari. Probabilmente non stareste facendo Eurogamer. Ergo: chi ha i soldi (non gli spiccioli) per fare l’editore, lo fa, gli altri a casa. Altrimenti c’è gente che paga 7.50 per un articolo, gente che paga 20 un articolo e rimane fondamentalmente la stessa roba ridicola.
Ah, la risposta: “ma tanto tutti pagano 20 se non di meno su internet in Italia” non vale. Lo so. Infatti dovrebbero tutti smetterla di fare gli editori se non possono permetterselo, perché se lo stanno permettendo solo affossando il mercato.

Mattia, te lo rispiego. Non è stata fatta una domanda, è stata fatta un’allusione a SS di uno squallido che mi vien da vomitare, considerando chi l’ha fatta. Allusione a cui, nonostante tutto, ho risposto. Al telefono ci si sta in due, se non esce da Sprea, esce da Idra. Se voglio sapere una cosa, la so. Stai sereno.

Quanto paghiamo i collaboratori di Eurogamer? 20 Euro netti e non a nero come dici tu? E’ sufficientemente decente per fare il paladino? Secondo i principi del cazzo messi dentro una volta si e una no da Pape, no

Considerando che non sfruttiamo nessuno, che sono tutti felici, che hanno tutti i rimborsi, che non hanno vincoli di esclusiva, di tempo, di presenza in ufficio, che lavorano in base alla disponibilità e in base a tutta un’altra serie di fattor che non conosci, si. Cazzo. Faccio solo che il paladino perchè se il mio collaboratore mi dice “domani ciulo non scrivo” io non lo minaccio di andare a casa o non gli dico che ha perso l’entusiasmo. Gli auguro buona ciulata e mi metto a fare il lavoro suo, dopo 10 anni e senza considerare il fatto che da OdG valgo 10.000 Euro al mese

Quindi, al solito, che la chiave di lettura sia unica, senza fare generalizzazioni e usando il cervello che non è una cosa messa li per dividere le orecchie. E poi ragioniamo. Sennò, ripeto, non c’è molto altro da dire

Sostenete delle teorie folli che smentite da soli quando si parla della Future che fu. Poi cambiate versione. Poi parlate dell’OdG senza sapere una cippa, poi conta la felicità perchè voi eravate felici pure se il tariffario non era rispettato e mettete tuti allo stesso livello

E’ normale? No

Elda, non è normale un cazzo. Parli di etica e sei il primo a non rispettarla. Non fotte nulla a nessuno se paghi più di Accordi. Paghi poco e sfrutti la gente, e dovresti solo stare zitto. La tua unica risposta è “fanno così tutti”. la verità è che sono tutti dei pezzenti.

Pape

La verità è che ti stai aggiustano le cose come ti pare, facendo paragoni del cazzo al limite del calcio in culo, senza sapere una cippa di quello che dici e sparando a casaccio nel mucchio senza guardare in casa tua, in nome dei principi che sostieni

O valgono sempre o datteli in faccia e taci

Schivo un attimo i “lanci di merda” e cerco di fare chiarezza sulla questione pubblicisti/professionisti/licenziamenti, visto che mi pare molto nebulosa (è complessa, del resto) e senz’altro importante per il nostro lavoro.

L’Ordine dei giornalisti, a seguito di una sentenza della corte di cassazione, ha decretato l’incompatibilità della funzione di giornalista pubblicista con quella di redattore a tempo pieno.

Il discorso è il seguente: giornalista pubblicista è qualcuno che svolge un altro lavoro di base e poi effettua collaborazioni, continuative o saltuarie, con testate giornalistiche, percependo retribuzione. Il redattore, invece, svolge l’attività giornalistica come sua principale e unica forma di lavoro e, di conseguenza, deve essere iscritto all’albo dei professionisti, effettuando un periodo di praticantato di 18 mesi.

Cosa succede, dunque? Che tutti coloro che hanno un contratto con inquadramento da redattore all’interno della propria casa editrice e hanno il patentino da pubblicista sono in una situazione particolare, visto che, secondo l’Ordine e la magistratura, si tratta di ruoli incompatibili. Svolgono infatti opera giornalistica come lavoro principale, pur essendo iscritti all’Ordine attraverso una formula che indica altro.

