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Videocracy: l’importante è blaterare

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Dovrei iniziare a preoccuparmi dell’immagine che traspare da questo blog del suo Emintentissimo Direttore, ovvero me. A Natale ho ricevuto la bellezza di due e dico due regali appositamente pensati per il blog. Ovvero risorse da presa per i fondelli, ma a loro modo comunque interessanti: il DVD di “Videocracy” e l’abbonamento alla versione italiana di “Wired”. Se quest’ultimo deve ancora palesarsi nella casella della posta, il DVD è ovviamente già presente. Di più, è pure stato visto e ho addirittura preso appunti, perché davvero ce n’era bisogno. Ecco, “Videocracy” è proprio quello che si aspettano i vari Feltri, i vari Panoram-ici, tutti quelli che vogliono ridurre in salmì l’anti-Berlusconismo, bollandolo come robetta adolescenziale da centro sociale e canna in mano. Perché “Videocracy” è proprio una cazzata che ti fai anche delle domande, su tutte: “ma questa roba davvero è andata al Festival di Venezia”. O anche: “ma hanno parlato per settimane tutti di questo coso qui?”. Come se dentro ci fossero dei fatti, dell’informazione, dell’opinione interessante, oltre che interessata. Invece no: prendi una singola puntata scialba di “Blob” e avrai nei primi 60 secondi quanto “Videocracy” non riesce a fare in un’ora e mezza (o giù di lì).


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Cosa credete che sia? Una sorta di documentario videodocumentato sull’ascesa inarrestabile della videocrazia voluta da Sua Diavoleria Silvio? Be’, sì, comprensibile. L’han venduto così. Il problema è che dentro il pacco c’è solo un lungo speciale degno dei clamorosi scoop de “Le Iene” su Fabrizio Corona e Lele Mora. No, dico sul serio, un buon due terzi della pellicola è stata gettata per ritrarre Corona&Mora in due interviste e un sacco di montaggi che se non avete mai visto Studio Aperto possono pure destabilizzarvi. Naturalmente il fulcro è tutto sulla storiaccia brutta di ricatti fotografici e via andando. Sulla storia della TV privata italiana e sull’ascesa possente di Berlusconi c’è poco o nulla. Né, tantomeno, c’è pappa sugosa sulla filosofia che sta alla base di questa sorprendentissima situazione videocratica e sulla relativa lettura.
Erik Gandini, ideatore e regista del progetto, ogni tanto butta lì dei punti esclamativi che, oh perbacco, dovrebbero troppo farti saltare sulla sedia. Come quando sostiene che c’è gente che farebbe di tutto per quindici minuti di gloria (o anche d’infamia, se è per questo) di fronte a una telecamera. Io, francamente, fatico a crederci. Mi sembra troppo, dai, cioé, oh, non ci sto dentro.

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Tutto è talmente scolastico o, ben che vada, degno di un Facebook, che si fatica a credere che c’è chi abbia sprecato discussioni più impegnate di fronte alla distribuzione della pellicola. Prendete l’inizio, per fare un solo esempio: uno scacciapensieri in sottofondo (mancano solo le tovaglie a quadri e gli spaghetti con le meatball) e la tragicomicissima storia di Ciccio Palombo (nella foto più in alto, quello senza il sorriso contagioso). Ciccio Palombo è un operaio di un paesottino attorno a Brescia. O Bergamo, ora non ricordo. Ecco, Ciccio Palombo ha un sogno: ritrovarsi protagonista (o anche comprimario, dai) in una trasmissione televisiva. Così si è inventato un personaggio: ha mandato a memoria le canzoni di Ricky Martins e i film di Van Damme. Non sto scherzando: questo qui canta berciando come un maiale con serissimi problemi di cistifellea e si muove peggio. Però sostiene che la vita sia uno schifo (be’, ok, tutto torna), dato che in TV non lo prendono mai e invece prendono solo le ragazze che si mettono in ginocchia ad aspirare. Ecco, dico io: amico Erik, cosa ci vuoi dire? Ci vuoi dire che la malattia è grande, dato che uno così passa la vita a perfezionare il suo PassoRickyMartin sperando nella chiamata di Canale 5? Grazie Erik, domani tocca a me, ti svelerò come aprire un barattolo di pelati col solo aiuto dell’apriscatole.

