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Videocracy: l’importante è blaterare

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Dovrei iniziare a preoccuparmi dell’immagine che traspare da questo blog del suo Emintentissimo Direttore, ovvero me. A Natale ho ricevuto la bellezza di due e dico due regali appositamente pensati per il blog. Ovvero risorse da presa per i fondelli, ma a loro modo comunque interessanti: il DVD di “Videocracy” e l’abbonamento alla versione italiana di “Wired”. Se quest’ultimo deve ancora palesarsi nella casella della posta, il DVD è ovviamente già presente. Di più, è pure stato visto e ho addirittura preso appunti, perché davvero ce n’era bisogno. Ecco, “Videocracy” è proprio quello che si aspettano i vari Feltri, i vari Panoram-ici, tutti quelli che vogliono ridurre in salmì l’anti-Berlusconismo, bollandolo come robetta adolescenziale da centro sociale e canna in mano. Perché “Videocracy” è proprio una cazzata che ti fai anche delle domande, su tutte: “ma questa roba davvero è andata al Festival di Venezia”. O anche: “ma hanno parlato per settimane tutti di questo coso qui?”. Come se dentro ci fossero dei fatti, dell’informazione, dell’opinione interessante, oltre che interessata. Invece no: prendi una singola puntata scialba di “Blob” e avrai nei primi 60 secondi quanto “Videocracy” non riesce a fare in un’ora e mezza (o giù di lì).

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