Questo porta al fatto che le aziende che ne abbiano l’interesse possono, eventualmente, forzare la situazione e tentare di considerare nullo il contratto del pubblicista inquadrato come redattore, per la suddetta incompatibilità delle funzioni, sancita dall’Ordine e dallo Stato. Credo (ma non ci metto la mano sul fuoco) che sia comunque un processo complicato, che passi per il tribunale. Insomma, non dovrebbe essere sufficiente una lettera di “arrivederci e grazie” da parte dell’editore.

La situazione non si applica a chi? A coloro i quali:

1) Pur svolgendo nei fatti attività giornalistica, hanno un contratto di tipo differente da quello di redattore/giornalista (l’esempiò più comune è quello di grafico). L’incompatibilità con l’opera di pubblicista si verifica infatti soltanto per chi è redattore. Si può essere grafici e giornalisti pubblicisti allo stesso tempo.

2) Hanno un contratto da redattore ma non sono giornalisti pubblicisti, per cui non vi è incompatibilità di funzioni. Questi ultimi possono richiedere il riconoscimento del praticantato per l’accesso alla professione giornalistica, senza nulla rischiare.

Le fonti sono le seguenti:

http://www.odg.mi.it/node/328

http://www.odg.it/site/?q=faq/108
*con particolare attenzione alla domanda “Sono pubblicista e svolgo attività giornalistica a tempo pieno e con la stessa retribuzione del professionista. Posso iscrivermi nell’elenco dei professionisti?”

Luca, forse non sono riuscito a spiegare il problema. Sono ovviamente d’accordo con te, su quanto dici. Quello che non vuoi capire è che se arriva l’OdG a far riconoscere i diritti da un editore, l’editore chiude baracca e burattini per non far fronte alle spese. O vende a qualche cialtrone. Chiedilo a quelli di Computer Idea, che una volta che VNU gli ha riconosciuto il praticantato e via dicendo, li ha svenduti a chi pubblica “riviste” sull’area 51 e sui cerchi nel grano.

Pape

Pape, non stavo “rispondendo” a te, perché davvero non mi interessa avere “ragione” su di un forum:) Ho solo cercato di riepilogare la vicenda per chi magari non la comprende bene.

Tu poi sei libero di fare quello che vuoi: continuare a lavorare per un editore che non ti riconosce il tuo lavoro, perché hai il mutuo da pagare (ma qui, allora, credo che tu non sia moralmente migliore dei “giornalisti” che si svendono per due lire, affossando il nostro lavoro) oppure passare per le vie di fatto e rischiartela.

La considerazione finale è sempre la stessa: tutti sappiamo come “dovrebbe essere”, ma purtroppo non è così. Allora? Armarsi e combattere, oppure portare a casa il proprio stipendio, ognuno come riesce a ricavarlo, e tirare avanti?

Luca, il fatto è che io critico chi le detta le condizioni. E al massimo, suggerisco a chi accetta cifre misere (che il mutuo non permettono di reggerlo) di non farlo più. A me manca un riconoscimento professionale: libertà di espressione e stipendio accettabile per ora li ho, fortunatamente.

Pape

Elda: non parlarmi riferendoti a me come a una particella di un ente più grande che non esiste. Non ho mai parlato di OdG o roba simile. Paghi 20 Euro ad articolo. Perfetto. Secondo me non dovresti/e permettervi di farlo. La risposta alla domanda: “chi ti ha detto che non dovremmo permetterci di farlo?” è: “l’angioletto buono che ho sulla spalla”.

Naah, a me bile, piscio corto e stronzi volanti stanno arrivando puntualmente su gmail a pacchi. Anzi, pacchetti. Comodo e… fottutamente impegnativo, da farci un libro sopra:


Il libro nero del giornalismo videoludico italiano

con prefazione del Raffo.

Dagli una fucilata all’angioletto buono che hai sulla spalla.
Sei qui a porti queste domande oggi perchè non si è accorto che Future doveva chiudere “non rispettando il tariffario” quando c’eri dentro tu. Lo avesse rispettato magari non c’era posto per te

Dai su, ma davvero stiamo facendo i ragionamenti dell’assurdo qui, siete completamente fuori e non riuscite a tenere una fottuta linea in quello che dite. Andrea ha scritto questo, in relazione al fatto che i budget delle riviste dopo l’acquisizione di Xenia furono ridotti:

All’epoca non mi sembrò che nessuno ritenesse quanto veniva richiesto come oltraggioso.

