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Army Wives: sogni da Rockstar schiavizzate

Rockstar San Diego wives

Quasi dieci anni fa (ma credo che in effetti fossero nove) ho tradotto e riadattato una lunga intervista, nonché una sorta di dossier di approfondimento dedicato a Sam Houser, poi pubblicato sulle pagine di Ufficiale PlayStation 2 Magazine. Un bel pezzo, non perché fosse stato tradotto/adattato bene, ma perché era proprio interessante di suo, alla base. Era un’epoca differente per il Signor Houser, pre-lancio di Grand Theft Auto III, quando si supponeva che qualcosa sarebbe potuto succedere, ma nessuno probabilmente aveva anche solo provato a ipotizzare un’esplosione squassante quale poi è seguita al lancio del gioco. E al seguito. E ai seguiti. E blabla.
Nelle sue parole, Rockstar era idealmente una nuova Atari. Anzi, non credo sinceramente avesse detto nulla di davvero simile, ma la descrizione dell’approccio mentale e pratico all’ideazione (prima) e alle condizioni di lavoro (poi) messe in atto da Sam e Soci mi aveva portato facilmente ad avvicinare le due immagini. Atari, nell’era Bushnell pre-mega acquisizione da parte di Time-Warner (erano loro, no?), era quel posto folle, drogato, Ramones e idealmente punk ben descritto nelle pagine di “The First Quarter” da Steven Kent. Se non lo avete letto, procuratevelo e fatelo*.

Sam Houser

Fast forward al 2010: le cose in effetti non paiono poi così sbriluccicose. E se davvero quanto è emerso dalla lettera dell’Esercito delle Mogli Indignate non può ragionevolmente scioccare nessuno che abbia avuto a che fare col mondo del lavoro (soprattutto nel nostro Bel Paese), è altrettanto vero che aiuta a demolire ulteriormente quell’eventuale residuato di fiducia in un mondo Giusto&Migliore. Detta brevemente: una casta (dai che ormai il termine è già uscito di moda) di manager poco illuminati e discutibilmente selezionati prende a fustigate i dipendenti di Rockstar San Diego (quelli dei vari Midnight Club). Li fanno lavorare molto, moltissimo. In cambio gli tolgono benefit, non adeguano in maniera sufficiente le buste paga in accordo con l’inflazione, peggiorano generalmente le condizioni di lavoro, non valorizzano i più capaci e forse non valorizzano proprio un cane di nessuno. Se volete spendere qualche minuto trovate la lettera pubblicata integralmente sulle pagine del sempre validissimo Gamasutra.

Red Dead Redemption

Intrigante, per quanto inquietante, anche il cumulo di notizie extra che scaturisce garrulo dai primi commenti all’articolo/lettera. Quelli che sono presumibilmente dipendenti di Rockstar San Diego ne dicono altre, di cotte e di crude. Tra cui l’interessante e allarmante:

The saddest part of the above is that Red Dead Redemption (the game the entire studio is working on) is an organic disaster of the most epic proportions. The pain just might be worth it for everyone if the work was worldclass and they could proudly place it on their resumes as they walk away from that mess. Sadly, it is anything but, and Bitter is correct mismanagement up and down the Rockstar chain is the direct cause. Red Dead Revolver 2: Dead On Arrival.

Il che porta a una mini riflessione di cinque minuti, non uno di più. Il mondo, già piccolo e ristretto e sovrappopolato, diventa subito un circoletto da paesino provinciale se in mezzo ci si mette la Grande Rete. Non serve sottolineare che sia uno dei punti di forza di Internet, una di quelle faccende per cui immaginare oggi un mondo senza una connessione globale simile farebbe spavento, tanta sarebbe l’arretratezza che ne seguirebbe immediatamente. Un pugno di mogli scrive qualcosa di seriamente incazzato (poi se qualcuno vuole disquisire sul solo fatto che siano state le mogli a prendere carta e penna, fate pure nei commenti – secondo me è un grande spunto) e l’intero mondo dello sviluppo di videogiochi si ritrova a sputare fiele su una message board. Milioni di dollari tritati ovviamente non giustificano il tritamento dei robottini che compilano i codici dei giochi stessi. No, sottolineare che ci sono bambini in Africa che vengono mandati nelle miniere ogni giorno e ogni notte non aiuta, oltre a costituire prova valida e sufficiente per essere mandati a quel paese (l’Africa, appunto). Non ci si ferma qui: gente che sta lavorando a un titolo tutto sommato atteso, su cui vengono spesi soldi e per cui molti altri verranno spesi per la promozione (si suppone), arriva al punto da scrivere nero su bianco che il gioco è un “disastro organico di rare proporzioni epiche”. Per i meno attenti: Red Dead Redemption deve ancora conoscere la gioia della distribuzione, ergo ha ancora tutta la sua vita commerciale da vivere. Ergo: se il team di sviluppo inizia a dire in giro (per quanto fortunatamente coperto dall’anonimato – si spera) che è una chiavica epocale… insomma, non si scherza affatto.
La potenza di Internet, lo strapotere alla cocaina dell’ex enfant prodige dall’orecchio musicale (Houser), il dramma dei futuri pistoleri. Ce n’è abbastanza per dire che ho messo insieme un post con dell’interesse. Ovvio, nulla che possa scalfire la scalata verso il pantheon degli immortali di Putria la Nutria.

