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Variopinto

Ggiovani: un editoriale

Wired febbraio 2010

Un paio di giorni fa mi è arrivato il primo numero di “Wired”, docile frutto dell’abbonamento regalatomi a Natale dalla tizia lenta a scrivere. “Wired”, d’ora in avanti, verrà chiamato col suo vero nome su questo blog: “Ggiovani”. Ecco, me lo sono già letto un bel po’, ma per cominciare punterei senza esitazione all’editoriale che apre l’edizione di febbraio di “Ggiovani”. Perché non serve molto altro, almeno per ora. Senza commento, che credo si commenti da solo in più punti. Forza “Ggiovani”. E Forza Andrea da Catania! Anche se senza video e cuscino.

Signor Presidente,
un anno fa di questi tempo portai al Quirinale la prima copia di Wired appena stampata.
Non un rito ma un omaggio sentito perché questo vuole essere il giornale di quegli eroi che ogni giorno in Italia scommettono sul futuro.
E lo costruiscono.
Nonostante questo paese a volte faccia di tutto per impedirlo.
Ricordo che dissi ai suoi collaboratori che sarebbe stato bello e opportuno se anche il Presidente della Repubblica, come la Regina di Inghilterra, avesse messo il suo bilancio con le entrate e le uscite sul web, a disposizione di tutti.
Mi venne detto che era una buona idea, forse per fine anno la cosa sarebbe stata fatta.
Il Presidente era molto sensibile alla rete.
Negli ultimi giorni del 2009 infatti il Quitinale ha aperto un canale su YouTube che ha esordito trasmettendo il tradizionale discorso di Capodanno.
Il bilancio del Quirinale non è ancora pubblico, pazienza, si vede che non era il momento.
Però due cose, rispettose, vorrei dirle, signor Presidente.
Non si va su YouTube impedendo i commenti, si va per essere commentati, per avviare un dialogo. Che a volte può essere difficile lo so, ma se l’esempio non ce lo dà lei…
E soprattutto, Presidente, nel suo discorso mai una volta internet è stata nominata. Mai. Mai.
Eppure in Italia ogni giorno si consuma una ingiustizia che condanna mezzo paese a restare indietro: parlo di quelli che la rete non ce l’hanno.
Sono tagliati fuori dalla conoscenza, dalla comunicazione, dalla possibilità di fare impresa.
E’ una ingiustizia silenziosa, perché nessuno ne parla, neanche nel messaggio di fine anno.
Per questo sono felice che a Shanghai, all’Expo universale che si apre a maggio, l’Italia mandi a rappresentarci un ragazzo di Catania che ha in testa un progetto per dare internet a tutti.
Per una vera unità d’Italia.
Forza Andrea, facci sognare!

(Riccardo Luna)

viale john lennon 16, 23875 osnago italy

9 risposte su “Ggiovani: un editoriale”

Guarda Mattia, io sono abbonato da Wired da prima che nascesse (19€ per due anni!) e ti posso dire che non è male come rivista, ma che purtroppo hai beccato il numero sfigato.
Ma la cosa peggiore non è quell’editoriale (Luna è bravo, di solito), la cosa che mi ha fatto proprio incazzare è l’articolo di Luca Sofri, quello organizzato come un governo degli under 23. Ha preso questi ragazzi – alcuni anche bravi, eh, non dico di no – e me li ha piazzati come dei piccoli genietti del computer (forse l’immagine meno Wired che ci sia) che fanno tante belle cosine bravi bravi.
Ma dico io – e lo dico da 17enne, non da vecchio rincoglionito – cos’hanno da dire questi qui? Perchè meriterebbero di stare in un governo? Leggi le frasi più “politiche”: fosse per me punterei sulla scuola (wow, complimenti!), voglio un’Italia basata sul talento e sul merito (come la Gelmini?), sogno grandi progressi nella tecnologia e nella medicina (io invece spero di tornare ai salassi) fino al meraviglioso “vorrei che l’Italia fosse organizzata come un’azienda” – non era esattamente così, ma non ho la copia sottomano. L’ultima frase può essere detta solo da qualcuno che non ha la minima idea di cosa sta parlando: è a conoscenza del fatto che questo modello qui, quello dell’azienda, sta distruggendo la pur buona (almeno fino a qualche tempo fa) sanità italiana? Cioè, il berluschino politicante/imprenditore risparmiamocelo, dai. Questi qui, da come ce li presentano, sono i “qualunquisti digitali”. Perchè oltre al plug-in per Linux devi avere un’idea tua su aborto, ambiente, scuola (“cosa vuoi fare”), lavoro, laicità ecc. Oppure puoi rimanere al plug-in, così coi soldi ricavati ti compri il Mac.

Boh… a me Wired non dispiace per niente, ma questo numero filo-ggiovane è una vera barzelletta. Tra l’altro Wired, di solito, ha delle cover molto belle, e invece stavolta fa cagare pure la copertina. =)
Certo che la primissima edizione americana, quella che compravo con gli amici nelle poche edicole d’Abruzzo fornite di rivste estere, era tutt’altra cosa.

cancello il mio post di invettiva nei confronti della faciloneria-niubbaggine di wired solo perché se non lo facessi insulterei direttamente la persona che ha avuto il bel pensiero di regalarti l’abbonamento e non mi pare una cosa carina. sappi però che tra un paio di numeri comincerai a vedere un trend e non ti piacerà. sono abbonato anch’io con la formula dei 19 euro e qualcosa mi dice che non ne vedranno altri 19.

Aulenga: a me fondamentalmente non piace Wired, ma è interessante leggerlo per sentirsi delle persone migliori. E sono contento del regalo perché mi regala tante scuse per scrivere le cose sceme sul blog.

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