Oggi, qui da noi, nessuno è scontento come penso non siano scontente persone in altre realtà che sicuramente al “come dovrebbe essere in linea di principio” non si avvicinano minimanente (che non è: “lo fanno tutti quindi va bene”, va letto in maniera ben diversa”). Di all’angioletto di fottersi e di non fare di tutta l’erba un fascio, che è meglio anche per voi a questo punto

Elda, ma non hai capito nulla né di quanto scrivo io, né di quanto hanno scritto Mattia e Gorman. Future, fino a prova contraria, pagava QUASI quanto da tariffario, e per articoli lunghi pagava di più. I collaboratori erano pubblicisti, se lo volevano. Gli assunti no, e non per colpa di Gorman, che ha pure riconosciuto che tutto non andava come doveva, nonostante ci provasse. Ma dal punto di vista economico, i collaboratori non avevano proprio nulla da recriminare, tabelle alla mano.

Pape

Paper

Elda: continua pure. Se sei convinto tu, meglio per te. Peggio per tutti gli altri ovviamente. Suppongo tu debba mantenere questo andazzo per pararti la faccia di fronte a eventuali lettori di Eurogamer o roba simile. Lo capisco. Che schifo eh! Ma lo capisco. Quello che hai scritto ora non aggiunge assolutamente nulla al messaggio a cui ho già risposto lungamente.
In chiusura: meglio per “noi”? Ma sono minacce?

Allora Alberto “Eldacar” Belli, io non devo baciare il culo proprio a nessuno, in ambito lavorativo. Questo non significa che mi creda il migliore, ho tanto da imparare da gente che ha da insegnare, ci mancherebbe. Qualcuno che aveva qualcosa da insegnarmi me lo hanno tolto, qualcuno se ne è andato, ma qualcuno è anche rimasto.

Ora, veniamo alla cosa di cui si dibatte, alla risposta che non mi hai dato.
Io non lancio merda su Stefano Silvestri, perché non è mio costume farlo.
Però, devo capire se è stato Stefano Silvestri a raccontarti la cosa, come tu peraltro scaldandoti pari confermare, la questione diventa un filo differente, per me. Il perché è presto spiegato: hai speso delle parole per lui, che se è una rana dalla bocca larga, un chiacchierone, non merita. Questo lo sai tu, però, non io.

Certo, potrebbe essere stato Paolo Paglianti, che gode di stima, simpatia e RISPETTO (perdona il caps, ma è d’obbligo) dell’intero corpo redazionale. L’intero corpo redazionale comprende quelle che PER ME sono le migliori firme dell’industria, a oggi. Non ti preoccupare, non gode di tutto questo perché è il capo, qui. Gode di tutto questo perché se lo è meritato sul campo, e se lo merita tutti i giorni.
Paolo Paglianti, fino a questo momento, è pulito, pulito come il culo di un bambino. Ma se è coinvolto nella cosa dell’IBAN, o meglio, se ha diffuso all’esterno delle cose private, allora io rassegno domani le mie dimissioni, perché si dimostrerebbe che è una persona di merda, o un coglia, se preferisci.

Ora, a te la scelta: diffondi la tua fonte e fughi un mio dubbio o preferisci non rispondere?
Attenzione attenzione: io non ti ho ancora offeso, tu lo hai fatto per ben due volte. Poi sei passato alle minacce generali. Il prossimo passo qual è?

Davide, non volevo offenderti, poi sei grande e grosso, figurati

Anche secondo me le migliori firme del settore oggi sono in Sprea, pensa te e condivido tutta la pappardella iniziale, tranne la parte in cui neghi di lanciare merda (cosa che non ti ho detto tra l’altro. Ho semplicemente fatto notare che trovo poco elegante alludere, cosa che hanno notato in parecchi ti assicuro) a situazioni e persone che se vorranno intervenire, interverranno a fugarti ogni dubbio. Tu l’hai messa come:”strano, era solo una cosa che sapevamo noi” il che, in italiano, è abbastanza chiaro. E’ un’allusione, ripeto. Non la sapevate soltanto voi, manco per il cazzo, visto che di la ci sono (sarebbero va), 40 persone al lavoro (8 ore al giorno) che vedono, sentono, pensano e PARLANO nel caso