* Sì Magiustra, il tuo ce l’ho ancora io.

viale john lennon 16, 23875 osnago italy

20 risposte su “Army Wives: sogni da Rockstar schiavizzate”

Ciao Zave non intervengo sul resto del discorso perchè non sono a conoscenza della situazione (a parte in fatto che fin dalla notte dei tempi, quando ci si avvicina alla release o a milestone importanti, in tutto gli studi di sviluppo il “crunch time” forzato porta a notti insonni o a dormire sotto le scrivanie… Sul resto, proprio in questi giorni c’è gente che sta provando (hands on) RDR per la prima volta e, dalle reazioni che stiamo avendo, i relativi articoli che potranno uscire da fine di questo mese sono abbastanza certo che saranno piuttosto diverse da quelle dei fantomatici post dei presunti dipendenti…Io ovviamonete non do la mia opinione perche è di parte ma è comunque molto lontana da “disastro organico di rare proporzioni epiche”…. 😉

Ottimo. Cioé, se il gioco è “bello”, tanto meglio ovviamente. Così a naso mi sembra più credibile che quel messaggio sia comunque autentico. E magari, fossero confermate le impressioni che riporti, possono anche essere commenti naturalmente filtrati dall’umore e dalla situazione personale. Non di meno credo rimanga significativa la faccenda.

Senza dubbio. Vedremo come andrà a finire su entrambi i fronti, il 30 Aprile è ormai vicino e tra un paio di mesetti quelli di San Diego saranno probabilmente tutti distesi sulla sabbia di La Jolla mentre noi continueremo a farci il culo nei rispettivi uffici… 😉

Guarda, l’unico modo per avere un parere onesto, credibile e soprattutto in grado di smuovere le masse è spedirmi il gioco. Cioè, coi volumi di traffico che ti muovo su ‘sto blog, una recensione di Redemption ti può seriamente cambiare il destino delle vendite in Italia. Pensaci!

Ovvio il 30 Aprile ricordamelo! 😉
Ultima cosa dopo aver letto altri commenti a Gamasutra, questo post mi sembra molto più credibile e sincero:

Code Monkey
“I believe many of us at the studio are putting a massive amount of love into the game we are creating, despite the often questionable working environment, in the hopes that massive sales of such a well-made product will give us all more leverage to exact a positive change in overall quality of life at the jobs we still love.”

http://www.gamasutra.com/blogs/RockstarSpouse/20100107/4032/Wives_of_Rockstar_San_Diego_employees_have_collected_themselves.php#comment39790

Per la faida preferisco pensare che siano entrambi genuini (comunque sì, direi che pure questo ha un suo bel perché). Oh, e ricordati la solita mazzetta assieme al gioco, come ai tempi d’oro. 😀

The First Quarter l’ho preso… ehm… sottratto… ehm… diciamo pure rubato… alla presentazione di Xbox a Seattle nel 2001. Veramente fico. Poi l’ho prestato a qualche stronzo e non l’ho mai più visto tornare. Mariuolo.

Pensa che roba buffa, Mat: ne ho ordinata una nuova copia da Amazon giusto la settimana scorsa, perché avevo capito che ti era piaciuto e che non volevi restituirmelo. Appena mi arriva, considera la copia che hai a casa come “tua” 🙂

E sì, MAOranza, Game Over è ottimo. Finito di rileggere per l’ennesima volta giusto ieri, in aereo. Gli ultimi capitoli sono orribiii, ma tutto quello che c’è prima è proprio ottimo 🙂

Magiustra: sigh, ehr. In realtà è un fatto di rincoglionimento e dimenticanze. Famo a cambio col cofanetto di Scrubs? Apparte le minchierie: poi l’hai visto o no? 😀

DAO? Comunque Zavvi era fallita, ma probabilmente solo i negozi “fisici”. Il sito ricordo di averlo girato anche io fino a un paio di mesi fa. Magari sta fallendo pure quello. 😀

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