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Area21: NBA Jam T.E. (Megadrive)

NBA Jam Tournament Edition

Una nuova pubblicazione che arriva fresca fresca (non è vero) da Area21.it. Se proprio ieri si è discusso amabilmente del nuovo/futuro NBA Jam, il No1 ci riporta indietro di ennemila lustri, fino all’NBA Jam originale. Anzi, all’edizione Tournament. Buon tiro da tre, e ricordatevi di salire un clic ad Area21.it.

NBA Jam sta al basket come Mortal Kombat sta a una qualsiasi arte marziale. Così, welcome back alla pallacanestro due – contro – due, con schiacciate ridicole, nessuna vera regola di cui preoccuparsi e un pallone in fiamme che svolazza per il campo (boomshakalaka, courtesy of Iguana Entertainment).
Gioco senza cervello in maniera proverbiale, NBA Jam non fa nulla per negare la sua natura arcade, tanto che il suo essere senza cervello si identifica con l’essere privo di inutili complicazioni e la sua reputazione finisce per apparire forse vagamente fasulla (se proprio vogliamo andare a discutere dell’assenza o meno di strategie, dobbiamo anche ammettere che NBA Jam, tra bonus vari da raccogliere e continue variazioni di status dei giocatori, non è proprio un gioco piatto o facile).


NBA Jam Tournament Edition

Il gameplay prende come assunto che si stia controllando qualcuno che sia dannatamente bravo a giocare a basket, così non bisogna starsi a preoccupare delle tecniche di base, tutte facilmente replicabili: basta concentrarsi sull’azione. E azione sia: si corre come pazzi a destra e sinistra, i punti fioccano a un ritmo tremendo e due secondi dopo uno slam dunk da rompere il vetro di protezione ci si ritrova a saltellare istericamente sotto il proprio canestro. Il punto è che, proprio a causa di un campo quasi deserto, ogni singola corsa può (e deve) finire con un canestro: questo succede circa sette volte su dieci (qualche volta la difesa si ricorda di essere tale, qualche volta il passaggio è veramente fuori bersaglio e qualche volta si arriva al tiro completamente rincoglioniti dalla velocità dell’azione), il che sposta l’ago della bilancia verso l’attacco puro e rende abbastanza aleatorio qualsiasi tentativo di rallentare la cadenza. NBA Jam, insomma, è essenzialmente un grande produttore di adrenalina: questo può più o meno piacervi, ma senza una concentrazione assoluta (attenti soprattutto al timing al momento delle realizzazioni) e un altrettanto assoluto adattamento alla sua intensità, potete anche lasciar perdere e passare alle più salutari simulazioni di Electronic Arts.

NBA Jam Tournament Edition

La grafica in NBA Jam era, ai tempi, davvero spettacolare, tanto da costituire il vero appeal del coin-op di origine: per il Megadrive, invece, poteva risultare davvero difficile riprodurre sprite di grandi dimensioni, per di più posseduti da un moto perpetuo da indemoniati. Alla prova dei fatti, però, il vecchio 16 bit Sega riuscì a gestire il tutto (tranne il sonoro) senza esitazioni (e per di più con l’aggravante di un campo molto dettagliato, con un pubblico animato e con una riproduzione fedele dei tratti dei vari pro della NBA). NBA Jam Tournament Edition, in particolare, presentava, rispetto al prequel, un numero maggiore di statistiche, la possibilità di ottenere partite più incerte grazie all’eventuale intervento della CPU a facilitare le rimonte, più opzioni, più velocità, un numero immane di tip (tra cui l’entrata in gioco dei personaggi di Mortal Kombat e di Clinton) e il ricorso alle sostituzioni. All’interno di ciascuna squadra si poteva infatti scegliere tra quattro giocatori di partenza, con eventuali cambi in caso di affaticamento progressivo o quant’altro (in campo si restava però sempre e solo in due, ovviamente), il che andava ad aggiungere ulteriore spessore a un gameplay comunque già arricchito dalla gestione dei numerosi bonus presenti e dalla presenza di una IA pure troppo sveglia. Dove però NBA Jam eccelleva, in generale, era nel gioco a quattro (grazie al multitap), tanto da apparire sviluppato unicamente sulla base di questa modalità (è molto più divertente prendere a calci quella pippa del tuo compagno di squadra che dare la colpa di un passaggio sbagliato a un giocatore controllato dalla CPU). E in effetti, per contro, questo è proprio il limite di NBA Jam: a giocarlo da soli si ha l’impressione di stare a guardare uno degli eventi speciali dell’All Star Game (come la gara di schiacciate): divertenti, ma tutto sommato un qualcosa da sbirciare con la coda dell’occhio, in attesa della partita vera e propria.

(Clicca qui per leggere l’articolo sulle pagine di Area21)

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