Alessandro Mucchi è l’unico che si è esposto con Lorenzo Fantoni per il momento. Ora se vuoi capire, capisci

Come diceva Zave: tu chi lavora in certi posti, la sua storia, quello che sente e vede non lo sai. E nemmeno da dove viene. Quindi, fa la cortesia, chiudila qui. Quando si vuole sapere una cosa, ci si mette molto poco. Che riguardi il tuo ambiente di lavoro o quello di un altro.

Io ho offeso? Cazzo ma c’hai i filtri sui topic degli altri?
Io ho minacciato? Ragazzi, vi lascio a postare tranquilli, comincio a perdere punti ferita

Quindi, Toso, cerchiamo di capirci, visto che finalmente hai smesso di girarci attorno. Tu vuoi sostenere che io ho raccontato ad Alberto Belli l’aneddoto dell’IBAN, e che in tal caso questo farebbe di me “una persona di merda”?
Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo?

Per inciso, la storia dell’IBAN si sa in giro da una vita: mi domando allora perché tu non mi abbia chiesto dei chiarimenti faccia a faccia quando settimana scorsa ero in Sprea, ma stia cercando di imbastire ora questa campagna contro il sottoscritto in un contesto, tra l’altro, dove mi sembra si sia discusso di mancanze ben più gravi.
Aggiungiamoci il fatto che hai il mio numero di telefono da oltre 10 anni e capirai come questa tua uscita mi lasci alquanto perplesso.
Comunque, giovedì prossimo sono di nuovo in Sprea: sarò lieto, nel caso, di sentirmi ripetere da te le stesse accuse faccia a faccia.

Complimenti, infine, per l’immagine di TGM che stai offrendo al nostro pubblico che sai benissimo stare leggendo questo blog.

Stefano, io sto chiedendo ad Alberto Belli se sei stato tu o Paolo a raccontargli la cosa, visto che né io né Max possiamo averlo fatto.
Se sei stato tu, non sei il professionista che è stato incensato da Alberto Belli un tot di post fa. Se è stato Paolo, mi dimetto domani.

Per il discorso sul pubblico, è un problema unicamente tuo. Io non sto dando un’immagine negativa di TGM, perché TGM ne esce pulita: paga i collaboratori, non buca le esclusive, rispetta il mercato, i suoi lettori e gli interlocutori.

Se tu hai parlato e diffuso la storia dell’IBAN per un cazzo (è che mi ricordo di un qualcosa che mi hai detto su una telefonata fatta a Belli in occasione del primo topic su EG, solo non mi ricordo per cazziarlo di cosa e non ho ancora avuto tempo di pensarci a sufficienza), per giunta con quello che era all’epoca dell’IBAN un concorrente, la figura di palta ce la fai tu, non certi TGM, che come ami sottolineare in ogni post, non segui più, eccezion fatta per l’editoriale e la businness.

E non ti chiamo per un motivo fondamentale: se hai davvero fatto una roba del genere, hai fatto una roba talmente schifosa che fa il giro e preferisco non avere niente a che fare con te, coltivarmi altre amicizie, senza rancore che tanto sia tu sia io possiamo vivere bene senza sentirci. Qualora ne uscissi “pulito”, sarebbe un discorso probabilmente differente, chiaramente.
Del resto, quando ho avuto da chiederti cose, nel recentissimo passato (che non discutiamo qui, perché sono cazzi nostri), l’ho fatto parlandoti e guardandoti in faccia, no?

Io non mi devo parare la faccia di un cazzo, te lo rispiego. Stai parlando di un’azienda sana che paga tutti e fa le cose per bene, tirando dentro duemila discorsi che in linea di principio sono più che corretti, dimenticandoti però i contesti e il fatto che per gli stessi principi, tu dovresti tacere avendo lavorato per anni in un’azienda che avrebbe dovuto chiudere tanto quanto tutte quelle a cui state rompendo i coglioni, senza distinzione. Da quella di schiavisti a quella in cui sono tutti felici, ma se lo dicono non vale. Vale solo che in Future erano tutti felici, quello si.

