E’ infortunato, ma poi torna (CR 03)

Di Cristiano ricorderò quelle tre facce che lo hanno accompagnato nei tre anni in bianconero. La prima, quella del Gattuso mai inviperito, del centrocampista deciso e preciso, raramente intento a sezionar caviglie che già furon di altri. La seconda è quella del Cristiano che non sa perché e come mai, ma tanto ha una bella pettorina gialla addosso e una bottiglietta di aranciata San Pellegrino in mano. Così trascorre due terzi delle sue giornate da calciatore juventino, ad appassire sulla panchina in attesa del ritorno numero enne, dopo l’infortunio numero enne.

“Ma Zanetti non gioca nemanco oggi?” – “No, si è fatto male, ma poi, forse, torna”. Come si è fatto male? Impossibile saperlo: stiramenti, flessori inflessibili, quadricipiti sdoppiati, è successo di tutto all’ex ragazzo di vicolo miracolo già baciato dalla sorte a forma di Capello a Roma e poi chiamato a pucciarsi nell’acqua maledetta dell’Inter che doveva vincere senza Ibra. Un percorso bellissimo e antipatico, perché è ripartito da Rimini, da quella Juve in B che, nel frattempo, Capello si era premurato di abbandonare in favore del bel mare di Madrid. E questi tre anni sono stati anni di sfortuni e inforttuni continui, inframmezzati da ottime partite, espressioni di un gognometro più che adorabile e di una certa intelligenza tattica. Di quelle che Altafini si eccitava a commentare in diretta. Però sempre quegli infortuni, rimediati buttando la spazzatura, passando l’aspirabriciole, sbucciando il prosciutto crudo, lucidando il gatto.
La terza? Quella che testimonia il nostro tutto preso a chiedersi perché diavolo Magdi Allam gli abbia rovinato la carta d’identità. E poi è tutto un viola continuo.