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Skip in avanti fino al momento Corona (taglio su Lele Mora che mostra spavaldo la suoneria marchiata Fascio, anche qui un bell’esercizio di stile da forum): in una scioccante serie di rivelazioni, Fabrizietto ci fa sapere che “tutte le leggi italiane sono sbagliate” (tutte), che “il 100% delle coppie italiane sono infedeli” (100%) e che grazie all’immunità parlamentare la gente che ci vive dentro non va in galera (ciao 1993!).
Cose simili, insomma. Il tutto mentre la telecamera indugia contenta sul pupparuolo di Coroncino nostro, che in mezz’ora e rotte di riprese non è riuscito a dir nulla di più (o di più idiota) di quanto non avesse già fatto ennemila volte a Pomeriggio Cinque o Domenica In Famiglia (o come diavolo si chiama).
Ecco, abbiamo scoperto che Mora&Corona hanno fatto i soldi perché la gente vuole sapere le cosacce dei VIPs. Dello studio intelligente e arguto di questa videocrazia non c’è traccia alcuna e il buon Gandini si permette pure il lusso di chiudere con un “l’80% della popolazione italiana utilizza la TV quale principale fonte d’informazione”, che sarà pure vero, però… sai… almeno metti in piccolo la fonte del dato. Sai, doveva essere una sorta di dossier/documentario. Mica una vaccata da YouTube.

viale john lennon 16, 23875 osnago italy

22 risposte su “Videocracy: l’importante è blaterare”

Videocracy ha lo stesso problema di Super Size Me: non sono pensati per noi.
Se mi dici che mangiando McDonald’s per un mese ti trasformi in una polpetta sudata, ti rispondo “grazie al cazzo”, ma all’americano medio devi invece spiegarglielo. E qua è più o meno la stessa roba: mostrare a gente che vive all’estero (che so, gli svedesi) un tot di cose.

Oddio, poi hanno entrambi pure un altro problema, che son robetta, ma questo è un altro discorso.

A margine, io la TV terrestre non la guardo mai (ma proprio MAI MAI MAI) da un dieci anni, e fra l’altro ormai guardo molto poco pure Sky, e t’assicuro che molte delle robe che si vedono in Videocracy manco immaginavo esistessero. Per dire, credo sia stata la prima volta che ho sentito parlare Corona e Mora. 😀

Guarda, sì, ho pensato anche io a Super Size Me. Ma no, non credo sia proprio identico il discorso. Dubito fortemente che agli svedesi suoni strano che c’è gente che fotografa gente famosa e poi cerca di farci i soldi. Suona più strana la storia mediatica/politica di Berlusconi, sicuro, ma in Videocracy praticamente ci sono due cenni per sbaglio e poi si dà tutto per appurato, conosciuto, palese. Insomma, l’esatto opposto di quanto stiamo dicendo, in questo senso.

Io l’avevo visto quest’estate e, sì, in pratica c’ero rimasto pure io.
Mi aspettavo qualcosa che facesse male più di Report, e invece è veramente un’enorme stronzata.
Lieto di accorgermi che è così anche per gli altri.

Mah, a me non sembra come dici. Ripeto, non fraintendere: robetta e robetta che dice poco e male, rispetto per esempio a quanto di più puoi sapere su questi argomenti anche solo seguendo un paio di blog o il lavoro di gente come Travaglio.

Però, appunto, in Svezia chi cazzo li segue due blog italiani o gente come Travaglio? Secondo me come “spolverata” il suo senso ce l’ha, e ti presenta comunque un’immagine dell’Italia abbastanza agghiacciante. Fra l’altro, ripeto pure questo: di molte cose che si vedono in Videocracy, avevo letto, sentito, sarcazzo, ma non le avevo mai *viste*. Per me la TV praticamente non esiste più da tempo. E vederle tutte in fila, per certi tratti, m’ha veramente messo l’ansia. A me che comunque, pur non essendo abituato a vederle, “so”.

Per dire due cacate, io non avevo praticamente idea di che cazzo facesse nella vita Lele Mora, del genere di seguito ottenuto da Corona o delle selezioni per Veline nei centri commerciali. 😀 Secondo me a un Finlandese può comunque stupire che un Lele Mora diventi il personaggio che poi è diventato…

Mmmbo’, prendo naturalmente per buono il tuo punto di vista. Perché non è che possiamo star qui a discutere se tu ci sia rimasto di sasso o meno. 😀
Però, francamente, mi sembra veramente leggerissimo tutto quello che c’è attorno/oltre al caso Mora/Corona. Che, oltretutto, non riesco a immaginare come un fenomeno tipicamente ed esclusivamente italiano.

Edit: invece sulla percezione dei minchioni da discoteca di Corona, ok, siamo d’accordo.

Ok, ci siamo. Poi, di sasso, è che proprio vederla, la roba, se non l’hai mai vista, fa troppo un effetto diverso dal semplice saperla. Fra l’altro poi al cinema mi son reso conto che in sala con me c’era gente non troppo diversa da quella di cui parlava il film e forse in realtà è per quello m’è venuta l’ansia. 😀

Comunque non colgo troppo la differenza con Super Size Me: in quel film si vede un coglione che mangia merda, cammina, mangia merda, cammina, si fa dire due dati a caso da un medico, cammina, mangia merda, cammina, sta male, mangia merda, cammina, ingrassa, sta male, mangia merda, cammina.