Meglio per voi sarebbe una minaccia? Mattia, ma per chi cazzo mi hai preso, una volta ancora? E’ semplicemente il consiglio di renderti conto che dopo 400 reply hai detto tutto e il contrario di tutto, dimenticandoti quello che ti fa comodo

Ma sono uno che si sottrae al confronto? Sono uno che ci gira intorno? Ti dovrei minacciare? E di cosa? Ti sto dicendo che dici cagate e sto cercando di spiegarti il perchè. Tu hai deciso che è come dici tu, fottendoti di semplicissimi sillogismi.

Come si può chiarire un muro contro muro se poi tiri in mezzo l’angioletto?

Ma dai su, non scadiamo nel ridicolo

Elda, proprio non riesci a capire la differenza fra chi le condizioni le subisce, come dipendente, e chi le detta, come responsabile? Io, Mattia e gli altri siamo pagati non troppo lontani da quanto dicono le tabelle. Non come vorremmo, ma non troppo lontani. Decidessimo noi, sarebbe tutto diverso. Tu fai l’editore, tu puoi decidere, e hai deciso di accordarti all’italietta piccola piccola che ruba sulle tasse e incula la gente.

Puoi dire quello che vuoi, ma su 20 euro a pezzo noi ci pisciamo sopra. Abbondantemente.

E non hai risposto a Toso: perché?

Pape

Ho risposto al ToSo e io non detto un cazzo

Non maneggio denaro e non decido una sega relativamente al denaro, questo avevo dato per scontato che dopo 400 topic lo sapeste ma pare proprio di no.

Se mio nonno aveva 5 palle era un flipper comunque. Tu puoi dire quello che vuoi, ma prima comincia a ficcarti in testa che se tiri fuori l’OdG, devi andare a casa per primo

E se decidi di cagare il cazzo, comincia con chi sfrutta, ruba e fa impicci di nascosto senza muoversi alla luce del sole.

Tu confondi l’oggi e il mercato, con l’italietta. Non stai bene

No, Elda: al massimo deve andare a casa il mio datore di lavoro, che non mi inquadra correttamente.
E io il cazzo lo cago a chi mi pare, che si chiami IBANmark, o Alberto Belli: uno non paga un cazzo e dice stronzate. L’altro paga una miseria e dice stronzate. Entrambi non sanno cosa sia l’etica professionale, nonostante siano tesserati.

Ah… non mi dire “fanno tutti così”, come ti piace fare.

Pape

E io ti rispiego: non permetterti, lo dico per te, di parlare di etica con me. Ma non ci pensare proprio che sono problemi grossi

E sono costretto a pensare che sei pure discretamente pirla, cosa che ho cercato di evitare in ogni modo

Eldacar, mi permetto eccome. Ed è tutto documentato, proprio in questo thead. La tua unica rispota alle accuse è “ti mangio il cuore”

Io preferisco citare Pino Scotto…

Pape

Di documentato c’è solo il tuo metro di paragone che varia a seconda di chi scrive

I tuoi principi che variano a seconda di chi si parla

Le tue cazzate relativamente al poter fare e non fare, senza documentarti e parlando per sentito dire

Il tuo fare di tutta l’erba un fascio

Hai problemi, prendiamoci un caffe’ e vedrai che te li tolgo tutti e se mi devi dare dello stronzo, me lo prendo senza problemi

Secondo me tutto il problema nasce dal fatto che Metalmark e Eldacar sono due grandissime facce di merda.
Cioè, può esserci di mezzo qualche elemento extra (i contratti per Urogamer e Gamesbor, la capigliatura da divina di Mentalmark e Apecar), ma sono orpelli e basta. La vera questione riguarda proprio le persone coinvolte, cioè due merdette allegre, che campano gioiose sull’idiozia altrui e sulla ridicola convinzione di essere stati dei furbissimi a trovare il modo per campare di videogiochi.
E io dico BBBBRAVI! BBBRAVI! Bravi coglioni che vi siete venduti l’anima e il culo e la credibilità per una miseria, mentre lo stesso livello di abiezione avrebbe potuto portare a ben più alti livelli – festini a palazzo grazzzzzioli, magari!

