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Videogiochi

And I swear that I don’t have guns

Assault City

Ero snob fin dalla tenera età, perlomeno dalla tenera video-età, quando dovevo scegliermi i pochissimi giochi che sarebbero entrati in casa per grazia ricevuta (e per compleanno ricevuto, e per Natale ricevuto, e blabla). Oltretutto, alla condizione snobistica, si accompagnava spesso e volentieri la necessità di mediare con l’altro appassionato di videogiochi, mio fratello. Ché un gioco, in linea di massima, doveva andare bene a entrambi.
In quanto snob, comunque, i giochi con le pistolette ottiche ai raggi gamma-infrarossi hanno sempre detto davvero poco. Non c’era quella sensazione di avventura, quel minimo di esplorazione e nemmeno una grande abilità richiesta. Insomma, al di là della tamarraggine della pistola da tenere in mano, ben poco di interessante. Quindi, fortunatamente, non l’ho mai comprata. Però l’ho scroccata abilmente e con un sacco di voglia di farlo (sta cominciando “Down to the Well” dei Pixies: non c’entra nulla, ma provate voi ad ascoltarla mentre scrivete e a non farvi cenno alcuno). In particolare quella per Master System, perché erano quelli gli anni della grande condivisione e del grande scrocco, che è poi il motivo unico per cui in casa c’era un Master System e non un NES, per intenderci.


Gangster Town

Ecco, penso di averli provati all’incirca tutti i giochi della grande famiglia della Light Gun Sega, tutti pressoché inutili. Si partiva con Gangster Town, che oltretutto era anche di gran lunga il più guardabile. Aveva una faccenda particolarmente divertente: in quella simil Chicago di un quasi Al Capone dei forse anni ’20, potevi e dovevi sparare ai dannati pinguini di nero vestiti, ma potevi e dovevi (in particolar modo) sparar di nuovo alla loro bella animetta che, povera lei, cercava solo di ascendere placida. Ai tempi era di un divertente che bastava e avanzava, viste anche le richieste quasi nulle che avanzavo nei confronti del genere. Ma a ripensarci ora…  be’, quanta crudeltà. Uccidevi l’anima! Come nemmeno il peggior Manuel Agnelli saprebbe riassumere. Come forse solo le più classiche vacche femmine che puoi incontrare riescono a fare. Quanto romanticismo al contrario sprecato.

Rescue Mission

Ma Gangster Town era enne volte meglio dell’altro, Rescue Mission. Perché Rescue Mission era anche un gioco da “prima generazione” del Master System*. E se non era la prima, era al massimo la prima e mezzo. Brutto e insulso, militare e peloso, se non ricordo male veniva infiocchettato assieme alla Light Gun stessa, quindi ce l’avevi e tanti saluti. Laser Ghost lo ricordo vagamente, devo averci fatto mezza partita per sbaglio.
Assault CityPoi, però, c’è l’errore: Assault City. Preso nel solito Giocheria in zona Cassina De’ Pecchi (quella vicina al negozio di biciclette sulla padana superiore), preso per il compleanno, preso in un pomeriggio già buio-pece a febbraio. Evidentemente sia io che mio fratello eravamo stanchi, perché nella scelta non ci si accorse che era un gioco per la Light Gun. Quindi ce lo siamo fatti col controller normale**. E dire che da vedere era pure nettamente al di sopra di Gangster Town, anche perché i robottoni sono sempre più fighi dei gangster, a loro volta (come detto) decisamente più ganzi dei soldatini sfigati.
Dopo, fortunatamente, le esperienze a base di pistola sono state poche e ben selezionate: lo splendido Time Crisis, l’idiota Point Blank, giusto un paio di passaggi con Virtua Cop e qualcosina con Resident Evil Chronicles e Ghost Squad per Wii. Ecco, se invece tirassero fuori un Time Crisis decente, quello sì.

* A rivederlo così. dopo aver cercato le immagini, mi sa che ricordavo male il povero Rescue Mission.
**
Ecco, e cercando la copertina del gioco scopro ora che secondo Internet esiste una versione per la Light Gun (quella proposta nella cover lì sopra) e una solo per controller (questa). Quindi morissero anche loro.

viale john lennon 16, 23875 osnago italy

2 risposte su “And I swear that I don’t have guns”

Io con Rescue Mission mi divertivo un sacco, ma non escludo facesse cacare.

Comunque manca il gioco fondamentale: Missile Defense 3D, che supportava pure gli occhiali 3D e ti sparava in faccia i missili. Si parla di anni ottanta e di un giopep minorenne: l’esperienza era di un bello da star male.

Ah, gli occhiali 3D del Master System erano dei catafalchi ingombranti che sfruttavano un principio non dissimile dal 3D attuale e funzionavano una meraviglia. Altro che la merda di cartoncino a lenti rossoblu di alcuni giochi per NES. Tzé.

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