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Barefoot in the Parklife

Blure @ Hyde Park (London) - 02/07/09
Blure @ Hyde Park (London) - 02/07/09

Agli inglesi piace incredibilmente essere inglesi. Purtroppo per gli altri che non lo sono, come quella famosa battuta per cui quando c’è nebbia il continente è isolato. Di inglesi inglesi come i Blur non ce ne sono stati molti negli ultimi vent’anni di musica. Ci sono e ci sono stati gli Oasis, ovvio, ma è un’Inghilterra diversa quella di Manchester. Quando Damon Albarn allarga le braccia e si regala un sorriso a trentuno denti, socchiudendo gli occhi di fronte al sole che cala pacioso su Hyde Park, capisci che ha fatto il giro e scoperto tutti i modi di essere britannico di Londra. Il sorriso è ampio e sincero, il cuore ricolmo di autentica estasi perché sta facendo quello che voleva fare, con i ragazzi con cui voleva farlo, di fronte al suo pubblico, cinque minuti più in là di dove abitava prima di essere il belloccio dallo sguardo furbo che ha preso in mano i resti degli Stone Roses e li ha utilizzati a suo piacimento per dieci anni. Prima era il giovane posato ma rock, con le magliette Fred Perry sempre in ordine, ma l’occhio astuto: bello, fighetto e anni ’90. Oggi ha tramutato uno di quei due denti del radioso sorriso in un inno alla natura zingara, dipingendolo d’oro. Ha preso anche qualche chilo e quindi si è tramutato felicemente in un inglesotto di mezza età (ma ancora nella metà “buona”) con qualche rotondità e meno classe, tendenzialmente ottimo per ubriacarsi un venerdì sera a caso in un pub della Notthing Hill che frequenta senza remore. Ma è sempre inglese al 100%, pur adattandosi all’età, come è totally british il concerto che raduna circa 60.000 persone ad Hyde Park la sera dello scorso giovedì: i Blur sono tornati a suonare assieme dopo circa nove anni. Dove per “assieme” si intende “ora con più Graham Coxon”, anche lui non esattamente pulitino e carino come ai tempi d’oro, ma pronto a una seconda metà di vita da chitarrista e autore ricercato e capace. Ha dalla sua un po’ del fascino alla Eric Clapton, meno disegnato e più schizzato con un pennino rispetto ai tempi di “Parklife”.

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