Uh, vale anche la pena di aggiungere che tutta la questione mi lascia nella più totale indifferenza e che l’unica ragione del mio intervento è precisamente quella di insultare carpisa e skidmark – ho fiducia nel fatto che i due poveretti si asterranno quindi dal ribattermi.
Cheers!

Eldacar, quotare quel che ti pare è un ottimo modo per flammare ma aggiunge ben poco. Non furono ridotti i tariffari, fu ridotto il borderò complessivo a disposizione dei pagamenti verso i collaboratori. Per allinearlo con quello della altre testate del gruppo, dove gli interni scrivevano più pagine (cosa che mi pare congrua con la professione del redattore, se non erro, il cui inquadramento ho già ribadito che non fosse corretto).

Quindi non scrivere cose inesatte e non attribuirmi frasi incomplete.
“All’epoca non mi sembrò che nessuno ritenesse quanto veniva richiesto come oltraggioso.” Era riferito agli interni che dovettero fronteggiare la richiesta di scrivere… otto, dieci pagine? Non mi ricordo ma possono intervenire come li ho anche invitati a fare in questa stessa sede.

Riassumo: esternalizzare meno pagine verso i collaboratori, utilizzando correttamente le risorse interne, non equivale a pagare di meno la gente esterna per il lavoro che svolge. Equivale a fornirle meno lavoro. Se pensi che sia la stessa cosa, saremo in disaccordo anche su questo. Pace.

Andrea, è aumentato il salario degli interni?
E non dirmi: “no quelli di Xenia scrivevano meno di noi quindi è giusto e il borderò non c’entra niente” perchè mi sa un po’ di presa per il culo

Ti saprà pure di presa per il culo, però a questo punto invito il Toso a intervenire, giusto perché si capisca bene di che si sta parlando.

Se una persona che fa quel lavoro non scrive una decina di pagine al mese, di che stiamo parlando? Fino a quando può evitare di farlo, per carità, non è nemmeno che io la voglia criticare. Ma mi pare nella natura delle cose che se uno fa quel mestiere debba scrivere.

E no, peraltro, i salari non aumentano a piacimento. I salari, le assunzioni a tempo indeterminato, coprono le ore nelle quali si lavora. Il datore di lavoro, all’interno di limiti contrattuali, ha il diritto, nella ragionevolezza, di disporre di queste ore.

La dico tutta, in un modo ideale, una rivista sarebbe bellissimo se potesse consentirsi uno staff di quattro persone preposte unicamente alla revisione dei testi in entrata e al controllo di qualità. Ma questo non è sempre possibile e non ha niente a che vedere con sfruttamenti o ingiustizie.

Aggiungo anche, comunque, che in Future le segretarie di redazione fornivano anche un servizio di correzione di bozze, di cui TGM si avvantaggiò, scaricando le redazioni di un compito che prima dovevano assolvere.

del post di pgcd, immagino.

Ma sono l’unico imbecille che si firma con nome e cognome, quando ha qualcosa da dire?:)

Posso fare una domanda?

Ma se Eurogamer, che a quanto ne so ha un tot di investimenti dietro e non è nata nel garage di Alberto Belli, paga 20 euro i collaboratori, è perché:

1) Ci lucra e sta facendo soldi a palate sulle spalle dei giornalisti sfruttati?

oppure

2) Non ha comunque fondi a sufficienza per sostenere un’attività editoriale in cui i collaboratori sono pagati a dovere, quindi si arrangia per mantenersi sopra il galleggiamento?

Se il caso è 1, l’editore è cattivo e ok. Se il caso è 2, quanti soldi servono, al momento, perché si possa mettere in piedi un’attività editoriale rispettando tutti i parametri di legge, inclusi quelli dell’Ordine? Quanto è realistico che sul mercato possa arrivare un nuovo player e fare una cosa del genere?

E’ una domanda seria. Siamo professionisti da tanto… riusciamo a risponderci seriamente senza darci di stronzi e imbecilli?

“2) Non ha comunque fondi a sufficienza per sostenere un’attività editoriale in cui i collaboratori sono pagati a dovere, quindi si arrangia per mantenersi sopra il galleggiamento?”

Come ho detto, se non sei in grado di rispettare le leggi, non apri un’attività. Lo so che in italia lo fanno in tanti, ma sono tutti pezzenti che meritano la galera.

Pape