Zeros – 2009: Them Crooked Vultures
Intro: per la spiegazione del perché e del percome della peraltro deliziosa collana “Zeros”, si veda questo post. Per le puntate precedenti, cliccare qui.
Mai presi a bastonate dopo essere stati infilati nel sacco di iuta di “Scumbag Blues”? Mai ipnotizzati dalla girandola di “Bandoliers”? Mai partecipato alla serata a biliardo finita orribilmente male di “No One Loves Me, Neither Do I”? Mai provato a fermare il carro armato in piazza durante la guerra civile di “Elephants”? Mai stati testimoni del bagno di sangue di “Caligulove”? Insomma: mai ritrovati a dover essere testimone dei quasi settanta minuti dei Them Crooked Vultures?
Chiamatelo supergruppo, se volete. Ma solo se volete menare sfiga, ché l’etichetta è di quelle che portano una scalogna micidiale. D’altronde, e tornando alla traccia cinque, far finta di non vedere l’elefante che sta nella stanza sarebbe davvero fargli un torto, all’elefante. Quando, arrivati ai credits, passano i nomi di John Paul Jones, Dave Grohl e Josh Homme chiunque potesse far finta di voler pensare solo alla musica del (ahiloro) supergruppo, non può fare a meno di far cadere la maschera. Quando a riunirsi sono un bassista, un batterista e una chitarra/voce che, ognuno nel proprio tempo, han fatto storia… allora è difficile slegarsi dalle aspettative.