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We can be DJ Hero

"Water", dalle Peel Sessions di PJ Harvey, apre l'eroe.
"Water", dalle Peel Sessions di PJ Harvey, apre l'eroe.

Il punto di non ritorno della noia è randomizzare l’hard disk della musica: “Musicassago”. Cento giga di proposte e nessuna selezione volontaria per palese mancanza di voglia di. iTunes ha la sua bella funzione “scegli tu per me qualcosa e speriamo che vada bene”. Non varrebbe la pena riportare tutto su blog, ma è gratis, quindi perché no? Certo, non ci si può, poi, aspettare una cosa alla Babich. Ma d’altronde, se lui punta sulla qualità, io vado dritto per l’autostrada coperta della quantità.

DJ Tunes si deprime incazzato partendo con: “Water” (PJ Harvey – “Peel Sessions”). Ruvidina il giusto, lagnante moan-ing sexy quel che basta, litaneggiante col suo giro di chitarra, essenziale e mai straripante negli attacchi di batteria. Promossa.
Non si ritira sù nemmeno l’anima bittarola del figlioletto di Jobs: per la seconda portata sceglie “One Too Many Mornings” (The Chemical Brothers – “Exit Planet Dust”). In pratica un manga concepito in una zona residenziale-popolare di una mini-metropoli nell’Inghilterra che non conta nulla. In Giappone (nei fumetti del) dopo la scuola si va in bici lungo il fiume verso casa, con delle belle silhouette sognanti. Qui il protagonista è sdraiato sull’erba, col suo cielo grigio giusto: non troppo per regalare manciate di depressione, non così poco da far davvero credere in qualcosa di meglio di una serata passata di fronte a un programma di Carlo Conti.
La vendetta della fastidiosa attesa sui “Them Crooked Vultures” arriva nella forma gigioneggiante di una “Bron-Yr-Aur Stomp” live (Led Zeppelin, “How the west was won”). Una valanga di gente avrà già detto un sacco di roba sui Led Zeppelin e su Bron. Pare brutto aggiungersi solo per far numero.
Saltata a pié pari, con pieno accordo della giuria, “Ain’t that Love” della versione ultra-pre-puberale di Stevie Wonder (da “Tribute to Uncle Ray” del ’62, mortacci di iTunes). Perché fa troppo Michael Jackson 5 ABC You and Me. E siamo ancora giovanotti toccati da queste parti, no pun intended.
Ultime due, che poi, finalmente, tocca mettersi al lavoro sul disco del TT: “On the Bus Mall” (The Decemberists, “Picaresque”) è un pezzettino alla Decemberists che fanno i Decemberists andando col cambio automatico e pensando a quanti panini all’olio comprare dal panettiere. Che settimana prossima è chiuso e viene la zia a cena. Insomma, c’è del bello diluito in un ciotolone di prevedibile carineria della Portland che sa suonare. Non vuol dire davvero nulla, santi tutti.
Ancora un pezzo dal vivo. Oh, per pinchio pinchernacolo: dagli esperimenti insalaTunes a questo, il dannato aggeggio della mela mi pesca sempre con allarmante spessismo canzoni dal vivo. Dovrei toglierle, mica cazzi. A chiudere quindi c’è “High” (The Cure, “Show”). Che non era il miglior pezzo di “Wish”, pensa se può essere il migliore di “Show”. Ce la fa perché qui pare che abbiano lasciato tutto lo spazio a Gallup. La vita, vista fuori da Milanofiori, sembra un po’ meglio. Fuori intendo.

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