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Warren Spector, Mondadori e Pippo Zombie

Warren Spector e il suo progetto Epic Mickey.
Warren Spector e il suo progetto "Epic Mickey".

Da quando le linee guida statunitensi hanno imposto agli sceneggiatori Disney italiani di nascondere la carabina caricata a sale di Zio Paperone, le cose non sono più state le stesse. Il fatto che, poi, stessi personalmente entrando nella zona tra l’adolescenza e i vent’anni è solo un accidentale evento che non può e, orsù, non va profilato come causa della disaffezione verso il mondo di Paperi & Topi. Ma solo come eventuale sintomo. Poi, insomma, c’è sempre la storia per cui Cavazzano tiene una certa età e anche meno voglia, suppongo, per cui l’inferno di monetine del deposito PdP, che un tempo venivano tutte disegnate, una per una, nell’epoca post-modernissima diventa un mare giallo con giusto una “tornata” di monete arricchite da bordo, fronte e quant’altro. L’altro dramma è che non c’è più gente che sa scrivere, ma poi, oh che palle, si torna sempre al “si stava meglio quando si stava nella vecchia Paperopoli”, per cui mi annoio da solo.

Sta di fatto che fino ai primi anni ’90 gli sceneggiatori di Disney Italia (e prima di Mondadori), o perlomeno buona parte degli sceneggiatori, sceglievano col lanternino il lessico e i vocaboli da utilizzare. Di classe, ma non antichi. E quindi oggi uso “tapino” spesso e volentieri. Più recentemente ho anche goduto di una mezza illuminazione: non conosco i termini tecnici relativi alla suddivisione degli spazi per le vignette in una pagina, ma se un tempo ogni pagina offriva quattro strisce orizzontali di due (anche tre?) vignette, ora (da anni) sono tre. Il che spiega perché, ogni volta che compro Topolino all’Esselunga per favorire il bagno schiumoso alla sera, finisco per leggere le storie e pensare che non sia successa una fava di nulla. Mica, eh!, come quando i nostri andavano alla ricerca delle piramidi capovolte.

Ancora dal progetto "Epic Mickey". Pare. Strepitoso.
Ancora dal progetto "Epic Mickey". Pare. Strepitoso.

Maccomunque, non è questo l’argomento. L’argomento sono i videogiochi della banda Disney, anche loro vittime recenti di un mondo che va via via facendosi più cupo, un mondo in cui anche Elisabetta Canalis può puntare a George Clooney. Nei primi anni ’90, come detto in occasione della recensione (e del commento alla stessa) di Cool Spot, i giochi di piattaforme erano il passepartout per l’immaginario dei giovinetti giocatori. Se volevi vendergli un personaggio lo mettevi in un gioco di piattaforme. Se volevi vendergli un gioco di piattaforme, magari gli mettevi un personaggio famoso. Come Topolino (Castle of Illusion Starring Mickey Mouse – Megadrive, Master System e Game Gear, Fantasia – Megadrive), Paperino (Quackshot Starring Donald Duck – Megadrive, Donald Duck in Maui Mallard – Megadrive/Super Nintendo, Lucky Dime Caper – Game Gear) o entrambi (World of Illusion Starring Mickey Mouse & Donald Duck – sempre Megadrive). Ed erano bei giochi eh, spesso e volentieri. Nulla di eccezionale, ma roba piuttosto ben fatta.

Quando Sega creava Disneyland.
Quando Sega creava Disneyland.

Nulla che spaventasse i migliori della classe, ma perlomeno erano tutti tecnicamente all’avanguardia e ben lontani dalla mestizia dei giochi di piattaforme mesti (appunto). D’altronde a lavorarci era spesso Sega (tutti quelli citati sopra tranne Maui Mallard, di Eurocom se non ricordo malissimo – evviva, Google mi dà ragione). Oppure era Capcom, in casa Nintendo, con Aladdin (anche su Megadrive, ma era di Spilungone Perry, etc. etc.), Magical Quest (la saga, con gli sprite che sembravano disegnati da Asteriti o De Vita) e uno strano coso su Pippo (Goof Troop – Super Nintendo). Addirittura quel chiacchierone del Jaffe puntò su Topolino con Mickey Mania (Super Nintendo, Megadrive, PlayStation) ai tempi in cui Sony i giochi li faceva e le console le supportava (le altre, si intende).
steamgoofIl trend recente è fatto di grigio e asfalto, cemento e morte, disillusione e tasse, mediocrità e panorami ristretti. Così finisce che Ubisoft uccide il papero in Quack Attack (PlayStation 2, PlayStation, GameCube… PC?) nel 2002, ma soprattutto finisce che nessuno se li fila più, tranne i soliti non-esperimenti dei giochi-videogiocattoli* per bambini (su GameCube, ma non solo. Di Capcom, quasi sempre). Fino a che… fino a che si dice, si mormora, pare che Warren Spector stia lavorando a un progetto dedicato a Topolino. No, ma per davvero, poi passano i mesi e arrivano solo conferme e mai smentite, quindi ci si crede anche. Poi arriva il giorno che, per vie traverse tutte da accertare, la Grande Rete regala le prime illustrazioni del progetto “Epic Mickey”. Una roba tipo Topolino + Shadowrun ma steampunk ma chissà che altro. E gli art work sono strani, ma affascinanti. Uno è di un bello che diventa immediatamente una delle due o tre cose più belle di quest’anno, visivamente, ed è in cima a questo post. Il Pippo-robot-zombie (a lato), invece, è troppo anche per un iconoclasta come me (non è vero, ma fa figo e mi fanno entrare gratis ai circoli Arci se lo dico con convinzione). Servirebbe davvero un progetto così, firmato da chi lo sta firmando. Per rilanciare non solo i personaggi Disney, ma anche per avvalorare la tesi che si può davvero avere una visione interessante e personale, sfruttando i videogiochi come mezzo per esprimerla. Succede raramente e i risultati non sono poi così eclatanti (American McGee va paccato sulla spalla per i suoi Alice** o le fiabe dei Grimm dell’anno scorso, peccato che poi non sappia costruirci attorno un gioco interessante, almeno per quanto riguarda gli episodi Grimm-ici).
“Epic Mickey”, il grande ritorno? Ci metto anche il sondaggio va là, sottolineando che per ora io sono attorno al “sarà un capolavoro che cioé, nemmeno te lo sto addire”.

* ho quasi deciso di lanciare una crociata a favore del termine “videogiocattolo”. Andrà a battagliare direttamente con “Conscious Gamer” e con la “cosmesi del prodotto”.
** scopro ora che il bestio americano-American sta lavorando ad Alice II sotto etichetta Electronic Arts. Maddai!

5 risposte su “Warren Spector, Mondadori e Pippo Zombie”

“ho quasi deciso di lanciare una crociata a favore del termine “videogiocattolo”. Andrà a battagliare direttamente con “Conscious Gamer” e con la “cosmesi del prodotto”.”

E con questa vinci il mio passaggio da lurker del tuo blog a commentatore. 🙂

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