A un certo punto dice che c’è gente che fa soldi vendendo merda da mangiare.
Ah, mostra anche uno che mangia solo Big Mac e ha lo stesso il fisicaccio.

Punto.

Mi sembra veramente la stessa (poca) roba, con la stessa unica utilità: spiegare un concettino semplice semplice e banale a gente che non ha idea.

Allora, probabile che sia tutta una questione di percezioni corrotte. SuperSize Me: dice agli ammmmericani una roba assolutamente palese che buona parte della gente non conosce. Videocracy: ripete qualcosa che si è visto ennemila volte sulle tv e che proprio la gente che dovrebbe essere “vittima” di ‘sta roba, ha visto. Perché vive di Maria De Filippi, Lucignolo e blabla… e non coglie come “ridicola” la faccenda.
Ora, a me pare che SuperSize Me, nella sua banalità e ovvietà, riesca a far passare un’idea, un messaggio (oddio, l’ho scritto). Videocracy mi sembra molto più leggero e sul vago, dubito che chi andava a spararsi Corona in discoteca, dopo aver visto il film possa ricredersi. Proprio perché la discussione è molto più sottile e meno ovvia (nel caso si voglia ottenere un risultato, quindi una riflessione) rispetto alla lampante scempiaggine del mangiare spesso e volentieri da McPorco.

Ok, però tu “valuti” Super Size Me tarandolo sul fatto che parla agli americani e Videocracy sul fatto che parla agli italiani, qui sta l’errore.

Videocracy è un documentario di produzione nordica: ci son dentro soldi svedesi, danesi, finlandesi, britannici. Non italiani. Ed è pensato per quel pubblico lì. Stranieri, gente che questa roba non la vede in televisione e che sa quel che succede in Italia per sentito dire. Che conosce questo argomento più o meno come l’americano medio sa che razza di merda sia McDonald’s.

Poi l’han distribuito anche da noi e a noi fa lo stesso effetto che ci fa Super Size Me: “e grazie al cazzo”. 🙂

No, ma, o non hai letto bene quel che ho scritto o non mi sono sceso bene la spiegazione. Non ho detto che sia “ovvio” perché il pubblico italiano (e la sua storia) lo rende tale. Dico che il semplice accusare la preponderanza della televisione nelle vite di oggi non mi pare una gran denuncia. E soprattutto non una denuncia di qualcosa di tipicamente italiano. Al contrario, illustrare per bene le fasi del Berlusconi imprenditore nel mondo delle TV e poi capo di stato… ecco, quello sì. Ma non ce n’è traccia in Videocracy. Quindi la mia sensazione è che proprio se uno svedese vede ‘sto coso pensa: “ammazza che teste di fango questi che vanno in disco a vedere il palestrato tamarro”, ma niente di più. Poi se ci fosse un bello straniero capace di venire qui a commentare… prego! No, Cologno Monzese non conta.

AHhahaha, ok, non avevo capito.

Ma forse il problema è che chiedi a ‘sto Gandini qualcosa che non è in grado di fare o che comunque non vuole fare.

Lui semplicemente dice (male): “Oh, svedesi, in Italia c’è un presidente del consiglio che controlla la TV. In TV fanno questo genere di schifo. In Italia questo tipo di personaggi (Corona, Mora) diventano mezzi dei al di sopra della legge. In Italia ci sono tizi che vivono per diventare Ricky Martin e fanno questi squallidi provini per le veline in questi squallidi centri commerciali”. Eccetera. L’elenchino dello squallidume, che comunque un certo effetto secondo me lo fa, a uno che non ne sa un cazzo, se in minima parte lo fa anche a me che comunque bene o male so.

Indagini, analisi, spiegazioni? No, dai. Sarebbe come chiedere, appunto, a Super Size Stocazzo di non limitarsi a dire (male): “Se mangi merda muori”, ma spiegare anche i meccanismi che stanno dietro al fatto che hai voglia di mangiare merda, per dirne una.

Be’, però se metti Berlusconi in copertina e dietro scrivi quel che scrivi (non ho qua la confezione), come minimo dev’esserci una discreta analisi dell’impero televisivo-cosico di Berlusconi. Non che due terzi del tempo li passi tra Mora e Corona e il pirla di Bergamo.

Ecco, prendo dal sito ufficiale:

“Director Erik Gandini lives in Sweden but was born and brought up in Italy.

In Videocracy he returns to his country of birth portraying from the inside the consequences of a TV-experiment that Italians have been subjected to for 30 years. He gets a unique access to the most powerful spheres, even in the President’s summer resort in Sardinia. Unveiling a remarkable story, born out of the scary reality of TV-republic Italy, a country where the step from TV-showgirl to Minister for Gender Equality is only natural.”

