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Musica Playlist Videogiochi

Virtua Racing + Get a Grip

Non ascoltavo Get a Grip da chissà quanto e mi accorgo solo ora di quanto fossero paraculi gli Aerosmith. Aprono con un mezzo rap di Tyler, ripescano addirittura il riff della loro Walk This Way, che con il pianeta hip hop aveva collassato con successo, ai tempi della rilancio firmato Run DMC (1986). Solo un’introduzione a Eat the Rich, pezzo molto più classicamente Aerosmith, pur se arrotondato da una produzione più confortante e nineties, per una band che nasceva sul solco dei Led Zeppelin negli anni ’70.

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Musica Playlist Videogiochi

Toe Jam & Earl + Dangerous

Una delle cose che mi frega continuamente è la distorsione temporale. Nei miei ricordi quello che è successo da bambino o da ragazzino è successo un quintale di volte, per anni interi e stagioni intensissime. Quando poi, a provare a mettersi al tavolo e a fare due conti e a far incastrare i pezzi, non è vero nulla. Per dire, fino a qualche tempo fa sono stato convinto di essere andato in vacanza in montagna sulle Sodomiti Dolomiti, a Bellamonte (Val di Fiemme), per anni. Assieme ai miei, io e mio fratello si sciava e, nemmeno troppo occasionalmente, si frequentava il ben più organizzato e vitale centro di Predazzo. Invece pare, e dico pare, che a Bellamonte si sia andati solo per un anno, con poi un paio di altre puntate direttamente alla mezza metropoli già citata e/o comuni limitrofi.

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Figate spazianti Musica

Figate Spazianti: My Sega in ruins?

Sega logo

Stiamo aspettando che il collegamento prenda un via utile, ovvero stiamo per registrare la nuova puntata dell’Outcast. Ma nel frattempo sono successe due cose belle e ho il dubbio su quale delle due debba vincersi la palma dorata. Quindi sottopongo entrambe le Figate Spazianti.

La prima è quella che segue:

Ed è un brano di Andrea Babich, meglio noto al grande pubblico come Andrea Babich. Già autore di altre canzonette, tra cui quelle a tema videogiocoso e marioso, molto natalizie, molto ti sarò devoto. Questa è tutta per il Sega Megadrive, per una tizia nuda, per l’eventuale Sega, Megadrive. Molto ottima secondo me.

La seconda invece è questa qua:

Ed è Eddie “se solo fossi omosessuato” Vedder che canta “My City in Ruins” di Bruce Springsteen. All’epoca proposta quale risposta piena di stars&stripes all’attacco del 9-11, oggi rivista e regalata alla popolazione devastata di Haiti. Potete comprarla sia su iTunes che sul sito ufficiale dei Pearl Jam e i proventi finiranno ovviamente in buone mani.
Io voto per un pari merito. Voi potete votare qua sotto.

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Videogiochi

Mickey Mania (TT, Megadrive)

Mickey Mania Pollo
Mickey Mania (Sony/TT, Megadrive).

I bei giochi di piattaforme di Traveller’s Tales, bell’epoca. Ricordarseli tutti, uno per uno, non è esattamente impresa per enciclopedici del videogioco, dato che non ce n’è nemmeno mezzo (no, Puggsy non vale). A invertire la tendenza non fu di certo Mickey Mania, una delle ultime pubblicazioni di Sony Imagesoft, allora più alle prese con le e-mail interne dal soggetto più che comprensibile: “PlayStation: come spaccare il culo a tutti quegli altri!!!1!1”.
Un certo revisionismo storico, o perlomeno la tendenza a usare degli strambi occhiali dell’amore, vuole Mickey Mania come il primo “capolavoro” di David Jaffe. No, il padroncino di God of War non aveva poi avuto chissà quale potere decisionale sulla realizzazione del gioco ispirato a Topolino, se è vero che figura semplicemente come “designer” tra le fila proprio di Sony Imagesoft. Non certo quale producer, né tantomeno timoniere del team inglese Traveller’s Tales.

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Videogiochi

Megadrive: quando, come, perché

Il sinonimo blu del Megadrive, prima di farsi di crack.
Il sinonimo blu del Megadrive, prima che si facesse di crack.

Disclaimer: lunga tirata della tristezza dei tempi che se ne vanno e “io avevi questi giochi qua!”.

Che botta tremenda! Il Megadrive ha vent’anni negli Stati Uniti (per festeggiare la doppia decade dal lancio in Europa bisognerà aspettare un anno) e su internet se ne parla. Si scrivono dossier, si cavalca possenti l’onda malinconica, ci si arrabatta attorno a wikipedia e GameFaqs per ostentare una certa conoscenza della materia. Tutto inutile, dato che poi quel che conta è sempre lei, la sfida nella sfida, l’insulto sistematico, il confronto puberale, la violentissima “console war” pre-Web. Prima ancora di passare all’anagrafe per farsi assegnare un titolo dalla Grande Rete, la strutturata serie di insulti al prossimo e alle sue scelte nel campo degli hobby (che, naturalmente, a quell’età non sono tali) si muoveva viscida e ambiziosa tra i banchi di scuola. O al campetto da calcio in fondo alla via. Ma se avete fatto parte di quella storia, se per sbaglio, anche solo per cinque tragici minuti, vi siete abbandonati alla lettura di una rubrica della posta pescata a caso dalle due (due) riviste di videogiochi ai tempi esistenti in Italia… allora sapete che non ce n’era. Certo, okkei, Mario e Sonic, “a me piace quello”, “ma vuoi mettere con questo”, “si ma tua sorella l’ho vista col tamarro col Fifty l’altra sera”, “solo perché andava a dare il resto a tua madre”… e giù calci nei denti. Vabbene tutto, ma il piantone, l’albero maestro che teneva dritto il fallatissimo galeone dell’insulto da videogiochi, ai tempi di Megadrive e Super Nintendo, era uno. Solo uno: “il Super Nintendo ha più colori e poi c’ha il Mode 7 e il chip audio è troppo avanti” – “Bella, allora giocati uno sparatutto a caso, tanto rallentano tutti, che tenete il processore di una calcolatrice”.

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Area.21: Alien 3 (Acclaim – Megadrive)

Disclaimer: è con stupefatto piacere che le pagine di Zave’s ospitano, in via del tutto sperimentale, alcune retro-censioni degli abili tra i più abili ad accumulare retro-censioni in Italia. Succede grazie ai numerosi (due) ometti dell’Area.21. Che quindi si è vagamente invitati a visitare.

Sviluppato da Probe, prodotto da Acclaim, girato dal Megadrive.
Sviluppato da Probe, prodotto da Acclaim (Megadrive).

Ellen Ripley, una Sigourney Weaver rapata a zero per l’occasione, fra le varie sfighe che la perseguitano si ritrova stavolta segregata su un pianeta-prigione insieme a un battaglione di altri ospiti, selezionati in maniera analoga, e a un bel numero di alieni carnivori poco simpatici, come da film. Sfortunatamente per gli abitanti del penitenziario gran parte di loro è stata per di più rapita, nascosta e fecondata con embrioni che stanno per generare baby alieni, mediante parto cesareo anomalo. La loro unica speranza è appunto la Ripley che, armata di mitra, lanciafiamme e lanciagranate, si sta aprendo la via attraverso un labirinto orizzontale e verticale di condotti di areazione, scale e passerelle (leggi piattaforme, insomma, con tutti gli svantaggi che un joypad digitale poteva comportare quando si trattava di sparare in diagonale o fuori asse) alla ricerca dei tanti morituri, appesi come salami.

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