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Area21: Ristar (Sega – Megadrive)

Ristar (Sega, Megadrive)
Ristar (Sega, Megadrive)

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Non ricordo la prima volta che sono saltato da una piattaforma. Può essere stato quando ho salvato la principessa rapita dal solito drago, oppure quando i rapiti erano gli animali di un’isola e il cattivo uno scienziato pazzo, oppure ancora è stato quando ho fermato l’invasione degli alieni. Quello di cui sono sicuro è che da allora di piattaforme ne ho viste di tutti i tipi e colori e di cattivi soggetti saltellanti ne ho eliminati a milioni: alieni, mutanti, zombie, giocattoli malvagi, criminali, ninja, sultani, nazisti o chi per loro, senza un minimo di pentimento (se la meritavano tutta). Il problema è che per molto tempo più ne ammazzavi e più ne venivano fuori, dalle piattaforme di altri giochi, in una marea indistinta.

Ristar, con la sua manina in posa-Sonic.
Ristar, con la sua manina in posa-Sonic.

Star. Anzi, Ristar. Il che dà già una sgradevole sensazione di ripetuto. Anyway, questo è il nome affibbiato al protagonista di uno dei giochi di cui sopra, il che è del tutto appropriato dato che trattasi di una stella. Non una stella vera, ma una di quelle piccole con faccia, gambe e braccia per di più estensibili, il che tra l’altro forniva una ragione sensata per farle raggiungere oggetti, nemici e aree altrimenti irraggiungibili, consentendo così ai programmatori di modificare una base di gioco convenzionale (in Sega ai tempi tentavano disperatamente di tenere in auge il genere platform 2D, in vista del lancio di un Saturn in difficoltà con poligoni mappati e tridimensione: basta vedere il quasi contemporaneo Astal per capire come è andata a finire). Su Ristar, come prodotto nudo e crudo, agivano però due inerzie contrastanti. Da una parte, all’inizio del 95, il mercato dei platform era congestionato come Ponte Milvio alle otto di sera (tant’è vero che Ristar mancò apposta il mercato natalizio del 94), dall’altra se un po’ tutti allora si gettavano su quello che era il genere più remunerativo, di sicuro poteva farlo anche Sega e magari con maggiore competenza. Alla fine il risultato non fu da buttare. Anzi, tutt’altro.

Ristar (Microprose, CDi)
Ristar (Microprose, CDi)

Certo però che se Sega pensava di ritrovarsi con una icona che potesse affiancare il vecchio Sonic, come in effetti pensava, i conti li aveva sbagliati e pure di parecchio. Poco carisma e poco successo commerciale raccolto, insomma, in un anno magro per i 16 bit come il 1995. Ma se i conti li facciamo con quello che qui il team Sega (per l’occasione in gran parte derivato dal Sonic Team più vintage della storia) è riuscito a mettere insieme, allora è tutta un’altra storia. Decisamente più placido rispetto agli standard, Ristar, già solo per la natura dei movimenti del protagonista, si porta in dote un approccio alla materia diverso dai soliti cloni di Sonic e Mario. Tanto per dirne una, qui i nemici non vengono eliminati mediante lo sfruttatissimo salto in testa, mentre la topografia complessa dei livelli comporta un’esplorazione degna di un gioco di ruolo (e in tutti e due i casi entrano in scena soprattutto le fatidiche braccia estensibili). Questo finisce per premiare i giocatori più metodici, ma non mortifica quelli abituati all’azione perché l’impostazione dei comandi, più articolata di quanto ci si potrebbe attendere, non è facilmente assimilabile (ma permette tra l’altro di realizzare movimenti complessi e animazioni degne della successiva generazione Saturn).

La semplice beltà delle ultime copertine europee del Megadrive. No
La semplice beltà delle ultime copertine europee del Megadrive. No

Il che ci porta all’impatto grafico, davvero impressionante, che Ristar riserva agli amanti delle scenografie cartoon: il gioco è presentato magnificamente, anche in materia di scene di introduzione, e sfrutta al meglio la piccola palette di colori concessa dal processore grafico del Mega Drive, con ambientazioni che si sforzano di cambiare anche all’interno di ciascuno dei sei mondi disponibili (con due aree e due bonus stage per ciascuno, a comporre il sistema solare che Ristar vuole salvare). Ma la grafica spettacolare, accompagnata pure da una ottima colonna sonora curata da Tomoko Sasaki, non riesce forse a spiegare in pieno il seguito di fan che Ristar si è guadagnato negli anni. In rete, a sorpresa, si ritrovano non poche richieste di sequel per un gioco che in fondo, ai suoi tempi, aveva venduto poco o niente (si parla già da un po’ di un suo remake su Wii, mentre il ripescaggio sulle Sega Collection di nuova generazione è già avvenuto). Sarà forse merito della natura longeva di Ristar, bello tosto da masticare, o sarà forse dovuto al suo disgraziato fato di outsider, ma alla fine questo pare proprio essere uno dei rari casi di platform che il tempo ha finito per rivalutare.

NO1

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0 risposte su “Area21: Ristar (Sega – Megadrive)”

Eppure ho sempre trovato il mancato salto in testa e la dinamica “ti prendo e ti schianto” come un tantinello forzata. Come se Sonic Team volesse ad ogni costo tirarsela “ehi, visto che non devi saltargli in testa? Siamo originali, noi!”
Quelle cose un po’ tirate per i capelli. Come l’assurda dinamica plaform di Rocky Rodent della Irem per SNES.

Però bella rece! Meno male che l’hai fatta perche’ stavo per cominciare a scriverne una io per Area 21… Ora mi sento scagionato!

Ahurrr! Rocky Rodent, santiddio. Comunque sì, l’idea che la meccanica sia inutilmente macchinosa sono d’accordo. Difatti è uno di quei giochi che proprio non mi piacevano, ma anche perché mentre usciva Ristar, arrivavano PlayStation e Saturn e quindi chissenefrega. Comunque, per intenderci, a me non piacciono un granché nemmeno i giochi Treasure per Megadrive. E sembra di dire una bestemmia.

Ah Babich, non so come dirtelo… per la seconda volta: Non. E’. Una. Mia. Recensione. A capo.
E’ di Area21 e del NO1 che ha pure virtualmente firmato in fondo. 😀

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