Un po’ poco quello che c’è dentro rispetto a come me l’hanno venduto.
E chiudo riprendendo la prima recensione-utente su IMDB, firmata da un tedesco:

“Well, I must say I expected more from this movie after having seen the trailer. The documentary is quite slow for all the 85 minutes, and lacks explanations: why most Italians base their information access on television? how did the private TV channels owned by Berlusconi became so big? We just see the beginning 30 years ago, and the situation now… how was the evolution in between? Basically the movie gives just 2 examples to explain the result of the cultural change gained in the last years by Italian television: first the simple guy working in a factory who drams of getting on television; second is Fabrizio Corona, who is basically an asshole paparazzi gangster, exploiting famous people to own money and become famous himself. In my opinion this movie puts some light on the situation Italy is in, avoiding going deeper to the roots.”

No, ok, forse (sicuramente) non ci capiamo: “In my opinion this movie puts some light on the situation Italy is in, avoiding going deeper to the roots” è esattamente quel che sto dicendo io.

Mostra della roba, rimanendo parecchio in superficie. Può avere un senso – relativo, per carità – per chi di quella roba non sa un cazzo, risulta totalmente inutile per chi ne sa già.

Io mica nego questo. Sto più che altro dicendo che Super Size Me è tale e quale. 😀

Videocracy ha dei grossi difetti, grossi e tanti. Non è una seria riflessione sul Berlusconismo – perchè questo secondo me serve all’Italia, non una riflessione su Berlusconi come persona, ma sul Berlusconismo, sulle cause che hanno portato a votare per lui, il suo modo di comunicare, un’ipotesi del tipo “a cosa porterà parlare sempre alla pancia delle persone, invece che alla testa?”, la scomparsa di un’opposizione capace di creare un’alternativa politica e culturale (ma ci stiamo lavorando, eh, con calma, senza fretta). Videocracy mette in scena -malino- un po’ di luoghi comuni sull’Italia che però non aiutano a riflettere. Ha un solo pregio: essere un affresco senza (troppi) filtri di un certo degrado culturale. Non c’è politica nè cultura lì dentro, ci sono solo immagini di cui, secondo Gandini, dovremmo vergognarci. E alcuni di noi lo fanno, ma agli altri Videocracy non spiega PERCHE’ dovrebbero realmente farlo.

Zave, posto che mi sembra sulla pochezza di Videocracy abbiamo raggiunto un punto d’incontro, dimmi, che indagine fa Super Size Me? Cosa spiega? Che ti dice, per esempio, sui meccanismi che stanno dietro all’industria del cibo di merda? Che ti dice, sulla realtà sociale di chi si ciba solo di merda? Che ti dice, su di che è fatta la merda? Che ti dice, sugli effetti della merda? Niente.

Ti espone solo la merda, senza fare alcun tipo di approfondimento o di commento sociale. Ti dice: “c’è gente che mangia merda ed è contenta di farlo, il mio medico mi ha confermato che è merda, c’è della gente che fa soldi sulla merda”. E lo fa, tra l’altro, senza neanche metterci particolari trovate a livello di linguaggio cinematografico. Così, giusto per infierire.

Non è la stessa cosa che dice Videocracy? Cosa dice, di più, Super Size Me? Son sincero, eh, dimmelo, magari me lo fai pure rivalutare.

Perché è questo, che non capisco: cosa avrebbe di “migliore”, di più “ficcante”. Non mi sembra parli “meglio”, non mi sembra dica di più e dubito sia particolarmente più efficace con chi la merda se la mangia: chi vuole fare la velina non cambia idea perché ha visto Videocracy esattamente come il teppistello del ghetto che adora Mac non cambia idea perché ha visto Super Size Me. Poi magari è su questo che mi sbaglio, può essere.

Giop: come ho scritto prima, per me, per come ho percepito entrambi i film, SuperSize Me riesce a comunicare più efficacemente quel che vuole comunicare. Anche perché trattasi di argomento più “banale” se vuoi. Mentre Videocracy cincischia, dicendo un po’ un cavolo alla fine, se non una sfumatura molto sul risibile. Entrambi potevano fare molto di più, ma mentre il “grosso” del messaggio in SuperSize Me c’è, in Videocracy c’è proprio una spolveratina. Poi ovviamente se a te ha fatto un altro effetto è anche un fatto di esposizione precedente alla faccenda e robe simili, suppongo. Ma trattandosi di una questione ben più corposa e sfaccettata della pappa che fa male, questo ha meno senso di SuperSize Me, che può permettersi di essere cialtrone senza perdere quanto perde Videocracy.

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