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Lamù: un mistero all’itagliana

Lamù, o "della scoperta della femmina".
Lamù, o "della scoperta della femmina".

Complice la programmazione notturna di Radio Deejay (e colpevole un momento di rara noia marchiato Radio 24, la base di partenza dell’autoradio), mercoledì sera un’Honda Civic traballava in zona Vimercate con “Boyband” a volume più che discutibile. Quella “Boyband”, quella dei Velvet, il fu gruppo della Roma Capoccia.
“Boyband”, una di quelle canzoni per cui ti trovi a nascondere vergognosamente l’apprezzamento e dopo quasi dieci anni scopri da dove parte il tutto. Parte da Urusei Yatsura, che di sicuro non si scrive così, ma ho seicento finestre di Firefox aperte e sacrificarne un’ennesima per recuperare il titolo originale di Lamù non è proprio fattibile. Per amor di precisione: l’attacco della sigla italiana di Lamù, quel “uou-uou” che precede l’amore “strano e bruciante” e soprattutto il sempre più sorprendente “com’è difficile stare al mondo” che testimoniava l’illuminata superiorità di

E qui finisce il post che credevo avrei scritto e invece si è mutato in qualcosa di differente.


La sigla di Lamù, la sigla originale (suppongo, oltretutto, che non ne esistano altre in italiano) spedita nell’aere negli anni ’80 e il mistero che la circonda. Perché nel grande mondo wikipediato di Internet, nessuno sa chi diavolo abbia scritto il testo, chi abbia ideato la musica, chi abbia suonato e cantato quel minuto e mezzo. Si sa che è avanti, talmente avanti da essere scomparso prima che lo facesse la stessa Mina. Da essere probabilmente arrivato alla visione e al travaso di conoscenza esistenziale da 2001 Odissea nello Spazio. Da aver messo piede sul pianeta Natale di Lamù, perché, e questo è certo, sul nostro pare introvabile.
Prima di addentrarmi ulteriormente in quello che, a questo punto, diventa insindacabilmente uno dei tanti misteri italiani al pari di Ustica e Vincenzo Mollica, ho ritenuto cosa saggia rivolgermi a un esperto nel campo delle “cazzate tra gli anni ’70 e ’80, tanto più se popolari”: Andrea Babich.

Zave: Babich, importante. Chi ha scritto e/o cantato la sigla di Lamù?
Babich: e bravo… arrivi tu e ti poni il problema. Ci sono 253 pagine di discussione sul forum delle sigle TV. Non scherzo, dopo Paul is Dead, è il più grande complotto della storia della musica.

Proprio così, se quindi siete al di dentro della faccenda, andatevene ora con aria di giustificata superiorità: non sto per dire alcunché di nuovo. Se come me avete sempre e solo fissati inebetiti le curve di Lamù e in fase adulta siete tornati amorevolmente a celebrare la cinica allegrezza di quei novanta secondi, senza domandarvi altro… rimanete tranquilli. La spuma nera da 100 non ce l’ho, ma forse qualcosa si può fare lo stesso.

Telecapri: e Costantino si nasconde.
Telecapri: e Costantino si nasconde.

Fatto 1
La canzone non finisce. Come la stragrande maggioranza delle sigle dell’epoca, anche quella di Lamù viene amputata dal coltellaccio delle esigenze televisive, per fare posto al titolo dell’episodio e all’episodio stesso. O forse no? O forse non sono state le esigenze televisive, ma quelle di “buon costume”? Qualcuno, negli anni, ha tirato fuori una storiella per cui il testo (che si [non] conclude con “e io tremo perché so…”) avrebbe proseguito con un assai laico “che lo sguardo sul tuo seno poserò”, per poi lanciarsi in altre azzardate allusioni sessuali. Il Circoletto degli Studiosi di Sigle ha da tempo sconfessato questa artificiosa verità che, invero, mi avrebbe spinto definitivamente ad abbandonare tutto, dedicando quel che rimane dell’esistenza terrena alla ricerca dell’autore. Perché sì.
Invece no, pare non fossero quelle le parole. D’altronde, è altrettanto vero che non esiste traccia alcuna della versione completa della canzone. E dire che viviamo in un’epoca già graziata dal progetto di alcuni studenti del politecnico di Torino che, sul finire degli anni ’90, raccolsero in formato .mp3 una quintalata di sigle dei cartoni animati. Rivelando quello che magari tutti si erano chiesti e nessuno, in cuor proprio, avrebbe voluto sapere: come diavolo va a finire il testo della musichetta di Ken il Guerriero. Naturalmente ora è roba vecchia, va a finire con la “magia blu”, santiddio.
Con Lamù non è così, le versioni della sigla che si spingono oltre il minuto e mezzo sono tutte posticce, creazioni di bassa lega di qualche buontempone degli anni Zeros. Nulla, il mistero.

antenna 3 LOMBARDIA vecchio logo
Nemmeno la ricca pianura padana può aiutare.

