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Mickey Mania (TT, Megadrive)

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Mickey Mania (Sony/TT, Megadrive).

I bei giochi di piattaforme di Traveller’s Tales, bell’epoca. Ricordarseli tutti, uno per uno, non è esattamente impresa per enciclopedici del videogioco, dato che non ce n’è nemmeno mezzo (no, Puggsy non vale). A invertire la tendenza non fu di certo Mickey Mania, una delle ultime pubblicazioni di Sony Imagesoft, allora più alle prese con le e-mail interne dal soggetto più che comprensibile: “PlayStation: come spaccare il culo a tutti quegli altri!!!1!1”.
Un certo revisionismo storico, o perlomeno la tendenza a usare degli strambi occhiali dell’amore, vuole Mickey Mania come il primo “capolavoro” di David Jaffe. No, il padroncino di God of War non aveva poi avuto chissà quale potere decisionale sulla realizzazione del gioco ispirato a Topolino, se è vero che figura semplicemente come “designer” tra le fila proprio di Sony Imagesoft. Non certo quale producer, né tantomeno timoniere del team inglese Traveller’s Tales.

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Steamboat Willy e il suo bianco&nero.

Un vanto, per il nostro Jaffe, dato che Mickey Mania è tanto bello da vedere, quanto antipatico e frustrante da giocare. Che lo proviate attraverso il gamepad-croissant del Megadrive o mirando ai pulsanti dorsali di quello per Super Nintendo, il risultato non cambia di una virgola: una spremuta di fastidio. La struttura basilare è quella di un gioco di piattaforme che più classico non si potrebbe. Dove per “classico” si intende semplicemente “banale”: Topolino può contare unicamente sul suo salto e sulla possibilità di lanciare qualche stramba sfera quale arma d’assalto. Non si corre, non si acquisiscono bonus, non ci si evolve, non succede nulla. Il che, beninteso, può tranquillamente rientrare nell’ottica di un tempo in cui anche il salvataggio della posizione di gioco era assolutamente opzionale. Tanto opzionale che da queste parti non si vede. Qualche “Continue?”, sicuro, ma poi arriva il sasso sulle gengive e la necessità di ricominciare da capo. Sempre che ci sia ancora qualche stimolo nel farlo…
Il design dei livelli è tutto fuorché intricato o ispirato, risolvendosi in una sequela di semplici saltelli, nemici da colpire senza grande strategia e ostacoli da evitare. Di segreto c’è poco o nulla (Mad Doctor Mickey), la fase esplorativa si rivela inesistente e gli scontri con i boss non offrono chissà che stimolo. Aggiungete al frullatone una rilevazione delle collisioni tutta da perfezionare e la tendenza a far correre il cronometro cercando continuamente di fregare il giocatore (come nei Sonic più brutti, in questo Traveller’s aveva precorso i tempi) e il panorama apparirà per quel che è: desolante.
Sul fatto che Mickey Mania sia graficamente una delizia, c’è poco di che obiettare, soprattutto quando a girare è la versione per Megadrive, sorprendentemente quella più raffinata tra le due. Ma è sufficiente a non farsi prendere dallo sconforto? Nemmeno per idea.

0 risposte su “Mickey Mania (TT, Megadrive)”

Maddai, era uno spettacolo.
Collisioni penose, difficile e acido manco avesse una scopa in culo ma cristo, che bello era passare i livelli e battere quel cazzo di boss finale (vado di spoiler, era Gamba de Il principe e il povero, altra scopa in culo). Si dice molto di Ninja Gaiden, ma io per finire questo gioiello ci ho messo davvero gli anni. Diciamo almeno 8.

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