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Singolo post mortem? This is it.

Michael Jackson: testa di robot, cuore bloccato, singolo inedito.
M. Jackson: testa di robot, cuore ko, singolo inedito.

Schioccar di dita, voce setolata, auto-contro-canto e coro di un nero suadente, chitarra/basso pizzicati in un giro funky sotto sedativi e una bara tutta agghindata: trova l’intruso! “This is it” non è solo il documentario ad alto rischio di necrofilia voluto dagli avvocati ed ereditieri di Michael Jackson, ma anche l’omonimo pezzo inedito che accompagnera un voluminoso cofanetto da quattro LP.

Ed è un bel pezzo alla Jacko vecchio stile, senza gli eccessi e le turbe da rincorsa al successo planetario di “Invincible”, senza qualche sbrodolamento di troppo à la “Dangerous”, ma con l’anima rubata a Stevie Wonder e tanta pace interiore (ora più che mai, parbleu!).
L’introduzione orchestrale lascia pensare a una faccenda delle dimensioni di “We Are the World” o “Heal the World”, ma tutto si risolve abbastanza presto, mettendo da parte il mondo per concentrarsi sui suoi santissimi fatti. O qualcosa di simile.
Però… però figurarsi se non si può fare un po’ di santissima dietrologia: a tre minuti primi e quarantasei secondi il brano va in fade out. Ora, tralasciando semplicemente il mio fastidio atavico per il fade-out, qua appare palese che neanche si sia provato a creare una “outro”, un’uscita che, pur portando al fade-out, avrebbe avuto un certo senso. Sicuro, fa molto anni ’70 (e non solo), certo è stata scelta come soluzione mille zilliardi di volte. Epperò la santa di cui sopra mi suggerisce che fosse ancora tutto in divenire quando il dottorino di ‘sta ceppa ha nuclearizzato Jackson. Sad Panda.

0 risposte su “Singolo post mortem? This is it.”

Vedi, su questo siamo d’accordo, c’è un passaggio che fa molto Stevie Wonder. 🙂
Non l’avevo ancora sentita e non è niente male, ma ho l’impressione che non sia finita. L’arrangiamento non mi sembra completo, quegli shaker che entrano al secondo ritornello mi sanno molto di pre-stacco di batteria che invece non arriva mai e, occhei che è una ballad e la batteria la metti alla seconda strofa, non inserirla proprio smoscia un po’ il tutto.
Concordo sul fade-out, gli mancava il finale, un altro indizio è che manca il bridge… Qua semplicemente avevano un paio di strofe e le hanno attaccate alla meno peggio.. 🙁

L’importante, pur sottolineando tutto quello che scrivi, è che in effetti proprio non pare male. Suppongo meglio di tutti i pezzi di Invincible messi assieme (che comunque avrò sentito tre volte a stare larghi). Magari la consapevolezza di andare a chiudere una carriera (o almeno questo si sosteneva), aveva tolto dalle spalle del morticino un po’ di paranoie da “devo tornare capo di mondo”. Con evidenti effetti rilassanti e sinuosi sulle canzoni. O forse gli è uscita un po’ a culo. O forse era un pezzo a caso di fine anni ’80 rimasto nel cassetto.

Questo commento si basa al momento su supposizioni (ben argomentate).

Questa canzone nasce alla fine degli anni ’70 (come dimostrerebbe un acetato trovato nella vecchia casa della famiglia Jackson) scritta da Michael (con Paul Anka, dicono i credits) e ripresa in mano più volte negli anni.

La This is It che stiamo ascoltando è in realtà è una demo dei Jacksons (visto che ci sono loro nei cori) incisa tra il 1980 e il 1984 (visto che il copyright risale a quell’anno) forse per la pubblicazione in Triumph o in Victory (album dei Jacksons).

E’ stata sicuramente modificata:

– nella musica, re-incidendo alcuni strumenti per renderla più attuale (sicuramente le orchestre);
– nella voce, abbassandone il tono per farla sembrare più simile alla voce attuale (pratica che sarebbe stata usata anche per “aggiornare” i playback che Michael doveva cantare ai concerti);

Ma vi dirò di più, la canzone è già stata pubblicata negli USA nel 1991 da una semi-sconosciuta cantante che risponde al nome di Safire: la canzone, facilmente reperibile, si chiamava in origine “I Never Heard”.

Bellissima foto by the way.

Ottimo Jacopo Dega.
Abbondante Jacopo Dega.
Insomma, tra le possibilità vagliate nel post iniziale c’era anche quella che si trattasse di un riciclone di tempi migliori. Suonava troppo “così”. Se, poi, è stata scritta assieme al cane della famiglia Gilmore, molto meglio.

Si avevo letto per bene le tue considerazioni, ottime come sempre.
Il mio commento era un copia-incolla, per quello così impersonale.

Rincaro un po la dose.
Pochi giorni fa Sony ha comunicato che la canzone non sarà disponibile né come singolo fisico né digitale (come precedentemente annunciato), ma solo come parte dell’album intero (uno squallido greatest hits con qualche vecchia demo nel bonus disc), 20 euro per una canzone, evviva.

Quindi nessuna possibilità di acquistare la fantomatica “edited version” (che a sorpresa dura 1 minuto in più di quella normale, forse volevano scrivere extended? ^^) contenuta ora solo nel promo radiofonico.

Che la caccia al promo abbia inizio (e che emule faccia il suo dovere nel frattempo..)

a 1:20 si sente perfino il pianoforte della registrazione bootleg di Lennon che prova Free As A Bird. Incredibile.

Bel pezzo. Free As A Bird, intendo.

Comunque, cosa succederà quando morirà Stevie Wonder? Sì, è ancora vivo.

C’è gente che si rifiuta di ascoltare quanto prodotto da Stevie Wonder nella seconda parte di carriera. Ovvero da quando ha compiuto quindici anni, in su. Régolati.

In quel senso dicevo “sì è ancora vivo”: che non è morto a quindici anni come sembrerebbe.
(o che non è morto mentre faceva la colonna sonora de “la signora in rosso”, sostituito, com’è evidente, da Fausto Papetti che ha scritto e cantato al suo posto “I just called to say I love you”

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