Fatto 2
Chi diavolo ha scritto quel testo? Chi l’ha cantata? Perché ha sentito la necessità di non prendersi alcuna responsabilità e, anzi, ha deciso di non lasciare alcuna sua traccia tracciabile su questo triste pianeta? Qualcuno, arrivato a questo punto, invocherà un’indagine presso la SIAE. E farebbe solo bene, concettualmente ci siamo. Ma la verità è che nemmeno la SIAE può farci nulla: nei suoi registri non compare alcun simpatico motivetto simile a quello trasmesso per lanciare il cartone animato della Takahashi. Qualcuno ha fatto il giornalista vero, si è segnato il nome della società di riferimento nei “credits” finali del cartone, che riportano alla TBS: ovvero Telecapri. E come sapeva bene mia madre, Telecapri mandava in onda Lamù. Anche quando ero troppo cresciuto (ma nemmeno tanto) per vederlo, anche quanto Antenna 3, Junior TV o chi per essi aveva smesso di omaggiarlo al bambino medio lombardo. Tornavo a casa dalla prima classe media inferiore e durante il pranzo solitario (gli altri avevano già pappato, ai tempi andavo già a scuola in centro a Milano e dovevo tornarmene a Vimodrone), era tutto un fiorire di Lamù. Almeno per quel che si vedesse di Telecapri dall’hinterland de’ Milan.
Comunque, Telecapri. E Telecapri era (è?) di Federico Costantino, che diventa, a un certo punto, l’indiziato principale delle indagini. Il mondo vuole sapere e Costantino è l’uomo che può dare le risposte, anche dal comune dell’isola campana, perché Costantino è prima sindaco di Capri e poi consigliere. Ma si fa negare a vita.
La ridda di informazioni/soffiate/finte confessioni sconvolge il normale iter quotidiano di chiunque provi ad addentrarsi nello studio della vicenda: chiunque sa, tace. Chiunque può sapere, dice di non ricordare affatto.

Lamù? Una figa spaziale: ed è anche tecnicamente corretto.
Lamù? Una figa spaziale: ed è anche tecnicamente corretto.

Fatto 3
Come i Rolling Stones e i Beatles, la sigla di Lamù assurge a uno status mistico quando diventa oggetto della pratica più in voga di un tempo: il playback al contrario. Come sempre è questo il momento perfetto per aggiungere una dimensione religiosa e profanatrice alla questione, che si tinge di nero e rosso. I colori del diavolo. Naturalmente invocato tra le spire delle strofe della sigla, unitamente a versi in latino e inni a Zalisky Ippidemo. Che è poi la mutazione di “Com’è difficile stare”. Ma è questione di istanti e Zalisky Ippidemo viene iscritto nell’albo degli indiziati, come un potenziale autore di origini “russo-partenopee” e per questo di difficile (impossibile) identificazione.

Cornuta e contenta, la ricetta vincente.
Cornuta e contenta, la ricetta vincente.

E qui, ora come ora, sin conclude il riassunto. Come quando finisci di vederti uno spettacolo di Paolini, te ne vai con la mente che rimbalza, gli occhi che cercano risposte e lo stomaco affamato di altro, di più, di verità. Come quando posi il libro inchiesta sui delitti mafiosi dello Stato, pretendi un secondo volume che dica che tutto è stato capito, tutto è stato chiarito, tutto è stato denunciato e il bene ha trionfato. Ma non è così. Il mondo di Internet, grazie al cielo, è in perenne evoluzione. Finché avrò respiro, mi aspetto che qualcun altro perda tempo e voglia nel fare luce sulla questione, mentre mi gratto amabilmente la pancia.

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È stata lei a farmi scoccare la scintilla, mamma mia, mi ispira ancora oggi in maniera micidiale: fu vera luce e amore al primo sguardo, quell’ancheggiare nella sigla è da denuncia. L’unica cosa “negativa” è che a risentirla oggi ha un po’ una voce da stronza in italiano.

Perfetto, concordo con tutto e dico: il fatto che abbia la voce da stronza-pazza è solo l’ennesima riprova che il lavoro svolto fosse d’altissimo livello. Ti aveva già dato tutti gli elementi utili alla comprensione dell’universo femminile. Eccezionale.

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